Il Messaggero oggi riporta alcuni dati sulla sanità che si trovano nella relazione 2019 del Cnel a Governo e Parlamento sui livelli e la qualità dei servizi pubblici offerti dalle amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini:
Negli ultimi anni non a caso si è registrato un calo della mortalità tra i 30 e i 69 anni per tumori maligni, diabete e malattie cardiovascolari. Ma non per tutti e non dappertutto. L’Italia – si evidenzia – è il paese europeo «con le più grandi differenze tra regioni». Forte il «peso delle disparità nell’offerta di servizi, nei tempi di attesa e nelle differenze territoriali». Un esempio su tutti: si sa che l’obesità è uno dei grandi fattori di rischio per la salute. Ebbene: il 40% dei bambini obesi è meridionale con un’alta percentuale tra le famiglie che hanno le maggiori difficoltà economiche. Risultato: le fasce ricche della popolazione del Nord hanno una speranza di vita di 10 anni maggiore rispetto alle fasce povere della popolazione del Sud.
E il divario esiste anche sull’offerta di asili nido, «che – tranne pochi casi virtuosi – sono ancora sottodimensionati rispetto alle reali esigenze delle famiglie e vedono diminuire gli investimenti, rappresentando anche uno dei maggiori ostacoli alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne».
In media solo un bambino su quattro (24%) ha accesso all’asilo nido pubblico, ma mentre in Val d’Aosta il dato sale al 44,7%, in Campania è di appena il 7,6%. Insomma, gli asili nido sono insufficienti sia al Nord che al Sud (solo il 55% dei Comuni offre questo servizio per un costo medio a bambino di 6.467 euro l’anno), ma ovviamente al Sud la situazione è nettamente peggiore. Il report, sarà presentato nella sua interezza mercoledì 15 gennaio a Roma, alla presenza della ministra Fabiana Dadone.
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