Il piano del governo: 240 euro al mese per ogni figlio

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Il Family Act - o il “bonus nascita” come ora lo chiama la ministra della Famiglia Elena Bonetti - era la proposta elettorale del Pd nel 2018, elaborata dall’economista e attuale senatore del partito Tommaso Nannicini

240 euro al mese per ogni figlio a carico, dalla nascita a 18 anni. E poi 80 euro fino ai 26 anni. A beneficiarne, spiega oggi Repubblica, sarebbero 11 milioni di famiglie fino a 100 mila euro di reddito lordo annuo. Compresi dunque gli incapienti, quanti dichiarano meno di 8 mila euro e non ricevono le detrazioni per i figli perché non fanno la dichiarazione dei redditi in quanto esentasse. E compresi gli autonomi, privi sin qui di assegni familiari. Si studia anche un aumento del congedo di paternità a 10 giorni. Il Family Act – o il “bonus nascita” come ora lo chiama la ministra della Famiglia Elena Bonetti – era la proposta elettorale del Pd nel 2018, elaborata dall’economista e attuale senatore del partito Tommaso Nannicini.



Se i numeri restassero quelli del manifesto Pd, la misura costerebbe 9 miliardi di euro. Oltre ad assorbire gli assegni familiari (5,7 miliardi) e le detrazioni per figli a carico (11 miliardi) che, come detto, oggi non arrivano a tutti. Con una clausola di salvaguardia: nessuno riceverebbe meno di quello che ottiene oggi. Una famiglia con un solo reddito da lavoro dipendente di 35 mila euro all’anno e con due figli a carico minorenni avrebbe 1.400 euro di reddito disponibile in più all’anno, in base alle simulazioni di allora.

Gli interventi per la famiglia (La Repubblica, 6 ottobre 2019)

L’idea è quindi quella di sfoltire la giungla dei sostegni, compattarla e rafforzarla. Bonus bebè, premio alla nascita, bonus rette asili nido da soli valgono oltre 2 miliardi, ad esempio. Le detrazioni per spese scolastiche e sport altri 2,2 miliardi. Senza pensare poi che se davvero il governo Conte 2 dovesse rinunciare al taglio del costo del lavoro, il cuneo fiscale – che Italia Viva di Renzi considera un “pannicello caldo” perché destina a 10 milioni di lavoratori dipendenti (tra 8 mila e 26 mila euro lordi annui) 20 euro al mese nel 2020 e 40 euro nel 2021 – si libererebbero altri 2,6 miliardi l’anno prossimo e 5 miliardi il successivo.



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