Virginia Raggi e il Giornalismo 2.0 di Erasmo D'Angelis

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-17

Il direttore dell’Unità spiega perché ha pubblicato il video-bufala sulla candidata del M5S a Roma. Era meglio stare zitto, forse

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Quando si pensava che il fondo fosse stato ormai toccato Erasmo D’Angelis era lì a scavare. E così dopo che l’Unità ha fatto una robusta figura di merda con la storia del video in cui Virginia Raggi canta “Meno male che Silvio c’è” (un falso smentito anche da chi all’epoca curò la diffusione dello spot) ecco la meravigliosa intervista rilasciata dal direttore del quotidiano che fu di Gramsci al Corriere della Sera Roma:

Non avete pensato ad una rettifica quando la Raggi vi ha smentito?
«No, perché non è un’operazione politica, ma è giornalismo 2.0».
Vuol dire che non si fanno più verifiche?
«Voglio dire che la comunicazione social punta molto sulla quantità e sulla velocità. Sono sicuro che anche il Corriere.it avrebbe caricato il video».
Ma lei non crede che potevate controllare?
«La somiglianza è oggettiva e i social pieni di “smanettoni” che segnalano foto e video. Questo è accaduto».
Ha richiamato il responsabile del suo sito?
«No, perché ha fatto bene a pubblicare quel video».
Ha fatto bene a pubblicare una «bufala»?
«Il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto».

Gira di tutto, insomma, anche se finora uno come D’Angelis sembrava difficile trovarlo. E invece grazie a Matteo Renzi gli elettori del Partito Democratico saranno davvero orgogliosi di ritrovare nel giornale che fu di Gramsci ma anche di Veltroni – a dimostrazione che la storia ritorna ma trasformandosi da tragedia in farsa – ed oggi è l’organo ufficiale del PD un nuovo storytelling, dove il vero si mischia al falso, insieme si mescolano al verosimile, alla fine è sempre colpa di Internet e il tutto emana questo gradevolissimo profumo di merda.

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