Il Coronavirus in Africa

Categorie: Attualità, Fatti

In quarantena in Egitto un uomo di 33 anni, forse di nazionalità cinese. Nel continente africano,come ha scritto anche il Financial Times una decina di giorni fa, potrebbe esserci il «tallone d’Achille» vista la debolezza dei sistemi sanitari nazionali

Ieri l’Egitto ha annunciato il primo caso di Coronavirus 2019-nCov in Africa.  Le autorità del Cairo hanno riferito che il malato non è egiziano ma non hanno specificato la nazionalità. Il paziente, che non presentava alcuni sintomo, è stato trasferito all’ospedale e posto in quarantena. Dell’accaduto è stata informata l’Organizzazione mondiale della sanità.  I media locali parlano di un cinese di 33 anni.



Il Coronavirus in Africa

L’arrivo del Coronavirus di Wuhan in Africa, spiega oggi Il Messaggero,  complica la situazione per due motivi: i sistemi sanitari dei vari Paesi di quel continente in molti casi hanno delle falle (ma questo non vale per l’Egitto, precisano gli esperti); i collegamenti tra Italia e Africa sono numerosi.

Su scala mondiale,il numero dei contagiati ieri era a quota 64.452, con 1.383 morti. La stragrande maggioranza è in Cina e nella provincia di Hubei, l’aumento di questi dati è stato molto alto negli ultimi due giorni perché sono cambiati i metodi di classificazione. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità «non c’è un cambiamento significativo della diffusione dell’epidemia». Michael Ryan, direttore esecutivo del programma emergenze sanitarie dell’Oms, difende la Cina dalle accuse di poca trasparenza: «Il governo cinese ha collaborato e sta continuando a collaborare, ha messo a disposizione il sequenziamento del virus, e gli scienziati hanno pubblicato più e più studi su riviste scientifiche prestigiose». Una squadra di esperti dell’Oms è in missione in questi giorni in Cina per lavorare con i colleghi locali sulle possibili cure.



Fonte: il Messaggero

C’è un elemento più rassicurante, aggiunge Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità: «Se verrà confermato che si tratta di un paziente asintomatico, significa che l’Egitto ha un buon sistema di sorveglianza e che l’uomo aveva un ridotto potenziale di trasmissione rispetto a uno con sintomi». In sintesi: la Cina, dove si è sviluppato il primo focolaio, ha avuto la forza economica e strutturale per rispondere comunque in modo imponente sia pure tra mille difficoltà e qualche ritardo; Paesi di quell’area come Giappone, Singapore o Thailandia hanno un sistema sanitario che può prevenire, limitare l’epidemia, condividere le informazioni. Nel continente africano,come ha scritto anche il Financial Times una decina di giorni fa, potrebbe esserci il «tallone d’Achille» vista la debolezza dei sistemi sanitari nazionali.

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