Berlusconi e il complotto contro Marcello Foa in RAI

Il Fatto Quotidiano sostiene che il Caimano abbia paralizzato la RAI per salvare un miliardo di spot su Mediaset. Ma la storia non regge

In un articolo a firma di Marco Palombi, il Fatto Quotidiano oggi adombra una curiosa teoria del complotto dietro la caduta di Marcello Foa, presidente della RAI designato dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega ma che non ha ottenuto i voti necessari per la ratifica della sua carica in Commissione di Vigilanza proprio a causa del no di Forza Italia. Secondo il Fatto, il Caimano ha paralizzato la RAI per salvare un miliardo di spot su Mediaset. Questa la tesi:



I numeri aiutano a capire le preoccupazioni di Berlusconi: in Italia le aziende, i cosiddetti “brand”, investono in pubblicità 6 miliardi abbondanti di euro l’anno; la percentuale di questa cifra riservata alla tv è più del doppio rispetto agli altri Paesi europei e la maggior parte finisce a Mediaset.

Publitalia – grazie ad antiche alleanze commerciali  coi Centri Media che gestiscono i budget delle aziende (primo tra tutti GroupM del colosso WPP, a lungo guidato da Stefano Sala, attuale numero uno della concessionaria di B.) –riesce alla fine a portare al Biscione circa due miliardi e mezzo: in sostanza le tv del leader di Forza Italia con uno sh ar e medio stimabile nella fascia 30-35% incamerano pubblicità per il 55-60% del totale.



Un paradiso che, coi nuovi attori spuntati come funghi nel mercato dei media e una maggioranza di governo ostile, avrebbe vita breve: un’apertura del mercato potrebbe costare a Mediaset tra 750 milioni e 1 miliardo l’anno.



Il Fatto sostiene che all’epoca della formazione del governo gialloverde Salvini e la Lega avessero dato le loro più ampie garanzie alla casa di Arcore ma a quel punto è accaduto il fattaccio di Foa:

Come Il Fatto Quotidiano ha già raccontato, proprio mercoledì 1° agosto, di buon mattino, Salvini fece finalmente visita a Berlusconi, ribadendogli –fra le altre cose –che nessuno avrebbe approvato leggi “contro Mediaset”. Il leader di Forza Italia, fino a quel momento schierato sul no al candidato “sovranista ” come ritorsione contro l’alleato infido, si decise a cambiare posizione sul nome di Foa (avanzato senza consultarlo) e telefonò ai commissari azzurri per chiedergli di votarlo: peccato, dicono fonti del partito, che a quel punto il (non) voto su Foa ci fosse già stato. Lì accade l’imponderabile: è Forza Italia a ribellarsi, Antonio Tajani e Gianni Letta in testa, spingendo il debole capo al niet definitivo contro il presidente sovranista per staccarlo da Salvini e fare di FI uno dei perni di una futura alleanza anti-populista

Ma è proprio qui che la teoria del complotto decade: se Berlusconi vuole tutelare il miliardo di spot su Mediaset, perché ha detto no a Foa dopo aver dato l’ok? Sarebbe stato più logico da parte del Cavaliere imporre la sua decisione ai vertici di Forza Italia visto che aveva raggiunto un accordo con Salvini e visto che la presenza di Foa è semmai garanzia per Mediaset. La teoria del Fatto è intrinsecamente contraddittoria anche se in effetti la notizia che Salvini sia d’accordo con Berlusconi all’insaputa del M5S è piuttosto succosa e dovrebbe far arrabbiare i grillini. Forse per questo nell’articolo si parla d’altro.

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