Abolire i vitalizi potrebbe costare 30 milioni di euro

Categorie: Economia, Fact checking

Uno studio del Senato rivela che l'abolizione dei vitalizi rischia di costare molto di più del risparmio generato dal ricalcolo delle "pensioni a vita" degli ex parlamentari

Mentre proseguono le trattative per la formazione di un governo M5S-Lega il Parlamento continua a lavorare su un tema molto caro ai 5 Stelle: l’abolizione dei vitalizi. Per la verità ad occuparsi della questione sono gli uffici di Presidenza di Camera e Senato dove, secondo il progetto dei pentastellati, si deciderà come rimuovere l’odioso privilegio dei senatori e parlamentari che hanno svolto il loro mandato parlamentare prima della riforma del 2011. La proposta è quella di ricalcolare l’assegno previdenziale in base al sistema contributivo. Qualcuno sostiene possa essere incostituzionale ma ora emerge che potrebbe essere anche “poco conveniente” farlo.



Il Senato è in ritardo sull’abolizione dei vitalizi

Il 12 aprile 2018 Riccardo Fraccaro, aveva promesso che il MoVimento 5 Stelle avrebbe abolito i vitalizi dei parlamentari in quindici giorni. In un post sul Blog delle Stelle Fraccaro scrisse: «Il MoVimento 5 Stelle abolirà i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera, utilizzando proprio lo stesso strumento che li ha introdotti. Sono un istituto anacronistico e inaccettabile, la Terza Repubblica nasce per restituire centralità ai cittadini». È passato un mese e i vitalizi sono ancora lì. Il M5S alla Camera ha potuto però rivendicare un primo “successo”, ovvero la fine dell’istruttoria sul ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari. Istruttoria dalla quale si è appreso che l’eventuale taglio dei vitalizi per i deputati che ancora li percepiscono frutterà un risparmio di appena 18,7 milioni di euro l’anno. C’è ancora da quantificare il risparmio per quanto riguarda le pensioni di reversibilità percepite dai parenti degli ex parlamentari ma il guadagno per le casse dello Stato sembra essere misero.



Al Senato le cose vanno diversamente e più lentamente. Nei giorni scorsi il capogruppo dei senatori M5S Danilo Toninelli si è lamentato con la Presidente Casellati per l’eccessiva lentezza con cui sta procedendo l’istruttoria sul ricalcolo con il sistema contributivo dei vitalizi. Toninelli ha scritto una lettera alla Casallati per «chiederle lumi sull’istruttoria che il gruppo del M5S vorrebbe vedere il prima possibile all’esame del consiglio di presidenza». In un’intervista a Radio 105 Toninelli ha poi dichiarato «Sembra che l’istruttoria dei questori stia concludendosi in maniera scandalosa sembra che ci siano profili di incostituzionalità sull’abolizione. In Parlamento vige l’autodichia e loro stanno dicendo che è costituzionale un privilegio e incostituzionale abolirlo».

Quanto costa l’abolizione dei vitalizi?

Oggi Repubblica rivela l’esistenza di un documento elaborato dai tecnici del Senato “ad uso interno” per il collegio dei questori, ovvero l’ufficio dei parlamentari che ha il compito di predisporre il progetto di bilancio e si occupa della gestione gestione dei fondi a disposizione del Senato (lo stesso vale anche per la Camera). Secondo questo documento il ricalcolo dei vitalizi (in questo consiste la cosiddetta abolizione) comporterebbe la restituzione ai senatori delle tasse pagate sui contributi tra il 1993 e il 2011 (hanno in cui i vitalizi propriamente detti hanno cessato di esistere).



Fonte: La Repubblica del 10/05/2018

Applicando anche ai parlamentari la riforma Fornero però quei contributi tornerebbero ad essere esentasse (altrimenti sarebbero considerati alla stregua di un premio assicurativo). A quel punto però gli ex parlamentari avrebbero ragione di chiedere indietro le tasse pagate in passato e ora non più dovute. Risultato dell’operazione: il Senato dovrebbe restituire 51,4 milioni di euro. Questo a fronte di un risparmio che sarebbe probabilmente in linea con quello della Camera, anche se in misura minore visto che Palazzo Madama ha 320 senatori contro i 630 deputati che siedono a Montecitorio. La stessa restituzione dovrebbe farla la Camera nei confronti dei deputati con vitalizio. A farla grande quindi si risparmierebbero 30 milioni di euro a fronte di una spesa per la restituzione delle tasse non più dovute che ammonta – calcola l’associazione degli ex parlamentari – ad un totale di 150 milioni di euro per il periodo che va dal 2001 al 2011. I parlamentari potrebbero poi anche chiedere la restituzione del contributo di solidarietà che però a questo punto potrebbe essere incompatibile con un ulteriore “taglio”.

La spesa per i vitalizi

Non è chiaro se però il documento elaborato dai tecnici del Senato tiene conto anche degli oneri figurativi. Si tratta di un beneficio concesso a tutti quei parlamentari che al momento della loro elezione hanno in essere un rapporto di lavoro dipendente. Un privilegio che i parlamentari (ma vale anche per europarlamentari e consiglieri regionali) si sono accordati e che grava direttamente sulle casse dell’INPS. Secondo il Presidente dell’INPS Boeri i contributi figurativi valgono all’incirca 10 milioni di euro per ogni legislatura.

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