Monte dei Paschi di Siena, il piano e gli obbligazionisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-12

Lo schema di accordo fra l’Italia e la Commissione farebbe salvi i bond subordinati della clientela, in particolare chi nel 2008 sottoscrisse due miliardi e cento milioni di obbligazioni per finanziare la fusione con Antonveneta. Più difficile salvare le obbligazioni subordinate di chi maneggia strumenti finanziari per mestiere

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Il piano del governo per il Monte dei Paschi di Siena è pronto: come da dettagli su Giasone della scorsa settimana, il Monte dei Paschi di Siena verrà ricapitalizzata per mano pubblica con bond convertibili e cederà a un secondo fondo almeno 10 miliardi sui suoi 24 di crediti deteriorati. Il secondo fondo, che potrebbe invece chiamarsi Atlante 2, verrà capitalizzato dalla Cassa Depositi e Prestiti e dai 500 milioni di crediti recuperati dal fallimento del Banco di Napoli. Un nodo però è ancora da sciogliere: il destino degli obbligazionisti. Spiega oggi Alessandro Barbera sulla Stampa:

Ufficialmente l’Italia è contro qualunque onere, ma è sempre più improbabile l’ipotesi di salvare tutti quanti. Di certo pagheranno un dazio gli azionisti che verranno naturalmente diluiti dall’aumento di capitale così come alcuni obbligazionisti subordinati. Per Renzi la faccenda è scivolosa, e non solo per ragioni tecnico-finanziarie. A seconda di come evolve il caso, il premier si gioca l’umore (e i voti) di oltre cinquantamila sottoscrittori di obbligazioni Mps, dei contribuenti che pagheranno per il salvataggio, e dei diecimila rimasti impigliati dal fallimento di Etruria e delle altre tre banche. Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione delle vittime del decreto salvabanche (si autodefiniscono così) batte il piede per terra: «Rischiamo di rimanere gli unici azzerati». Secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti finanziari e di governo, lo schema di accordo fra l’Italia e la Commissione farebbe salvi i bond subordinati della clientela, in particolare chi nel 2008 sottoscrisse due miliardi e cento milioni di obbligazioni per finanziare la costosissima (e funesta per Mps) fusione con Antonveneta. Oggi quelle obbligazioni in Borsa vengono scambiate circa alla metà del loro valore nominale.
Rispetto a quanto accaduto in prima battuta agli obbligazionisti di Etruria (i quali verranno però rimborsati dallo Stato) o nella ristrutturazione delle banche greche si tratterebbe già di un’enorme concessione in nome della stabilità sistemica minacciata dalla Brexit. Più difficile salvare le obbligazioni subordinate di chi maneggia strumenti finanziari per mestiere. Per averne conferma basta leggere in controluce le dichiarazioni di Dombrovskis: «Ci sono diverse modalità in cui questo caso può essere affrontato senza danneggiare la stabilità finanziaria o gli investitori non istituzionali». Ecco il punto: per la Commissione gli investitori istituzionali devono pagare un obolo. Stabilire quanto e come è nell’interesse dell’Europa tutta: la soluzione pasticciata a gennaio dalla Banca del Portogallo che scelse di colpire le banche d’affari americane costò un’ondata di vendite in tutto il Continente.

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Gli obbligazionisti del Monte dei Paschi di Siena (La Stampa, 12 luglio 2016)

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