Emiliano, De Luca e la carica dei cazzuti al Sud

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Quel BindiDio di Rosy, nel tentativo di sottrarre alla giurisdizione della Madonna di Pompei( in evidente conflitto di interessi territoriali) i destini di Vincenzo, lo annoverò, in tempi molto sospetti, tra gli Impresentabili.



Il Nostro, all’epoca, esperiva dappresso gli effetti della legge Severino, per avere, nottetempo, occluso tutti i tombini di Battipaglia, cittadina incazzosa e per nulla ridente, da sempre in campanilistica tenzone con la splendida Salerno. Ne derivò un casino che non ti dico! Quanti confidavano nell’ennesima iconografia patibolare per approvvigionarsi della modica quantità del sangue del Deluchissimo, non contenti, si nutrirono di emorragiche invettive, ai danni, questa volta, di certa magistratura, meglio nota come il Cantone Tic(renz)ino, rea di non aver fervidamente fiancheggiato la Rosa democrista.

Nostra Signora, del resto, sarà smentita anche dalla Seconda Sezione Penale di un Tribunale, che sentenzierà : il fatto non sussiste!



Dopo qualche tempo, Vincenzo, memore dello sgarro subìto, esterna così in un fuorionda: «Roba da ucciderla» . Le solite, contrite scamorzelle del “politicamente ammosciato”, a quel punto, issano malmessi scolapasta, quali simboli della più avvertita indignazione. Non hanno dubbi, loro, le scamorzelle: «Enzuccio dice, tra le righe, “scetateve, guaglione e malavita”», intendendendo, con ciò, suggerire alla mafia di occuparsi di Rosetta.

Sennonché, si scopre che la locuzione “l’avrei uccisa” è invalsa presso fioristi, ambulanti, imbianchini, pompisti funebri, avvocati e piastrellisti. Sarte, giardinieri e giornalisti. In genere, indica un moto di sanguigna contrarietà rispetto a qualcuno. Non la prefazione di un omicidio. Lo sa persino il sindaco di Agropoli.



“Vincenzo, io ti ammazzerò!”, invece, dell’insuperato Alberto Fortis, oggi, al tempo dell’esondante vittoria dello “sceriffo” in Campania, svela un calcinaccio dell’inconscio di certa nomenklatura del Pd, la cui linea politica, incerta e balbettante, è stata completamente esautorata dall’assertivo De Luca.

Egli, infatti, oltre ad aver fatto il mazzo a Floscia Italia, Leghini e Fratellonzi d’Italia, ha colonizzato l’idea stessa di leadership, sottraendola alle melliflue, svenevoli tattiche paragrilline del Nazareno.

Qui, il cazzuto dirompe, fottendosene delle prudenze e della pudicizia zingarettiane. Stravince con diffusa, ampia, eterogenea coalizione e viola le rosse gote di un partito che « vedremo, diremo, avvieremo un confronto…»

Il testosterone ontologico, in grado di confiscare l’immaginario dei forestali di Benevento, dice la sua e azzanna ogni titubanza del corretto politicare da novizia. Altro che Pd! Tutt’altro che Pd! Il “deluchismo”, insomma, a tratti controverso, spigoloso, impopolare e renitente a qualsivoglia ortodossia, si è fatto Popolo. Consenso diffuso, oltre gli argini di bandiera e i recinti d’appartenenza.

E poi, c’è L’Emiliano di Puglia. Quel gran figo di un Michele.

D’altro canto, uno che nasce in un canestro di basket, da un ovulo di Amedeo Nazzari, impiantato nella tuba di Falloppio della Distrettuale Antimafia di Bari, un qualche smottamento dell’anima deve pur procurartelo. Anche se non è possibile rinvenire, tra i suoi gameti d’origine, quello, virilissimo, di Domenico Modugno, impegnato, all’epoca, in un contenzioso a Cellino San Marco, per difendersi dall’accusa di concorso esterno nella procreazione assistita di un noto banconista di bicchieri di vino con un panino, nostalgie canaglie e affini.

Non è tutto : Emiliano è l’unico dem, che non confonda la Magna Graecia con una colonia pour hommes; Donat Cattin con un francesismo; il federalismo con il suadente “accludo federe”, in uso presso i venditori ambulanti di pezzame lenzuolato nella zona di Martina Franca.

Il Nostro, inoltre, vanta una rarissima peculiarità: quella di rovesciare, in men che non si dica, il Tavoliere di qualsivoglia trattativa. Una figata che sfratta definitivamente dall’immaginario paratronista, di mariadefilippico conio, l’anemico Cuperlo, inoffensiva evanescenza sinistrata, altrimenti detto “che fai, mi slacci?”

Come se non bastasse, Michelaccio ha dalla sua un background granitico: proviene dal PCI. Da ragazzo, infatti, aderisce al partito che ritiene essere lo stesso di Togliatti, Longo e Berlinguer. Toccherà a Tony Santagata rivelargli l’atroce verità : c’è D’Alema. Appresa la notizia, l’attuale capintesta di Puglia ed altri altrove, in stato di shock cardiogeno, s’inietta un’overdose di cozze e vongole gratinate, non ancora degennariche. La sua identità si farà sempre più composita. Sfiderà il Primate alle Primarie: Rossi, Speranza e Bersy, nel finale, ingurgitati come seppioline di Molfetta. Maciullati, invece, come polipetti di Otranto, è notizia recentissima, Fitto, Er pecora, la Lupa, i pronipoti traditori di Galeazzo Ciano, Renzi, Calenda alla calendula, Floscia Italia e Leghini. Altro che Pd!

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