La storia della Gip di Agrigento che sostiene la raccolta fondi per la Sea Watch

Circola da un paio di giorni uno screenshot che secondo gli autori "sembrerebbe appartenere" al profilo Facebook del Gip di Agrigento, ma ci sono alcuni dettagli che non tornano. Che prove ci sono che appartenga davvero al Gip che ha liberato la Rackete?

La donna più odiata d’Italia in questo momento? È una bella sfida a due tra la comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete e il Gip di Agrigento Alessandra Vella che non ha convalidato l’arresto della Rackete. Un oltraggio inaccettabile per molti che ritengono che questa “sentenza” (che tale non è) crei un pericoloso precedente e addirittura sia sovversiva. Stando però ad una delle persone il cui nome compare nello screen si tratterebbe di un fake.



Da dove arriva il post sulla Sea Watch attribuito ad Alessandra Vella?

Cosa succederebbe ad esempio se si scoprisse che già da prima di prendere in carico la richiesta della Procura il Gip era schierato dalla parte della Sea Watch? Si potrebbe forse parlare di conflitto d’interesse? Se lo chiede su Twitter Patrizia Rametta già fondatrice del gruppo “Lega per la Sovranità”, blogger, twittarola e responsabile della Lega donne in provincia di Siracusa che pubblica lo screenshot di un post di un utente Facebook che si chiama proprio Alessandra Vella e che si complimenta per la “raccolta fondi del mio amico Fabio Cavallo” a favore della Sea Watch. Cavallo è in effetti uno dei due fundraiser che il 26 giugno scorso hanno aperto la raccolta fondi per le spese legali della Ong e le eventuali sanzioni previste dal Decreto Sicurezza.



Cavallo ha spiegato a NeXtQuotidiano di non conoscere il Gip di Agrigento e di non avere né di aver mai avuto tra le amicizie su Facebook un contatto dal nome “Alessandra Vella”. Tanto più che lui vive in Lombardia e non in Sicilia. Cavallo si chiede «come mai nello screenshot non c’è il codice http del profilo del magistrato» e come mai «il post è uscito “guarda caso” dopo che il magistrato non ha confermato l’arresto di Carola».



A suo dire «è palese che è stato creato ad arte per diffamare il magistrato in questione», e fa notare che all’ora in cui è stato pubblicato il presunto screenshot in realtà le donazioni avevano superato i 150mila euro visto che erano oltre i 170mila euro. Per questo motivo annuncia di avere intenzione di recarsi al più presto in Procura per presentare un esposto. Cavallo tra l’altro non ha partecipato fin da subito alla campagna per la raccolta fondi ma è subentrato “per aiutare” solo in un secondo momento.

Del resto nemmeno l’autrice del tweet (che ha ottenuto oltre 1.200 condivisioni) è sicura che quello sia davvero il profilo dell’Alessandra Vella Gip ad Agrigento e non quello di un’omonima. Anche perché quel profilo oggi non si trova, che sia stato disattivato una volta scoperto – come sostengono alcuni – o che invece si tratti di un fake? Il profilo esisteva realmente ed ora risulta cancellato. Non è possibile risalire alla reale identità dell’utente, che potrebbe anche essere un omonima.

La fonte sembrerebbe essere un post pubblicato nel gruppo Facebook Al diavolo i centri sociali dove anche l’autrice non è sicura che sia davvero il profilo del Gip di Agrigento. Scrive infatti «questa pagina che ieri c’era oggi e scomparsa….pertanto potrebbe essere quella della giudice che emette sentenze pro non rispetto leggi e contro incolumità delle ns forze dell’ordine!1». L’unico commento è quello di un utente che pur dichiarando di “essere contro questa Gip” mette in dubbio la veridicità dello screenshot.

La caccia ai post di tutte quelle che si chiamano “Alessandra Vella”

In un altro post, che risale alle 21:20 del 2 luglio quindi poco dopo l’annuncio della liberazione della Rackete, l’autrice dello screenshot aveva pubblicato le foto di due profili diversi appartenenti a due “Alessandra Vella”. Quasi come se avesse semplicemente fatto una rapida ricerca su Facebook e cercato i post “più compromettenti”. Il commento non lascia spazio a dubbi: «sicuramente super partes e di alto lignaggio». La macchina del fango si è messa in moto.

Non c’è però alcun elemento o alcuna prova che consenta di dire che quell’immagine non sia un fake e che quell’account appartenga davvero al Gip di Agrigento. Ed è davvero strano che chi lo ha pubblicato non abbia avuto l’accortezza di fornire le prove che era stato preso proprio dal vero account del Gip. Ma non è un problema perché per molti che la condividono “è verosimile”, perché il Gip ha già dato prova di “non essere imparziale” con la sua decisione che ha portato alla liberazione della Rackete.

Leggi sull’argomento: Le cariche della polizia contro il Gip Alessandra Vella