Come difendersi dalle punture dei calabroni

Il grosso pericolo sono le reazioni allergiche: l'uso dell'adrenalina autoiniettabile e quello della dopamina

Dopo la morte di Sergio Barozzi, noto giuslavorista, per uno choc anafilattico dopo la puntura di un calabrone, il Corriere della Sera oggi pubblica una serie di domande e risposte con Massimo Galli, presidente della SIMIT, sulle reazioni allergiche e su come difendersi:



Perché il contatto con il calabrone è pericoloso?
Quello del giuslavorista Sergio Barozzi, morto per choc anafilattico dopo la puntura di un calabrone, non è un caso isolato. Le reazioni allergiche agli insetti imenotteri (api,vespe,calabroni,bombi) non sono rare e possono manifestarsi con diversi gradi di intensità. Si scatena una reazione di tipo IgE (immunoglobuline E, un particolare tipo di anticorpi), con liberazione di istamina che provoca lo choc e il conseguente collasso cardio-circolatorio che può portare all’arresto cardiaco. Nella maggior parte dei casi il decesso si verifica entro 10-15 minuti dalla puntura.



È possibile salvarsi in caso di choc anafilattico?
Sì, esiste una terapia di emergenza: l’adrenalina autoiniettabile (per via intramuscolare), che andrebbe prescritta a tutti i soggetti allergici al veleno di api, vespe e simili. È importante anche estrarre il pungiglione dalla pelle prima possibile. In ospedale lo choc anafilattico viene trattato con adrenalina o, nel caso, dopamina. Negli ultimi anni è stata sviluppata una terapia immunologica specifica, una sorta di vaccino: viene somministrata per via sottocutanea, con dosi crescenti di estratto del veleno,e protegge dal rischio di choc anafilattico. L’allergia può essere diagnosticata tramite test cutanei o test per la ricerca di IgE specifiche. Dato che l’esposizione a ripetute punture può portare allo sviluppo di allergia, i soggetti che lavorano all’aperto o in ambienti dove vivono gli imenotteri sono considerati ad alto rischio.

Foto di: Pixabay



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