Perché Maria Elena Boschi diventa presidente della Commissione Adozioni Internazionali

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-05-11

Maria Elena Boschi è il Mr. Wolf di Matteo Renzi, chiamata a risolvere i problemi più spinosi. Questa volta tocca alla Commissione Adozioni Internazionali che secondo molti infatti avrebbe bisogno di una riforma. Anche perché per problemi burocratici non si riunisce da due anni

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Qualcosa si muove ai vertici della Commissione Adozioni Internazionali, dopo le polemiche scatenate da alcune associazioni di genitori che lamentavano il fatto che la Presidente Silvia Della Monica (nominata da Enrico Letta nel 2014) non avesse mai riunito la Commissione dal giorno del suo insediamento, peraltro senza provvedere al rinnovo dei componenti decaduti. Durante il Consiglio dei ministri di ieri Matteo Renzi ha deciso di attribuire al Ministro Maria Elena Boschi, ad integrazione della sua attuale delega, quelle di indirizzo e coordinamento in materia di adozioni internazionali e di Presidente della Commissione per le adozioni internazionali, nonché in materia di pari opportunità.

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Fonte laborazione dati di Istituto degli Innocenti, Dott.ssa Raffaella Pregliasco, CIAI.it, AiBI.it, Dr. Peter Selman via lastampa.it

La situazione della CAI

La Commissione presieduta da Silvia Della Monica (consigliere di Cassazione, ex-magistrato ed ex-senatrice PD) si è riunita una sola volta in due anni (ovvero dal giugno 2014) mentre prima era solito che la Commissione si riunisse almeno una volta al mese più le riunioni delle sotto-commissioni (dove si discuteva di temi specifici come ad esempio il costo delle adozioni) che però non sono nemmeno state nominate. Le riunioni della Commissione non sono una formalità perché è proprio durante quelle sedute che vengono ratificate le decisioni prese dalla presidenza. Questo non significa che la CAI non stia operando; i funzionari della Commissione lavorano lo stesso, accordi internazionali vengono siglati e procedono – anche se lentamente – le pratiche di adozione ma che è venuta a mancare la fondamentale dimensione della collegialità prevista proprio dall’ordinamento della Commissione non essendo un organo monocratico. Un Governo che si appresta a mettere mano ad una riforma delle adozioni dovrebbe se non altro avere più cura di quanto già posto in essere in materia. C’è inoltre il problema che attualmente nemmeno si sa quali siano i membri della Commissione perché alcuni di essi hanno terminato il mandato ma sul sito vengono indicati come membri effettivi. La singolare situazione della Commissione ha destato l’interesse anche di alcuni politici – Carlo Giovanardi di Area Popolare, Lia Quartapelle del PD, Michela Vittoria Brambilla e Paola Pinna (all’epoca Scelta Civica)- che in più occasioni hanno presentato interrogazioni e interpellanze al Governo per sollecitare un intervento sulla CAI. In tutti questi casi si è chiesto al Governo di intervenire per far sì che la Commissione si riunisse ma si sono lanciati appelli per snellire la procedura di adozione e sbloccare le pratiche adottive attualmente in essere.

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In aggiornamento, da qualche anno

Cosa dovrà fare la Boschi?

In un’intervista rilasciata a Repubblica a inizio aprile la Della Monica si era difesa spiegando le ragioni delle mancate convocazioni della Commissione

Dal suo insediamento lei non ha mai riunito la Commissione.
“Prima di tutto perché, per lavorare, la Commissione non ha bisogno di sedute plenarie, ma soprattutto perché esiste un conflitto d’interessi”.
Ci spieghi.
“La Commissione adozioni ha il compito di tutelare e sovrintendere sull’operato degli enti autorizzati. Al mio arrivo ho trovato che all’interno della Commissione, seppure in modo indiretto, erano presenti enti che non dovrebbero invece partecipare ai lavori”.
Il controllato che sorveglia il controllore?
“Esattamente. Riunirò la commissione quando avrò sanato questa anomalia”.
E ne ha trovate altre?
“Sì, non lo nego. Ci sono enti che si comportano bene e altri che hanno avuto gestioni discutibili. Sia sul fronte economico che rispetto al rigore delle procedure adottive. Io sto cercando di ripristinare la legalità. Anche sottoponendo gli enti a vigilanza e controlli”

Gli enti autorizzati sono proprio quelli (assieme alle 33 associazioni aderenti al Coordinamento delle Associazioni familiari adottive e affidatarie in Rete) che si erano rivolti al Presidente del Consiglio con una richiesta pubblica per chiedere al Premier “un confronto costruttivo sul ruolo degli Enti Autorizzati nel ‘sistema-Italia’, al fine di creare sinergie e sviluppare coordinamenti capaci di mettere a disposizione il patrimonio di esperienze per dare risposte altamente qualificate ai bambini e alle coppie”. Prima dell’insediamento della Della Monica la CAI si incontrava ogni sei mesi con i rappresentati degli enti autorizzati alle adozioni internazionali. In un’altra intervista rilasciata a marzo all’emittente toscana Controradio la Presidente uscente della CAI aveva invece parlato dei problemi relativi ai “bambini comprati” dalle famiglie adottanti che si rivolgono direttamente alle famiglie dei minori. Una questione, quella dei traffici di miniri denunciata dalla Della Monica, sulla quale spetta proprio alla CAI di vigilare. Spetterà al Ministro Boschi ora tentare di mettere mano alla Commissione Adozioni Internazionali nominando nuovi commissari ed eventualmente nuovi vertici. Ammesso e non concesso che il Governo non abbia intenzione di riformare la CAI, magari per risolvere proprio le criticità evidenziate dalla Della Monica durante il suo mandato. Ma questo al momento non è dato di saperlo. Una proposta di riforma della CAI è già stata avanzata da Pietro Ardizzi (per gli enti autorizzati) e Monya Ferritti (del CARE), ma non sembra probabile che tutte le richieste possano venire accolte, vista la visione critica della Della Monica nei confronti di alcuni enti autorizzati.

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