Il crollo degli investimenti pubblici

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Nel 2016 gli investimenti pubblici sono diminuiti del 4,5% rispetto all'anno precedente. Per colpa di comuni e regioni

Gli investimenti pubblici realizzati nel 2016, invece di aumentare si sono ridotti. Lo dice l’Istat: circa il 4,5% in meno sull’anno precedente. Discesa dovuta soprattutto ai Comuni (meno 15,2%), con quelli del Sud in testa (meno 31,6), e alle Regioni (meno 16%). In questa infografica pubblicata oggi da Repubblica si riepiloga il crollo della spesa per investimenti fissi lordi della Pubblica Amministrazione in miliardi di euro dai 54,2 del 2009 ai 35 del 2016, anno in cui le cose sarebbero dovute cambiare grazie al fatto che gli enti locali avevano solo l’obbligo del pareggio tra entrate e impegni di spesa. Comuni e Regioni hanno finito per creare avanzi non richiesti tra entrate e spese di 3,9 e di 4,2 miliardi, e non li hanno utilizzati per investire. E così spese ritenute da tutti essenziali si sono ridotte, spiega il quotodiano: “Opere comunali di sistemazione del suolo: meno 13%. Infrastrutture idrauliche: meno 29%. La musica, almeno per quanto riguarda i pagamenti, non sembra essere cambiata neppure nei primi tre mesi del 2017 per i quali l’Istat certifica già una nuova caduta del 3,8%, nonostante la ripresa dei bandi di gara”.

Il crollo degli investimenti pubblici (La Repubblica, 21 agosto 2017)

Non solo: da 2016 al 2032 — dice l’Ance, l’associazione dei costruttori — risultano stanziati dal governo 100 miliardi di euro, di cui 47 per investimenti in infrastrutture. Di questi 47 miliardi, il governo si aspetta nel 2017 una spesa di 630 milioni. Dato fin troppo ottimistico secondo l’Ance: sarà già molto se arriveremo a 150.



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