Giasone: il piano del governo per il Monte dei Paschi di Siena

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-06

Una garanzia pubblica per l’aumento di capitale e un nuovo fondo per le sofferenze di Piazza Salimbeni. Le nuove risorse arriverebbero in parte da Atlante (1,7 miliardi ancora a disposizione), dalla Sga (bad bank dell’ex Banco di Napoli) per circa 500 milioni e ancora dalla Cassa depositi e Prestiti (Cdp)

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La cessione di sofferenze a un nuovo fondo (dopo Atlante dovrebbe chiamarsi Giasone) e un nuovo aumento di capitale per coprire le perdite generate dal prezzo. Questo è il piano del governo per il Monte dei Paschi di Siena, l’unico modo per fronteggiare l’emergenza che sta vivendo la banca senese in Borsa, che trascina al ribasso l’intero settore del credito. Il costo totale dell’operazione si aggirerebbe tra i 2 e i 3 miliardi e l’esecutivo mira a fermare così la speculazione che ieri ha investito anche le obbligazioni del Paschi, a causa del rischio sempre più concreto di bail in che sta vivendo l’istituto.

Giasone: il piano del governo per MPS

La situazione del Montepaschi è precipitata a causa di una lettera della Bce che chiede un piano per smaltire 10 miliardi di crediti deteriorati entro tre anni e della contemporanea difficoltà del governo nel trovare un accordo con Bruxelles per la ricapitalizzazione della banca al di fuori delle regole del bail in. Ora il piano comincia a formarsi. Scrive Repubblica:

L’idea è quella di alleggerire il Monte di una buona fetta dei suoi 47 miliardi di crediti deteriorati che dovrebbero essere ceduti a un nuovo fondo (dopo Atlante potrebbe vedere la luce Giasone) capitalizzato con 5-6 miliardi. Le nuove risorse arriverebbero in parte da Atlante (1,7 miliardi ancora a disposizione), dalla Sga (bad bank dell’ex Banco di Napoli) per circa 500 milioni e ancora dalla Cassa depositi e Prestiti (Cdp) e da altre casse previdenziali e banche che volessero partecipare. E poichè la cessione dei crediti deteriorati di Mps dovrà avvenire a prezzi scontati rispetto ai valori di bilancio, emergeranno delle perdite che dovranno essere coperte da un nuovo aumento di capitale.
Chi sottoscriverà il terzo aumento di capitale in cinque anni per permettere alla banca senese di continuare nella sua attività? E’ qui che entrano in gioco anche i 150 miliardi di liquidità già annunciati nei giorni scorsi, che potrebbero servire a garantire l’emissione di bond convertendi (cioè con obbligo di conversione dopo un triennio) validi ai fini della patrimonializzazione stabilita dalle regole di Basilea. «Nel breve termine bisogna minimizzare l’instabilità», ha spiegato ieri Pier Carlo Padoan all’assemblea dell’Ania. Lo «strumento precauzionale per la liquidità», ovvero i 150 miliardi di garanzia oggetto del via libera della Ue all’Italia, è «a disposizione se necessario», assicura.

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I salvataggi delle banche italiane (Corriere della Sera, 6 luglio 2016)

La speranza è che le risposte alla Bce che il cda straordinario di Rocca Salimbeni possano allentare la tensione sui mercati lasciando il tempo all’esecutivo di cercare di concludere alle condizioni migliori il negoziato con Bruxelles. Certo, la tentazione di uno strappo, almeno in alcune aree della maggioranza, si fa sempre più forte. Mentre cresce, anche tra gli analisti, il timore che le difficoltà delle banche italiane possano propagarsi all’intero sistema bancario europeo.

Le sofferenze delle banche italiane

Il problema numero uno del sistema italiano restano comunque le sofferenze che zavorrano i bilanci e che per essere ripuliti, secondo i calcoli di Goldman Sachs, avrebbero bisogno di 40 miliardi. Per affrontare il nodo degli Npl il governo punta tutto sull’intervento di Atlante che, però, per essere efficace avrebbe bisogno di risorse fresche. Fondi, anche in caso di creazione di un ‘Atlante 2’, che potrebbero arrivare anche dalle assicurazioni, che già partecipano ad Atlante: “Non abbiamo preclusione alcuna” ma il tema al momento “non è ancora in agenda”, ha detto la presidente Ania, anche presidente di Poste Vita, Maria Bianca Farina. Per ora, ha sottolineato, “non ne sappiamo niente, quando sarà il momento valuteremo”.

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Banche italiane, i capitali mancanti (La Repubblica, 5 luglio 2016)

Spiega Il Sole 24 Ore:

Anche perché da Bruxelles sembrano giungere segnali di apertura. Quello di limitare l’uso del denaro dei contribuenti per sostenere le banche «è un importante principio fondamentale della regolamentazione finanziaria post-crisi, in Europa e altrove. Tuttavia, i legislatori hanno riconosciuto che un certo grado di flessibilità può essere necessario in certi casi eccezionali», ha scritto il vicepresidente della Commissione Ue, e da qualche giorno commissario ai servizi finanziari Valdis Dombrovskis, in una risposta scritta a un europarlamentare nel quale ribadisce l’esistenza di questa possibilità di deroga.
Un messaggio che sembrerebbe accreditare l’ipotesi formulata dal Governo: avvalendosi di quanto previsto dall’articolo 32 della direttiva Brrd, il Tesoro punterebbe a costruire una garanzia pubblica su un nuovo aumento di capitale della banca. Un intervento a metà strada tra i Padoan bond (ritenuti macchinosi) e l’intervento diretto con un’iniezione di capitale: anche perché in Via XX settembre si ritiene che, con la doppia certezza della garanzia pubblica sull’aumento e degli acquisti da parte di Atlante degli Npl, il titolo possa riascquistare un certo appeal sul mercato.

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