Verdini e Zanetti non voteranno la fiducia a Gentiloni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-12

Il leader di ALA aveva detto di essere disponibile ad appoggiare qualsiasi esecutivo. Adesso dicono che non vogliono appoggiare un governo-fotocopia. Proprio mentre Gentiloni ha la lista dei ministri in mano da Mattarella

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Denis Verdini ed Enrico Zanetti, in rappresentanza di ALA e Scelta Civica, minacciano di non votare la fiducia al governo Gentiloni. Lo fanno in una lunga dichiarazione in cui dicono di non gradire l’ipotesi di un “governo-fotocopia” rispetto a quello di Renzi, mentre dai palazzi della politica si fa sapere che, più prosaicamente, si tratterebbe di una questione di poltrone. “In questi giorni abbiamo rappresentato al Presidente della Repubblica e successivamente al Presidente del Consiglio incaricato la nostra disponibilità e il nostro senso di responsabilità: siamo convinti che il Paese abbia bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni, sufficientemente forte per far fronte alle immediate emergenze economiche ed internazionali legate al ruolo del nostro Paese, e alla imprescindibile necessità di una legge elettorale che, a nostro avviso, non può che essere il frutto del lavoro del Parlamento della Repubblica e che doveva e deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”, dicono i due.

Verdini e Zanetti già minacciano la crisi di governo

“Di tutto ciò – aggiungono – non abbiamo avuto dal presidente del Consiglio incaricato alcun riscontro: al contrario apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo ‘fotocopia’, senza alcun approfondimento sulle questioni in campo. Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis”. Cosa sta succedendo? A quanto pare il leader di ALA e l’ex Scelta Civica pensavano a una lista di ministri molto diversa. In particolare Zanetti, già sottosegretario all’economia, era dato tra i più vicini a diventare ministro. Infatti ci si aspettava politicamente l’ingresso formale della componente ALA-SC a Palazzo Chigi: in ballo c’è un dicastero e i papabili restano sempre Zanetti, attuale viceministro dell’Economia e Francesco Saverio Romano. In discesa invece le quotazioni per l’ex presidente del Senato Marcello Pera. In queste ore frenetiche di trattative Denis Verdini stava lavorando per vedere riconosciuto l’impegno profuso fino ad ora a sostegno della maggioranza di governo renziana. Non deve essere molto soddisfatto. Di qui la minaccia di non votare la fiducia. Altre fonti raccontano che dopo ore di contatti e incontri frenetici, la trattativa con il Pd avrebbe preso una piega diversa e si sarebbe impantanata. Molte le incognite sulla strada. Secondo le ultime indiscrezioni al centro della trattativa l’ipotesi di Zanetti all’Agricoltura, che avrebbe lasciato libero il posto di viceministro all’Economia. E nello stesso tempo si sarebbe parlato anche di un dicastero ad hoc, allo Sport, per Valentina Vezzali.

Il tweet di Renzi

Conferma tutto proprio Romano: «Preferiamo l’originale alla fotocopia. Sc-Ala ha avanzato contenuti e programmi: su questi chiediamo ascolto. Cosi da noi nessuna fiducia».  Sulla carta in ogni caso il governo Gentiloni può contare in Senato su una forbice che va da un minimo di 160 voti a un massimo di oltre 170. Quindi il gruppo di Verdini – in tutto 18 – non risulta, secondo il pallottoliere, determinante perché il nuovo governo a Palazzo Madama incassi la fiducia. In tutto ciò Matteo Renzi su Twitter già augura buon lavoro a Gentiloni e al governo, come se la riserva fosse stata sciolta.
matteo renzi governo
A questo punto, salvo ulteriori colpi di scena, il governo Gentiloni al Senato è sostenuto da Pd, Ncd, Autonomie, ed alcuni altri esponenti del gruppo Misto e di Gal. Il forfait di Verdini e Zanetti, pur non mettendo a rischio il voto di fiducia sul discorso che farà in Aula il presidente del Consiglio, lascia intravedere un percorso ad ostacoli per la maggioranza nelle settimane a venire.

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