Scelta Civica si è sciolta nel PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-06

Lanzillotta, Ichino, Maran, Della Vedova e Susta vicini a entrare nel Partito Democratico dopo l’appello di Renzi. In attesa di Orizzonte 2018 e dei nuovi Responsabili. E tra i sorrisi di commiserazione degli osservatori

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L’opzione acido è stata accantonata all’ultimo. E allora i senatori e alcuni deputati di Scelta Civica hanno deciso per l’opzione più disonorevole per loro e soprattutto per gli elettori che li avevano votati per tutt’altro: sei di essi transiteranno quatti quatti nel Partito Democratico, sperando che nessuno se ne accorga e che Matteo Renzi in premio garantisca loro l’elezione in vista delle prossime urne. A muoversi saranno i senatori Linda Lanzillotta, Pietro Ichino, Alessandro Maran, Benedetto Della Vedova e Gianluca Susta. Per alcuni di essi, come la Lanzillotta e Ichino, si tratta di un ritorno all’ovile, anche accentuato da parentele acquisite (la Lanzillotta è moglie di Pietro Bassanini, che per il governo gestisce la Cassa Depositi e Prestiti) mentre Della Vedova con questa mossa arriva alla fine (per ora, visto che i comunisti di Ferrero rimangono sempre un’opzione percorribile) di un percorso che l’ha portato dai Radicali al Popolo delle Libertà, dai finiani fino a Monti. Il quale transiterà invece nel gruppo misto.
 
SCELTA CIVICA SI SCIOGLIE NEL PD
I montiani, elogiati ieri da da Renzi e invitati ad «un approdo comune», valutano se stringere un patto federativo, sul tipo di quello usato siglato dai democratici e dai radicali nel 2008, o confluire direttamente nelle fila dei democratici. Quale che sia l’opzione finale e quale che sia il modo in cui tenteranno – senza riuscirci – di salvare la faccia nei confronti degli ex elettori per garantirsi un posto in qualche listino bloccato, il risultato politico è lo stesso: con audacia e sprezzo del ridicolo, Scelta Civica si scioglie nel PD perché altrimenti i protagonisti non troverebbero alcun modo di tornare a essere eletti. Racconta Giovanna Casadio su Repubblica:

La discussione è aperta anche alla Camera, da dove arriva però lo stop di Enrico Zanetti. «Renzi ci spieghi – dice il deputato – di quali approdi comuni parla. Trovarsi dentro ad un Pd guidato in questo modo deve essere difficile, entrarci su chiamata, demenziale». Mario Monti, rimasto solo, dovrebbe aderire al gruppo delle Autonomie. Si delinea così la strategia renziana per rafforzare la maggioranza al Senato. E sullo sfondo fanno la comparsa i “responsabili”. La Serracchiani insiste sul concetto che la« consapevolezza che tanti parlamentari hanno acquisito il giorno dell’elezione di Mattarella li renda consapevoli della responsabilità che hanno da qui a 2018». Si affacciano vecchi spettri. Ma la vicesegretaria del Pd precisa: «Chi appoggerà il governo provenendo da fuori della maggioranza non è uno Scilipoti qualsiasi, sono persone responsabili verso l’Italia».
L’uscita suscita però la reazione di Maurizio Lupi. «Di responsabili il governo Berlusconi è morto. Spero che quella lezione serva» dice il ministro dell’Ncd. Lupi si fa forte del sereno tornato fra Pd e Ncd. Mercoledì, infatti, c’è stato un incontro fra Alfano e Renzi. E secondo Alfano il colloquio «è stato molto positivo». Ma la fronda interna anti-Alfano non si placa: «Visto che Renzi ci fa la pipì in testa da due giorni, i nostri ministri dovrebbero dimettersi», dice Carlo Giovanardi. Intanto la minoranza del Pd torna all’attacco su Job act e riforme. Vannino Chiti chiede di cambiare l’Italicum «con o senza Forza Italia». Ma la Serracchiani è perentoria: «I numeri di Fi, necessari nel passato, non credo lo saranno più. Alla Camera l’Italicum passerà nel testo del Senato. Anche sulle riforme abbiamo i numeri».

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La maggioranza di Renzi in Senato (Repubblica, 6 febbraio 2015)

GLI SCILIPOTI DI RENZI
I liberali alle vongole quindi operano lo stesso transito degli Scilipoti di Renzi Romano e Migliore (quest’ultimo starebbe per guadagnare la poltrona di candidato governatore della Campania in cambio) e faranno da apripista politico a Orizzonte 2018, la nuova edizione di Responsabili renziani che potrebbe prendere il posto di NCD nel sostegno a Renzi. C’è altro? Sì. Bisognerebbe ricordare che il 3 gennaio 2015 Benedetto Della Vedova rilasciò un’intervista a Repubblica il cui titolo era piuttosto chiaro:
Intervista a Repubblica, 3 gennaio 2015)
Intervista a Repubblica, 3 gennaio 2015)

All’epoca qualcuno si offese affermando che quel titolo era fuorviante. Il sito di Della Vedova nascose il riferimento al Partito Democratico nel titolo di Repubblica titolando su un “movimento riformatore”. Rileggendoli oggi, viene da sorridere. In attesa di scoprire dove andrà.
Edit: Cinque senatori e due deputati di Scelta Civica aderiscono a gruppi del Partito democratico: si tratta di Gianluca Susta, Stefania Giannini, Alessandro Maran, Linda Lanzillotta, Pietro Ichino, Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli. Passa con il partito di Matteo Renzi anche il viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, non eletto in Parlamento. Non passanno al Pd il senatore a vita Mario Monti e il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.
Edit2: Della Vedova annuncia che con la partecipazione al congresso considera comunque finita la sua esperienza in Scelta Civica:

Proseguirò con ancora maggiore convinzione il mio impegno nella maggioranza che sostiene il governo Renzi. Se il presidente del Consiglio e il ministro per gli Affari Esteri riterranno opportuno continuare ad avvalersi del mio lavoro come sottosegretario, sarò ben lieto di proseguire con determinazione e piena condivisione degli obiettivi. In linea con il mio percorso politico, tuttavia, non penso di potere oggi aderire al gruppo del Partito Democratico, come hanno fatto per ragioni che comprendo perfettamente alcuni miei colleghi parlamentari eletti con SC. Mi considero da sempre un radicale, ho sperato inutilmente nella costruzione di un centrodestra liberale e autenticamente europeo, ho contribuito all’iniziativa di governo e poi politica di Mario Monti. Mi sembra comunque che questo sia, da parte mia, un modo leale e onesto di partecipare al cambiamento profondo e positivo che il governo Renzi sta mettendo in atto.

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