David Sassoli ha fatto sapere di voler rispettare il patto non scritto sancito a luglio 2019, quando in occasione della sua elezione a presidente del Parlamento europeo era stato deciso che a metà legislatura gli sarebbe succeduto un esponente del Partito popolare europeo (PPE). “Abbiamo fatto tanto per allargare la maggioranza Ursula – ha detto intervenendo alla riunione del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) a Strasburgo – e io non voglio spaccare il fronte europeista. Per questo non sono disponibile a una nuova candidatura”. Il mandato scadrà quindi il 18 gennaio: “Mi sento invece molto impegnato – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera – a rafforzare una coalizione che con popolari, liberali e noi socialisti ha consentito di ottenere risultati straordinari rispetto a una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti. La risposta è stata il Next generation EU, il Green deal, la difesa dello Stato di diritto, un bilancio pluriennale ambizioso. Nella seconda parte della legislatura servirà continuare questo lavoro. Per farlo bisogna unire e non dividere la maggioranza in Parlamento. Prima vengono le istituzioni”.
A precisa domanda sul fatto che intenda rispettare i patti iniziali Sassoli ha risposto: “Non corriamo troppo. Le conclusioni del negoziato ci diranno se vi sono le condizioni per un accordo fra le tre forze della maggioranza, considerato che i Verdi vogliono avere le mani libere”. Una candidatura del PPE c’è già, “ma la discussione su contenuti e assetti deve venire prima. E noi vogliamo rivendicare la centralità del gruppo dei Socialisti e Democratici nella risposta alla crisi. E nessuno può negare che oggi socialisti rappresentino il vento nuovo di questa stagione politica”. Il futuro presidente dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei voti dell’aula, ma se questo non avverrà in nessuno dei primi tre scrutini ci sarà un ballottaggio tra i due parlamentari più votati al terzo turno.