Renzi annuncia le dimissioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-05

Matteo Renzi annuncia che domattina salirà al Quirinale per dimettersi. Durante il discorso trasmesso da Palazzo Chigi il premier ha ammesso la clamorosa sconfitta che si sta delineando nello spoglio del referendum e ha annunciato il suo saluto alla presidenza del Consiglio

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Matteo Renzi annuncia che domattina salirà al Quirinale per dimettersi. Durante il discorso trasmesso da Palazzo Chigi il premier ha ammesso la clamorosa sconfitta che si sta delineando nello spoglio del referendum e ha annunciato il suo saluto alla presidenza del Consiglio. Il referendum per Renzi è stato «Una festa della democrazia. Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Questo voto consegna ai leader del fronte del NO oneri e onori; tocca a chi ha vinto avanzare proposte sulla legge elettorale. Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta, ho perso io. Chi lotta non può cadere. Dico agli amici del sì che voi non avete perso. Sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione e dell’idea. Vorrei che foste fieri di voi stessi. Arriverà un giorno in cui festeggerete una vittoria, e quel giorno vi ricorderete di stanotte». Poi il premier ha annunciato le dimissioni: «Ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. L’esperienza di governo per me finisce qui. Volevo cancellare le poltrone del Senato, non ce l’ho fatta e allora salta la mia. Domani consegnerò al Quirinale le mie dimissioni».
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«Io ho perso, nella politica italiana non perde mai nessuno. Non vincono, ma non perde mai nessuno. Ma io sono diverso, ho perso, lo dico a voce alta anche se con il nodo in gola, perché non siamo robot», ha aggiunto ancora Renzi. Il quale ha anche annunciato che saluterà il suo successore, richiamando così i contrasti con Letta divenuti visibili nel giorno della campanella: “In questa sala attenderò di salutare con un sorriso e un abbraccio il mio successore, chiunque sia, gli consegnerò la campanella e tutto il dossier delle cose fatte e da fare”. Prima di parlare da Palazzo Chigi, Renzi su Twitter ha scritto «Arrivo, arrivo», come aveva scritto all’epoca della formazione del suo governo.
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E ancora: «Si può perdere un referendum, ma non si perde il buon umore. Io ho perso e lo dico a voce alta, nella politica italiana non perde mai nessuno. Io credo nella democrazia, andiamo via senza rimorsi». Renzi non ha chiarito se vuole lasciare anche la segreteria del Partito Democratico, probabilmente per ricandidarsi alla guida del partito subito dopo e in attesa delle elezioni politiche. Il premier ha salutato, nel suo intervento a Palazzo Chigi, la moglie Agnese e i figli. “Grazie – ha detto – ad Agnese per la fatica di questi mille giorni, grazie ai miei figli e anche a tutti voi”, ha detto rivolto ai giornalisti. “Sono stati mille giorni che sono volati, per me è il momento di rimettermi in cammino”, ha concluso.

Cosa succede quando Renzi si dimette

Lo scenario delle dimissioni di Renzi era altamente probabile anche in caso di sconfitta meno netta. Cosa succederà adesso? Si va verso un governo elettorale che avrebbe la chance di concludere il percorso della Legge di Stabilità 2017 e scrivere la nuova legge elettorale per Camera e Senato. Ma quale legge elettorale? La risposta alla domanda non è futile perché dalla legge elettorale dipende il risultato delle prossime elezioni. E soprattutto da cosa Renzi è pronto a cedere nella trattativa che dovrà giocoforza intavolare con le altre forze politiche. Lui ha detto in più occasioni che non intende favorire la nascita di una legge elettorale che non indichi il giorno dopo le elezioni chi ha vinto e chi ha perso. Il che vuole dire che, visto che nessun partito o schieramento si avvicina nemmeno lontanamente alla soglia del 51%, la nuova legge dovrà avere un premio di maggioranza. Allo stesso modo si è espresso ieri Luigi Di Maio, intervistato da Corrado Formigli e Paolo Mieli durante Piazza Pulita, ma con una variante: secondo il vicepresidente della Camera il premio di maggioranza dovrà scattare soltanto al raggiungimento di una certa soglia. Magari oltre il 40%, un obiettivo che però non sembra facilmente raggiungibile, ancora una volta, da tutti e tre i poli in gioco. Non è invece chiaro se il premio di maggioranza debba premiare un partito (come converrebbe al M5S) o una coalizione (come potrebbe convenire al centrosinistra e come oggi conviene al centrodestra).

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