La brutta fine del Raggio Magico

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-18

La telefonata notturna tra la sindaca e Casaleggio porta alla tregua precaria in Giunta. Le vittime sacrificali sono i più vicini alla sindaca dimezzata. «Faccio tutto ciò che voglio, tanto lei mi copre», diceva Marra parlando del suo ruolo in Comune

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Una telefonata notturna tra Virginia Raggi e Davide Casaleggio è alla base della rivoluzione in Giunta che, per ora e in attesa di ulteriori sviluppi, ha salvato il posto alla sindaca di Roma. Nel colloquio i due hanno concordato l’epurazione di Davide Frongia e Salvatore Romeo, che insieme a Raffaele Marra costituivano il Raggio Magico che guidava il Campidoglio spesso al di là dei piani degli stessi pentastellati romani. E grazie alla mediazione di Casaleggio la prima cittadina ha per ora evitato che si sedessero al suo fianco, con il compito di controllarla, Paolo Ferrara o Marcello De Vito, che l’ala lombardiana voleva imporle. Sarà invece Massimo Colomban a diventare vicesindaco, ultimo atto di una tregua firmata per non durare.

I quattro amici al bar trovano la strada di casa

Così finiscono i Quattro Amici al Bar, come era intitolata la chat di Whatsapp prima e Telegram poi che il gruppo utilizzava per scambiarsi messaggi. Non solo: Grillo e Raggi hanno annunciato una due diligence sugli atti della giunta che sarà affidata agli avvocati della Casaleggio che erano previsti dal contratto firmato da giunta, assessori, consiglieri e sindaca. E così Frongia da detentore dei dossier più importanti del Campidoglio, non ultimo quello sullo stadio che gli è costato la testa per lo scontro con Paolo Berdini subito spalleggiato da Roberta Lombardi, si trova a mantenere soltanto la delega allo sport, cosa che lo rende improvvisamente molto somigliante a Luca Lotti nel governo Gentiloni.

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Salvatore Romeo, Raffaele Marra e il blitz della polizia in Campidoglio (La Repubblica, 16 dicembre 2016)

Nel corso della riunione De Vito e i consiglieri «lombardiani» hanno espresso la loro richiesta di un reset del «Raggio magico» e ribadito l’impraticabilità dell’ipotesi della scomparsa del simbolo M5S dal Comune di Roma. Dopo, l’appoggio a Raggi è stato messo ai voti: «Ho votato secondo coscienza e seguendo le indicazioni riportate sul post di Beppe Grillo», dice De Vito, uno dei più attivi nel contestare a Raggi la cerchia di collaboratori.

«Faccio ciò che voglio, lei mi copre»

«Io sono l’unico che capisce di pubblica amministrazione. Sono quasi due anni che mi occupo del Movimento 5 Stelle. E infatti se parlo io viene giù tutto», avrebbe invece detto Marra a Rodolfo Murra, il capo dell’avvocatura del Campidoglio ascoltato venerdì come testimone. Fiorenza Sarzanini sul Corriere racconta cosa dicono gli atti processuali che confermano il suo ruolo strategico nelle decisioni dell’amministrazione capitolina, prime fra tutte le nomine. Murra fornisce l’immagine di una sindaca «commissariata» dai due e lo stesso Marra gli avrebbe confermato di poter fare «tutto ciò che voglio, tanto lei mi copre».

Sono i brogliacci delle intercettazioni telefoniche a raccontare il clima avvelenato e di sospetto che si respira in Campidoglio. Annotano i carabinieri: «Il 31 ottobre 2016 Raffaele Marra viene chiamato da Salvatore (Romeo) che gli dice che lei (sindaco) sta trattando tutta la materia in sala dei consiglieri, ossia la questione posizione di Marra e tutte quelle posizioni delle intromissioni da parte di chi non c’entra nulla. Salvatore dice che sta andando bene, dice che la Proverbio si sta lamentando del fatto che gli stanno togliendo due persone Barile e Pacello a cui tiene molto. Forse Pacello lo fanno direttore dello Sport (questo secondo Frongia)».
Poco dopo i due parlano anche dei rapporti con il leader del Movimento: «Salvatore dice che ha notato Virginia molto forte e molto incazzata mentre non si aspettava la non reazione di Massimo Colomban (il neo assessore alle Partecipate ndr). Marra dice che lui è andato da Grillo e aggiunge che un giorno gli racconterà tutto. Salvatore dice che anche lui deve parlargli, ma non per telefono».

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Le telefonate tra Marra e Romeo e l’assegno per la casa Enasarco

Scarpellini, dice l’accusa, pagava Marra per garantirsi appalti e commesse. E nelle conversazioni intercettate è lo stesso Marra a confermare di «essere a disposizione» ma forse non era l’unico:

L’informativa dei carabinieri ricostruisce quanto accaduto riguardo al «Progetto urbanistico centralità Romanina»: «Scarpellini ha parlato nel corso delle conversazioni intrattenute nel suo studio, di tale iniziativa imprenditoriale. Dall’ascolto delle conversazioni emerge come l’imprenditore abbia necessità al fine di riavviare le attività relative a tale imponente operazione immobiliare allo stato in fase di stallo, di individuare adeguati referenti nell’ambito del Comune di Roma, ovvero funzionari che possano aiutarlo a rivitalizzare le procedure di fatto sospese». Referenti che sicuramente fanno parte dell’attuale giunta visto che i colloqui ai quali si fa cenno sono stati «captati» negli ultimi mesi.

Leggi sull’argomento: Il nome di Marco Travaglio nelle intercettazioni di Raffaele Marra

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