Virginia Raggi, l'indagine per abuso e falso e l'ipotesi patteggiamento

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-25

Come la sindaca si è messa nei guai da sola facendosi contestare due reati invece di uno. E cosa pensano di fare i grillini in Campidoglio. Orientati all’autosospensione della sindaca. Il suo posto potrebbero prenderlo Marcello De Vito o Paolo Ferrara

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Virginia Raggi ha ricevuto dalla Procura di Roma un invito a comparire: la sindaca è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in relazione alla nomina a capo dipartimento del Turismo di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale Raffaele. I pm di piazzale Clodio l’hanno convocata per un interrogatorio fissato per lunedì 30 gennaio. La sua iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta dopo Natale in base alla relazione dell’Anac sulla nomina di Renato Marra inviata in Procura il 21 dicembre.

Perché Virginia Raggi è indagata per abuso e falso

La sindaca ha informato il popolo dell’invito a comparire su Facebook, evitando accuratamente – in nome della trasparenza quanno ce pare, concetto che ha rappresentato la luce del cammino della Raggi in Campidoglio finora – se l’invito le è arrivato in qualità di indagata o come persona informata dei fatti (la precedente affermazione, a scanso di equivoci, è ironica). A precisarlo però ci ha pensato la procura: nella vicenda risulta indagato anche Raffaele Marra, accusato di concorso in abuso d’ufficio; l’ex braccio destro della sindaca, dal 16 dicembre scorso è in carcere per una vicenda di corruzione che coinvolge anche l’immobiliarista Sergio Scarpellini.

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Il post su Facebook in cui Virginia Raggi annuncia l’invito a comparire, evitando accuratamente di segnalare per cosa l’ha ricevuto

Per la Procura di Roma, come spiega il Fatto Quotidiano, il reato di abuso d’ufficio si sarebbe realizzato in due fasi: quando l’allora capo del Personale concorre all’iter della nomina, senza quindi astenersi per evitare così un possibile “conflitto di interessi”; e quando la Raggi non fa una “una valutazione comparativa dei curricula degli aspiranti dirigenti”, prima di procedere alla nomina. La procura imputa alla Raggi la mancanza di una selezione interna che ha procurato intenzionalmente a Renato Marra un ingiusto vantaggio di fascia retributiva. Il secondo reato, quello di falso in atto pubblico, invece – ed è questa la parte divertente della storia – è tutto da imputare alla clamorosa furbizia di Virginia Raggi: quando l’ANAC le chiede conto della nomina, la sindaca occulta il ruolo di “uno dei 23mila dipendenti del Campidoglio”, con una nota “indirizzata al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza di Roma Capitale, confermava, contrariamente al vero, che il ruolo di Marra in relazione alla procedura per la nomina del fratello era stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisione”. Due reati invece di uno, insomma, e il secondo la sindaca avrebbe potuto facilmente evitarlo.

Le chat di Virginia Raggi e dei Marra

C’è da segnalare che la Raggi si trova nei guai anche “grazie” all’indagine su Raffaele Marra. È grazie all’inchiesta nei confronti della casa dell’ex vicecapo di gabinetto della Giunta Raggi che sono spuntate le chat dei quattro amici al bar nelle quali si parlava anche della nomina di Renato Marra. Spiega infatti oggi Carlo Bonini su Repubblica:

Ma la Raggi tira dritto. Subisce la nomina di Renato Marra, come se non fosse lei la sindaca, ma lo fosse il fratello Raffaele. Perché questo raccontano almeno due chat estratte dal cellulare di Raffaele che danno conto di altrettante conversazioni. Nella prima (ne abbiamo dato conto ieri), la Raggi si lamenta con Raffaele di essere stata messa di fronte al fatto compiuto, di non sapere nulla neppure dell’aumento di stipendio connesso alla nomina di Renato (ventimila euro in più all’anno).
Nella seconda, Raffaele invita Renato, nell’autunno del 2016, a correre per un posto che, evidentemente, ha già battezzato come suo. «C’è una posizione. Perché non fai domanda?». La Raggi va dunque a rimorchio. Ci mette la faccia e la firma, anche se la nomina è faccenda che i due fratelli Marra, in pieno conflitto di interesse, si sbrigano in casa propria. Per la Procura è appunto un abuso. Ma quel che conta è che l’abuso è coperto dal falso. Dalla menzogna.

E qui ci vuole un inciso. Perché è evidente che la Raggi avrebbe potuto finalmente immaginare che, visto che Renato Marra aveva inoltrato domanda per diventare Comandante dei Vigili (fascia 5) per accettare alla fine un ruolo di fascia 3 dalla fascia 1 in cui si trovava, la nomina avrebbe comportato un aumento di stipendio per il fratello di Raffaele. Eppure incredibilmente la sindaca ha risposto “Questa cosa dovevi dirmela, mi mette in difficoltà” nella chat a Raffaele, richiamandolo per la vicenda.
raffaele marra marco travaglio

L’ipotesi patteggiamento

In ogni caso Giovanna Vitale su Repubblica scrive oggi che gli avvocati sono già al lavoro “per calcolare l’entità di una eventuale condanna della Raggi, i riflessi della legge Severino che dopo il primo grado sospende gli amministratori per 18 mesi e mettere a punto il piano «per tenere in piedi la baracca». Perciò la sindaca potrebbe autosospendersi dall’incarico per impedimento temporaneo; chiedere il patteggiamento per ottenere uno sconto di pena; far governare al suo posto un vicesindaco, che però dovrà essere del Movimento, sostituendo l’attuale Luca Bergamo con uno dei consiglieri eletti, De Vito o Ferrara. Solo ipotesi al momento. In attesa di «vedere che succede»”. La sindaca potrebbe autosospendersi e il suo posto potrebbe essere preso da Marcello De Vita o Paolo Ferrara, due lombardiani di stretta osservanza:

Marcello De Vito, il presidente del consiglio comunale, viene preso letteralmente d’assedio dai “portavoce” grillini: «E ora che facciamo? Serve una soluzione, subito». La risposta arriverà qualche ora più tardi, ad assemblea capitolina sciolta: la sindaca rischia la condanna e, causa legge Severino, una sospensione fino a 18 mesi. Ecco, allora, l’idea: un vicesindaco politico per sopravvivere, per evitare nuove elezioni e il rischio di riconsegnare la capitale alle opposizioni. Due i nomi, entrambi legati alla corrente di Roberta Lombardi, influentissima deputata romana M5S: i papabili — con il placet di Beppe Grillo — sarebbero lo stesso Marcello De Vito e Paolo Ferrara, il capogruppo della maggioranza pentastellata in Campidoglio.
«Devono essere pronti a entrare in azione in tempi brevissimi», commentano tra loro i consiglieri. Perché la sindaca, sulla falsariga di quanto accaduto a Milano con Beppe Sala, potrebbe autosospendersi già al momento dell’imputazione. In altre parole, il cambio al vertice potrebbe avvenire già entro la fine di gennaio. Si tratterebbe dell’ennesimo colpo — questa volta davvero difficile da incassare — per i 29 grillini dell’aula Giulio Cesare. Ieri, dopo sette mesi vissuti tra pochi acuti e molti bassi, sono saltati sulla sedia. Per poi — almeno nelle dichiarazioni ufficiali — dividersi tra rassegnati e complottisti. Davanti alla tranquillità ostentata dalla sindaca Raggi ( «Sono serena»), le reazioni sono state a dir poco contrastanti.

Se accadesse, sarebbe davvero strano il destino di De Vito: sconfitto alle urne grilline si troverebbe sullo scranno più alto del Campidoglio grazie ai giudici.

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