Era una Giorgia Meloni visibilmente provata quella che si è presentata ieri alla conferenza stampa con i giornalisti dopo il Cdm. Tra inciampi ed esitazioni, la Presidente del Consiglio è tornata pure sul tema della tanto chiacchierata norma anti-rave, che per giorni ha monopolizzato la discussione pubblica.
“Non siamo più la Repubblica delle banane, è questo che gli italiani si aspettano”, ha detto la Premier, salvo poi inserire la retromarcia e sposare la linea del ministro dell’Interno Piantedosi: “Se qualcuno ha idee per migliorare la norma sui rave party, il Parlamento esiste per questo. Siamo disponibili ad ascoltare, purchè le critiche non siano pretestuose”.
Nel mirino, il testo del 434-bis, la cui “ampiezza”, da molti giudicata liberticida e anticostituzionale, aveva fatto storcere il naso pure a diversi costituzionalisti e giuristi. Critiche, queste, a cui Giorgia Meloni ha così replicato in conferenza stampa: “Ci hanno detto che vogliamo vietare le manifestazioni, nulla di più lontano da me. Poi ci hanno detto anche che ‘questi poveri ragazzi non si possono più divertire e dovranno andare all’estero’”.
A questo punto, Meloni ha letto un messaggio in cui le viene chiesto che i giovani che fanno i rave party rispettino le stesse leggi a cui sono sottoposti tutti quelli che lavorano nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento. “Il tema – ha replicato Meloni – è impedire che questo si faccia illegalmente. Vogliamo impedire che non si rispettino le leggi dello Stato italiano. La storia di chi non vuole rispettare le leggi è finita”.
Nel frattempo, proprio ieri il titolare del Viminale Piantedosi, al termine dell’incontro con i sindacati, ha rassicurato sulla norma anti-rave: “Ho avuto modo di ribadire che l’applicazione delle recenti misure adottate dal Governo è limitata alla specifica ipotesi della organizzazione dei rave party e che le nuove disposizioni non intaccano in nessun modo i diritti costituzionalmente garantiti, come quello di manifestare. In ogni caso – ha aggiunto Piantedosi – in sede parlamentare appoggerò qualsiasi modifica al testo normativo indirizzata nel senso di meglio precisare, qualora lo si ritenga necessario, i confini della nuova fattispecie penale”.