Modello Genova: dal 21 luglio rischio blocchi delle strade in varie parti d’Italia

Categorie: Economia, Fact checking

Il Sole 24 Ore scrive oggi che dal 21 luglio scade la moratoria sui controlli antincendio e quindi a partire dal 232 tutte le gallerie italiane lunghe più di 500 metri dovranno avere approntate almeno le misure provvisorie. La gran parte dei gestori di strade e autostrade ha approntato tutte le misure provvisorie. Ma i vigili del fuoco potranno chiudere per le verifiche. E c'è un caso in Abruzzo

Un modello Genova anche per tutte le strade d’Italia, ma non nel senso che intende il governo: il Sole 24 Ore scrive oggi che dal 21 luglio scade la moratoria sui controlli antincendio e quindi a partire dal 232 tutte le gallerie italiane lunghe più di 500 metri dovranno avere approntate almeno le misure provvisorie, in attesa che si arrivi all’adeguamento definitivo alla direttiva europea 2004/54, che sarebbe dovuto avvenire entro il 30 aprile 2019 e invece rischia di portare all’Italia un’altra procedura d’infrazione UE.



Dal 21 luglio rischio blocchi delle strade in varie parti d’Italia

Il quotidiano scrive che la gran parte dei gestori di strade e autostrade ha approntato tutte le misure provvisorie: in molti casi si tratta solo di imporre limiti di velocità bassi, divieti di sorpasso e distanze di sicurezza tra veicoli e predisporre impianti antincendio, videosorveglianza e altre misure che compensino l’assenza di rifugi a norma e di altri requisiti previsti dalla direttiva a regime. Ma il problema sarà vedere se tutti gli impianti funzioneranno:

Se lo porranno i comandi provinciali dei Vigili del fuoco, ricevendo dai gestori le Scia (segnalazioni certificate di inizio attività), che comunicheranno la messa a norma. L’effettivo funzionamento degli impianti è cosa diversa dalla loro presenza. Lo si è visto in casi come quello della ragazza morta bruciata nel 2013 sul tratto urbano A14 a Bologna rifatto da pochi anni (gestione Aspi) e quello del piccolo incendio che a inizio giugno ha messo in crisi la moderna galleria del Raccordo anulare di Roma (gestione Anas) sotto l’Appia Antica (vi erano rimaste ben 300 persone, nonostante la videosorveglianza consentisse di bloccare subito l’ingresso e gli impianti fossero stati collaudati in autunno). In altre moderne gallerie ci sono stati problemi a rispettare le scadenze delle esercitazioni antincendio. Dunque, per evitare responsabilità, i Vigili del fuoco potrebbero avviare verifiche. E, se qualcosa non andasse, si potrebbe chiudere al traffico.



E non finisce qui. Perché il caso di Genova è stato determinato dal fatto che l’ufficio ispettivo territoriale di Roma del ministero delle Infrastrutture (Mit) è stato l’unico a disporre ispezioni con il nuovo protocollo sperimentato dal suo responsabile, Placido Migliorino, sulle gallerie liguri, determinando involontariamente il caos di questi giorni. Ma sulle autostrade A24 e A25 (gestite da Strada dei Parchi del gruppo Toto) c’è un altro problema:

Ma per fare le ispezioni occorre lavare le pareti delle gallerie e in Abruzzo si rischia di inquinare le falde acquifere, cosa per la quale Sdp è già stata nel mirino della magistratura. Quindi la società, prima di procedere, chiede il nulla osta a tutte le autorità locali competenti. Che non è arrivato, nonostante una lettera del Mit lo abbia di fatto sollecitato: nel migliore dei casi, le autorità hanno chiesto alle altre di fare la rispettiva parte. Insomma, non si prendono decisioni che potrebbero portare a responsabilità anche penali. Una patologia tipicamente italiana, che ora si cerca di aggredire con modifiche all’abuso d’ufficio e al danno erariale. Se i nulla osta non arriveranno, a fine mese il Mit chiederà la chiusura per ragioni di sicurezza.



I sette tunnel pericolosi e l’allarme dell’ADAC

Il 24 giugno scorso L’Adac, l’automobile club tedesca, aveva poi lanciato l’allarme sulla sicurezza dei tunnel italiani proprio puntando in dito sul pericolo in caso d’incendio: nel corso di un’ispezione su otto gallerie, sette sono risultate “manchevoli” sul piano della sicurezza. Solo un tunnel, Allocco, si leggeva nel comunicato dell’associazione, rispondeva “in parte” agli standard di sicurezza europei. L’Adac aveva ispezionato complessivamente 16 tunnel: in Italia, in Croazia e in Austria. Tutte le gallerie austriache hanno superato il test e anche quelle croate sono complessivamente “solide”, anche se una delle tre sottoposte al controllo non rispettava i criteri europei. Secondo l’associazione le gallerie italiane Giovi, Les Cretes e Castelletto presentano debolezze particolarmente gravi: il tunnel del terzo valico dei Giovi, indicato nella mappa come il numero 5, manca di uscite di emergenza, piazzole per il soccorso, estintori, idranti o telefoni di emergenza. Le vie di fuga non sono segnalate e i tester hanno anche cercato invano altoparlanti, videosorveglianza o informazioni continue sul traffico.

Il tunnel Les Cretes, indicato nella mappa con il numero 6 e che si trova in Val d’Aosta, manca anch’esso di piazzole per il soccorso e in caso di incendio le vie di fuga sono troppo distanti. Anche qui mancano altoparlanti e non ci sono apparecchi per la comunicazione in caso di emergenza. Mancano gli estintori anche nel tunnel del Castelletto che si trova in Liguria e anche lì chi l’ha testata non ha trovato telefoni per le emergenze, videosorveglianza o altoparlanti. Adac segnala anche che sei dei sette tunnel testati sono gestiti da Autostrade per l’Italia e dice che i noti problemi sulla concessione dopo la tragedia del Ponte Morandi non contribuiscono a rendere la manutenzione delle strade più efficiente.

Gli altri tunnel segnalati come pericolosi in Italia sono il tunnel Allocco sulla Milano-Firenze, trovato carente nella videosorveglianza perché mancano altoparlanti e radio ma considerato nell’insieme in parte corrispondente agli standard europei, quello di Banzole, dove c’è una sola uscita di emergenza, mancano le piazzole per le avarie e gli idranti oltre all’assenza di videosorveglianza, il tunnel Fornaci tra Genova e Ventimiglia che ha uscite d’emergenza troppo lontane e manca di strisce laterali continue, e il tunnel Roccaccia tra Perugia e Cesena a cui mancano le piazzole per la sosta, le uscite d’emergenza sono troppo lontane e non hanno misure per liberarle dal fumo in caso d’incendio. Adac aggiungeva tra quelli rischiosi anche la galleria Tarvisio con rilievi simili agli altri tunnel, anche se qui i telefoni d’emergenza erano presenti ma mancavano gli alloggiamenti in caso di guasto.

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