Il ritorno dello scudo per ILVA che Di Maio aveva smentito

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Il ministro aveva negato furiosamente il ritorno dello scudo penale per ILVA: eccolo qui

Marco Palombi sul Fatto Quotidiano oggi illustra il ritorno dello scudo penale per ILVA che il ministro dello Sviluppo e del Lavoro aveva smentito furiosamente nei giorni scorsi



Luigi Di Maio aveva cantato vittoria a maggio quando il decreto Crescita eliminò lo scudo penale “totale”fino al completamento del Piano ambientale (2023) concesso da Matteo Renzi a gestori e proprietari dell’Ilva: l’esimente, prevedeva il testo, sarebbe stata abrogata a partire dal 6 settembre per Arcelor e restava in vigore per i commissari governativi alle bonifiche e solo per l’attuazione dell’Aia.

Non sono passati neanche tre mesi e, viste anche le minacce di chiusura e causa miliardaria della multinazionale, lo stesso Di Maio è stato costretto alla marcia indietro: torna lo scudo, ma sarà meno vasto del precedente. È “l’immunità a scadenza”di cui Il Fatto ha già parlato tempo fa: in sostanza Arcelor avrà la stessa immunità dei commissari, cioè circoscritta all ’attuazione delle prescrizioni dell’Aia e del relativo cronoprogramma. Se, per fare un esempio, il Piano ambientale prevede che i parchi minerari siano sistemati entro il 2020, lo scudo sarà valido solo fino a quella data e solo per le operazioni previste dall’Aia.



Di Maio, che in 90 giorni ha dovuto rimangiarsi un decreto, la mette così: “Abbiamo individuato una norma di equilibrio che rivede la precedente forma di immunità generalizzata in un sistema di tutele a scadenza vincolate al rispetto del piano ambientale”. Niente più scudo, dice il vicepremier, su sicurezza del lavoro e salute. In realtà, essendo ambiti strettamente connessi, è difficile che lo scudo penale non influenzi anche eventuali procedimenti contro l’azienda per questi reati.



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