Si commuove rispondendo alle domande di Silvia Toffanin e ripercorrendo alcune tappe della sua vita. Sabato pomeriggio a Verissimo, su Canale 5, sarà mandata in onda l’intervista alla leader di Fratelli d’Italia. Un viaggio tra passato, presente e futuro. Un passato con ferite celate dal suo ruolo politico, ma ancora ben presenti sotto pelle. Giorgia Meloni ha raccontato le vessazioni subite in età adolescenziale per via del suo “essere in sovrappeso” e il rapporto a dir poco conflittuale con il padre. Poi c’è spazio anche per il presente e il futuro politico e personale.
Un’intervista a tutto tondo, scandita da immagini del passato. E c’è stato spazio per ricordare quel dolore vissuto sulla proprio pelle. Discriminata per via del proprio peso dai suoi coetanei quando era adolescente, tramutatisi in veri episodi di bullismo psicologico: “Mi chiamavano cicciona. I nemici hanno sempre un’utilità perché ti fanno crescere e mettere in discussione”. Parole pesanti come pietre, soprattutto quando si è molto giovani.
E la gioventù di Giorgia Meloni è stata condizionata anche da una figura paterna assente, con cui ha avuto un (non) rapporto conflittuale. “Mio padre non c’è mai stato, è andato via di casa quando avevo un anno – ha raccontato la segretaria di Fratelli d’Italia -. Viveva alle Canarie e noi andavamo da lui una, due settimane all’anno. Quando avevo 11 anni, lui fece un discorso che non si dovrebbe fare ad una ragazzina e io gli dissi: ‘Non voglio vederti mai più’. Quando è morto non sono riuscita davvero a provare un’emozione, è come se fosse stato uno sconosciuto”.
Insomma, una vita non semplice fin dalla tenera età. Eventi dolorosi che hanno forgiato il suo carattere. Vessazioni e discriminazioni subite dai suoi coetanei a causa del suo peso. Ora è la donna della politica italiana, quella che – secondo i sondaggi – è seconda (per gradimento) solo a Giuseppe Conte. Nelle ultime settimane, oltre a tutti i discorsi sulle riaperture, ha contestato il ddl Zan. Ma lei sottolinea il suo non essere omofoba: “È falso e verificabile perché io faccio politica da trent’anni e in tutto il mio percorso non si trovano parole omofobe. Certe etichette si affibbiano alle persone per non doversi mettere a confronto”.