La lettera della Casa delle Donne a Virginia Raggi

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“Gentile sindaca, da più di sei mesi aspettiamo una risposta alle nostre proposte di soluzione del contenzioso economico che ci vede coinvolte: la trattativa è ferma, i mesi scorrono e noi invece abbiamo bisogno di un confronto e di risposte chiare”. Inizia così una lettera che il direttivo della Casa Internazionale delle Donne di Roma ha scritto al sindaco di Roma, Virginia Raggi. “Abbiamo più volte sollecitato le assessore a un nuovo incontro, secondo quanto ci e’ stato promesso durante la riunione dello scorso 21 maggio. Per poter sostenere la vita della Casa Internazionale anche in futuro, abbiamo necessita’ di un confronto puntuale sulla memoria da noi presentata, in particolare per quanto riguarda la valutazione e la documentazione da noi proposta dei crediti che la Casa vanta da parte del Comune – continua la missiva – Più volte l’abbiamo invitata a venire a conoscere la Casa Internazionale delle Donne, le molteplici attività che vi si svolgono e le associazioni che la abitano; ora le rinnoviamo l’invito, convinte che la soluzione della nostra vicenda sia affidata soprattutto alla conoscenza delle diverse realtà e alla possibilità di seguire strade di mediazione”.



L’assessora Flavia Marzano sei mesi fa prometteva impegno per la risoluzione del problema della Casa delle Donne

“Come lei sa, sono più di 100.000 le firme a sostegno di un appello per una soluzione condivisa del contenzioso sulla Casa delle donne, e sono tante anche le voci di artiste, scrittrici, cantanti, musiciste, docenti, accademiche, donne di spettacolo e di cultura che si sono levate e che hanno animato di recente le serate alla Casa Internazionale- prosegue la lettera- Pensiamo che questa mobilitazione diffusa nella città e nel paese rappresenti l’espressione di una molteplicità di esperienze che chiedono di poter continuare a vivere la Casa delle donne, e che esse meritino la giusta attenzione anche da parte dell’amministrazione capitolina. Non possiamo accettare questo prolungato silenzio, abbiamo bisogno di risposte certe che ci permettano di programmare il futuro della Casa. L’assenza di ogni riscontro ci fa pensare che non si voglia rispondere e si voglia far morire la Casa per inedia. Ma i meriti e anche i crediti della Casa rimangono e si accrescono e noi abbiamo il dovere di fronte alle donne e alla città di sostenerli e di rivendicarli. E continueremo a farlo”.

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