La candidatura di Tommaso Cerno con il PD

I fasti dell'ex condirettore di Repubblica, dalla candidatura con AN alla dirigenza di Arcigay. Fino all'approdo alla corte di Renzi

Marco Franchi sul Fatto Quotidiano oggi riepiloga la carriera di Tommaso Cerno, fresco candidato con il Partito Democratico dopo la direzione de L’Espresso e la condirezione di Repubblica che ha tenuto per ben tre mesi:



Classe 1975, friulano, giornalista del Gruppo Espresso da oltre un decennio e già dirigente di Arcigay, bizzarramente – alme no per uno che denuncia “il pericoloso mix tra neofascismo e odio per le istituzioni” – nel suo passato c’è pure una candidatura con Alleanza nazionale alle Comunali di Udine del 1995.
Ieri, confermandola sua corsa coi dem (nell’unino minale a Milano, ma col paracadute proporzionale in Friuli), ha rivendicato di aver “sempre fatto il giornalista facendo battaglie peri diritti civili e penso che nelle parole partito e democratico possano starci questi diritti. Ho chiesto la possibilità di combattere per strada le stesse battaglie che ho combattuto sulla carta. È una scelta di vita”.


Il Fatto rigira anche il coltello nella piaga del rapporto tra Repubblica e Partito Democratico:



Per Repubblica, invece, un condirettore che finisce direttamente in lista col Pd è un nuovo motivo di imbarazzo dopo le avventure del suo presidente onorario Carlo De Benedetti, padre – per così dire – degli attuali proprietari del Gruppo dopo esserlo stato in prima persona per decenni:il rapporto troppo intimo tra l’allora editore e Renzi –venuto fuori nell’ambito di un’indagine Consob su un presunto insider trading dell’Ingegnere – ad aver messo recentemente in imbarazzo il quotidiano costringendolo a una decisa rivendicazione della sua indipendenza.
La scelta di Cerno ha forse a che fare anche col secondo terremoto causato a Repubblica da De Benedetti: gli attacchi in tv a Scalfari e al direttore. Dal giorno successivo a quella performance, Calabresi –non proprio uso alla vita di redazione – ha cominciato a presidiare il territorio fin dal mattino, esautorando di fatto il suo condirettore (e, per inciso, provando invano a far schierare la redazione per le dimissioni dell’Ingegnere da presidente onorario).

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