Come l’Europa potrebbe modificare il fiscal compact

Categorie: Economia, FAQ

Un documento di riflessione interno riconosce la necessità di una “sostanziale semplificazione” delle regole del fiscal compact. La revisione si fa ogni cinque anni

Ieri il Financial Times ha rivelato che la Commissione europea di Ursula von der Leyen, attualmente accusata da Matteo Salvini di cospirazione per il governo M5S-PD, potrebbe decidere di modificare il Patto di Stabilità per semplificarne le regole e consentire obiettivi di bilancio meno duri da realizzare, in particolare sulla riduzione del debito, nei periodi di recessione. Un documento di riflessione interno riconosce la necessità di una “sostanziale semplificazione” delle regole. E anche se un portavoce di Bruxelles ha spiegato che il documento non ha avuto nessun avvallo politico e quindi ha una valenza puramente tecnica, la discussione è solo rinviata all’insediamento della nuova Commissione, dal primo novembre.



Fiscal Compact: come funziona (ANSA-Centimetri)

Il Fiscal Compact è un “Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria” sottoscritto il 2 marzo 2012 dai 25 Stati allora membri dell’Unione europea, tranne Regno Unito e Repubblica Ceca. Le regole di questo patto sono entrate nella Costituzione italiana nel 2012 – modificando gli articoli 81, 117 e 119 – ma sono operative dal 2014. Si tratta di 5 regole di controllo dei conti pubblici: pareggio di bilancio, saldo strutturale, obiettivo di medio termine del debito pubblico e deviazioni dall’obiettivo di medio termine.

Il principio generale del Fiscal Compact (ANSA-Centimetri)

Secondo il giornale, nell’introduzione del documento della Commissione i tecnici che hanno lavorato sulla questione considerano la riscrittura del Fiscal Compact necessaria per «riportare la fiducia nelle capitali europee», ricordano che per decifrare il Patto (approvato nel 2011 e rafforzato nel 2013 con il “Six e Two Pack”) occorre «una guida lunga 108 pagine» e che quelle regole hanno portato «a posizioni fiscali imprudenti con politiche procicliche» che impongono limiti troppo rigidi ai governi. Se nel documento si avanzano piste tecniche, si lanciano anche pesanti segnali di allarme, sottolineando che «le tensioni sul commercio internazionale, la minaccia di una Brexit senza accordo e una politica monetaria vincolata impongono di avere regole chiare che siano di aiuto e non ostacolo al ruolo della politica fiscale». Il tutto si potrebbe fare velocemente, entro dodici mesi dall’avvio della nuova Commissione.



I conti dell’Italia (Corriere della Sera, 22 febbraio 2016)

Spiega oggi Beda Romano sul Sole 24 Ore che l’analisi della più recente riforma del Patto è un atto dovuto, previsto ogni cinque anni dalla stessa legislazione:

Sappiamo quanto il tema provochi tensioni tra il Nord e il Sud della zona euro. Peraltro, la regola più controversa, che prevede una drastica riduzione del debito in eccesso, è contenuta nel Patto di Bilancio (Fiscal Compact), un trattato approvato all’unanimità dai paesi membri. Modificarlo è quindi molto complicato. Ciò detto, il nuovo rallentamento economico pone crescenti problemi di cui l’ormai ex ministra della Difesa tedesca è consapevole. Parlando in luglio a Strasburgo ha spiegato: «Farò uso della flessibilità concessa dal Patto di Stabilità per ottenere nella zona euro una politica più favorevole alla crescita, salvaguardando nel contempo la responsabilità di bilancio».



La signora von der Leyen sa che per arginare disoccupazione giovanile ed estremismo politico è necessario aiutare la crescita economica. Ha annunciato un piano di sostegno all’ambiente di 1.000 miliardi di euro su un periodo di 10 anni. Si può presumere che un nuovo governo più europeista a Roma godrebbe di un certo credito a Bruxelles e potrebbe anche strappare nuove concessioni di bilancio, ma nel pieno rispetto degli interessi della zona euro e degli altri partner europei.

Leggi anche: Cospirazione Ursula: la teoria del complotto che ha mandato a casa Salvini