Al Montepaschi non resta che il salvataggio di Stato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-09

La scelta di attendere il referendum si è rivelata suicida. Gli investitori, ammesso che ci fossero mai stati, si sono volatilizzati. Ora la parola passa a Padoan. Che varerà un decreto anche per salvare le Popolari. Ai nastri di partenza per lunedì. Per evitare il panico

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Per il Monte dei Paschi di Siena ora non resta che il salvataggio di Stato. La Banca Centrale Europea ha infatti respinto la richiesta di Rocca Salimbeni di concedere più tempo per l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro che avrebbe dovuto essere sottoscritto da “forze di mercato” che nel frattempo – ammesso che siano mai esistite – si sono volatilizzate. Il titolo ha perso più del 10% a Piazza Affari e si porta dietro tutti gli altri istituti di credito mentre i 20 giorni di proroga rispetto alla scadenza del 31 dicembre non sono stati concessi da Francoforte.

Un salvataggio di Stato per il Montepaschi

La decisione di far slittare l’aumento a dopo il referendum, caldeggiata dal governo per non avere ripercussioni sull’esito toccando il nervo scoperto degli istituti di credito dopo la crisi dello scorso anno per le quattro banche risolte, si è rivelata suicida per il destino del Monte. Che adesso dovrà per forza affidarsi al salvataggio di Stato: oggi il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha incontrato l’amministratore delegato del Monte Marco Morelli, subentrato a Fabrizio Viola per decisione del governo allo scopo di favorire l’aumento di capitale che nel frattempo è saltato. E mentre Viola è diventato a.d. a Vicenza, Morelli è rimasto con il cerino acceso in mano a gestire questa fase. I tecnici di via XX Settembre hanno pronta una bozza di decreto che contiene tre livelli: un iniezione indiretta di due miliardi di euro mediante l’acquisto delle obbligazioni detenute dai risparmiatori (circa 40mila), un intervento diretto nel capitale della banca anche mediante la richiesta di fondi dell’ESM (il fondo salva stati e salva banche già utilizzato per la crisi del credito iberico) e la creazione di un vero e proprio fondo, sempre utilizzando le risorse dell’ESM, tra i 15 e i 25 miliardi di euro in grado di mettere la parola fine alle difficoltà di cinque istituti italiani che in queste settimane stanno disperatamente cercando vie d’uscita dalla crisi. Ieri un portavoce dell’Esm ha smentito qualsiasi “richiesta o discussioni con le autorità italiane su un possibile prestito” – anticipate da un articolo della Stampa che prevedeva una richiesta pari a 15 miliardi – ma le vie per un intervento del Tesoro sono segnate dalle regole comunitarie.

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Gli impieghi di MPS (Il Sole 24 Ore, 6 dicembre 2016)

Tra le soluzioni allo studio, in una situazione ancora molto fluida, si ragiona di un prestito oneroso che possa essere computato nel capitale prima ancora che di una garanzia sull’inoptato. Ma lo Stato potrebbe intervenire anche rilevando il bond subordinato da 2,16 miliardi di euro nelle mani dei piccoli risparmiatori, da convertire poi in azioni assieme ai subordinati detenuti dagli investitori istituzionali. In ogni caso l’obiettivo di qualunque governo sarà quello di proteggere il retail, per il quale si potrebbe ipotizzare un caso di ‘misselling’. Qualche apertura alla possibilità di un indennizzo è arrivata anche dalla commissaria alla Concorrenza Ue, Margrethe Vestager. In caso di vendite fraudolente, ha ricordato, ci sono strumenti come gli schemi di compensazione “a cui abbiamo già lavorato e siamo pronti a lavorarci ancora se i governi vogliono”.

Il dramma delle popolari

L’impegno del Tesoro, sostenuto fortemente dal Quirinale, è quello di varare al più presto un provvedimento che vada al di là di Mps. Il provvedimento, che sarebbe pronto nelle sue linee essenziali e conterrebbe anche le misure accantonate nell’iter della manovra come l’ammortamento dei versamenti delle banche al fondo di risoluzione e la possibilità per le Bcc di usufruire delle imposte differite attive, affronta anche il tema delle banche popolari. Dopo la decisione del Consiglio di Stato e in attesa del pronunciamento della Consulta, il governo potrebbe prorogare la scadenza della riforma o alzare la soglia da 8 a 30 miliardi per l’obbligo di trasformazione in SPA evitando la paralisi per le due banche che hanno già convocato le assemblee per il 17 e 27 dicembre, Popolare di Sondrio e Popolare di Bari.

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Atlante 2: il piano per MPS (Il Sole 24 Ore, 28 luglio 2016)

Intanto dalle 16.30 è riunito a Milano il cda della banca che per il momento non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte della Bce. Ora la palla passa al Governo, seppur dimissionario. Il Movimento Cinque Stelle intanto ha invocato l’aiuto di Stato per salvare la banca, scongiurando la procedura del bail-in. “Monte Paschi di Siena può essere ora salvata solo da un aiuto dello Stato, in modo da non applicare il bail-in ai piccoli risparmiatori come successo un anno fa – si legge sul blog di Beppe Grillo – Questo intervento dev’essere fatto a deficit, come da sempre ripete il Movimento 5 Stelle e come, finalmente, sembra si stia discutendo a livello istituzionale”. La via tecnica ora allo studio di governo e management senese, scriveva stamattina Repubblica, prevede la “ricapitalizzazione precauzionale” nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia, si passa attraverso l’azzeramento dei bond subordinati, con l’obiettivo di offrire il ristoro alla clientela retail esposta per circa 2 miliardi. Già entro lunedì questa soluzione dovrà essere in campo.

Leggi sull’argomento: Il salvataggio di Stato per il Monte dei Paschi di Siena

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