Dopo 36mila morti Ferrero dice che “Di Coronavirus non si muore”

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Ma cosa c'è da enfatizzare dopo 36mila morti? Bisognerebbe chiederlo a Massimo Ferrero, il presidente della Sampdoria che oggi durante la trasmissione "The Breakfast Club" su Radio Capital ha detto: "Di Coronavirus non si muore, rispettiamo la malattia ma non enfatizziamo

Ma cosa c’è da enfatizzare dopo 36mila morti? Bisognerebbe chiederlo a Massimo Ferrero, il presidente della Sampdoria che oggi durante la trasmissione “The Breakfast Club” su Radio Capital ha detto: “Di Coronavirus non si muore, rispettiamo la malattia ma non enfatizziamo. Gli scienziati vanno in televisione e ognuno dice qualcosa di diverso. Il tampone? Gli scienziati possono metterselo da qualche altra parte”. Stile pienamente negazionista mentre ieri in un solo giorno ci sono stati 62 ricoverati in più in terapia intensiva e 41 morti.



Eppure Ferrero, che deve aver nascosto la sua laurea in virologia da qualche parte dice: “La bolla per la serie A? Non ci inventiamo cose che non esistono. Gli stadi possono restare aperti al 30%. L’incertezza uccide le menti delle persone- continua Ferrero su Radio Capital- Tra un po’ chiuderemo gli ospedali per il corpo e riempiremo quelli per la testa. Io sono stato costretto a chiudere i cinema, ora tutti questi problemi con il calcio. Così fermano la vita”. E sulla sua possibile candidatura a sindaco di Roma: “Io non mi candido, non sono all’altezza”. Meno male.



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