Renzi sapeva della morte di Giovanni Lo Porto?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-24

Palazzo Chigi smentisce di aver saputo tutto a Washington durante il viaggio del premier. Fonti dell’intelligence confermano. Intanto in USA è polemica sull’uso dei droni

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Il giorno successivo all’annuncio di Barack Obama sulla morte del cooperante italiano rapito da Al Qaida Giovanni Lo Porto insieme all’americano Warren Wernstein è quello della polemica politica. E se in Italia si concentra sull’accusa a Matteo Renzi e al presidente americano di aver nascosto l’accaduto, negli Stati Uniti invece si interrogano sull’opportunità di utilizzare i droni per combattere i terroristi.  Il Washington Post mette in discussione è la stessa strategia seguita in questi anni in cui l’amministrazione Obama ha usato i droni come arma principale della lotta al terrorismo, cioè quella della “near certainty”. Le linee guida per l’autorizzazione ai raid, elaborate dal direttore dalla Cia John Brennan e firmate da Barack Obama, prevedono infatti che la luce verde per l’azione venga data quando sulla base delle informazioni di intelligence si ha la quasi certezza che l’obiettivo colpito sia terroristico e che non si rischia di mettere in pericolo civili. “Purtroppo quest’ultima valutazione della near certainty si è rivelata sbagliata”, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Una strategia che in questi anni è stata duramente condannata e contestata dalle associazioni per i diritti umani che accusano l’amministrazione Obama di aver provocato la morte di centinaia di civili. Weinstein e Lo Porto “non sono assolutamente i primi innocenti uccisi dai nostri droni, e in nessun altro caso gli Stati Uniti hanno chiesto scusa per i loro errori”, ha detto Alka Pradhan, avvocato di Reprive U.S., organizzazione che rappresenta le vittime civili dei droni.
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MATTEO RENZI SAPEVA DELLA MORTE DI GIOVANNI LO PORTO?
Barack Obama ha annunciato che un’inchiesta verrà condotta per determinare come si sia arrivati a questo tragico errore, ma nella intelligence community c’è chi crede che non sia possibile arrivare ad un livello più alto di certezza se si vuole mantenere l’uso dei droni. “Chiedere un standard più alto di prova vorrebbe dire la fine di questo tipo di operazioni”, ha detto Adam Schiff, capogruppo democratico alla commissione Servizi della Camera, ricordando che in questo caso non si è trattato di un drone che ha colpito “l’edificio sbagliato, una famiglia innocente, la tragedia è stata che vi fossero nascosti ostaggi innocenti”. In Italia invece la polemica politica si è sviluppata soprattutto sul fatto che Matteo Renzi sapesse già da prima della morte di Lo Porto, soprattutto in relazione al viaggio del premier negli Stati Uniti della settimana scorsa. E proprio dalla conferenza stampa congiunta di Renzi e Obama parte la ricostruzione del Corriere della Sera: all’epoca, quando gli hanno domandato se con il presidente del consiglio italiano avesse parlato di Droni, Obama aveva risposto di no abbassando lo sguardo. Secondo le fonti americane consultate dal quotidiano, però, già allora Obama potrebbe avere detto al premier del tragico errore.

Alla precisa domanda se lui e Matteo Renzi avessero discusso dei droni americani per la Libia,venerdì scorso alla Casa Bianca, Barack Obama ha risposto secco, ma abbassando gli occhi:«No, non ne abbiamo parlato». Risposta tecnicamente corretta, ma forse non completa. È probabile infatti che una discussione sui Reaper (mietitori) ci fosse stata, ma di tutt’altra natura. Fonti americane suggeriscono che già in quell’occasione Obama potrebbe avere informato il premier del tragico errore, ufficialmente commesso in gennaio,quando un drone della Cia ha colpito un «importante obiettivo» jihadista, causando però allo stesso tempo la morte dei due ostaggi, Lo Porto e Weinstein.Il dettaglio è interessante, ma non decisivo. Semmai testimonia dell’imbarazzo americano e della necessità di procedere per gradi, scusandosi in privato con gli alleati italiani, prima di rendere pubblica la drammatica notizia. Altra storia, ancora tutta da chiarire, è da quando l’Amministrazione americana abbia avuto certezza dei terribili effetti collaterali del raid.

«Siamo stati ufficialmente informati che Lo Porto era dentro quel compound ieri. Tutto il resto appartiene a una lunga e drammatica storia su cui l’intelligence italiana e quella americana hanno collaborato», ha detto ieri in conferenza stampa Matteo Renzi. E forse la verità della storia si dipana tutta in quell’avverbio: “ufficialmente”. Quanto detto dal premier può infatti significare che davvero gli Stati Uniti hanno fatto sapere all’Italia dell’accaduto in forma dubitativa e solo quando l’amministrazione ha avuto la certezza della morte di Lo Porto e Wernstein si sia mossa per dare l’annuncio prima al governo, che ha avvertito i parenti del cooperante, e poi al mondo.

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Giovanni Lo Porto: foto dal Corriere della Sera

 
LA GUERRA E LA POLITICA
Il New York Times ad esempio riporta le polemiche politiche seguite in Italia all’annuncio della morte di Lo Porto, citando Carlo Sibilia del MoVimento 5 Stelle: «Il nostro governo non sa come proteggere i cittadini italiani, vittime di una guerra inutile». Repubblica invece scrive che Palazzo Chigi smentisce di aver saputo degli effetti del raid durante il viaggio di Renzi a Washington:

Fuori verbale, da Palazzo Chigi fanno sapere che la notizia della morte del cooperante italiano era rimasta totalmente fuori dalla due giorni a Washington di Renzi. Lo stesso presidente Usa, si dice, l’avrebbe saputo dalla Cia solo 48 ore fa. Dopo che i Servizi hanno comparato i risultati del Dna delle vittime. «In quell’area tra Pakistan e Afghanistan — riferisce una fonte del governo italiano— gli americani non hanno più occhi e orecchie sul terreno. Si affidano ai droni e l’errore è sempre possibile». Anche raggiungere l’area del bersaglio per recuperare i resti delle vittime è stata un’operazione difficile, tanto più che fino all’ultimo nessuno sapeva che in quel compound ci fossero anche degli ostaggi occidentali. Quanto all’atteggiamento di Obama, a palazzo Chigi non hanno nulla da rimproverare al presidente Usa. «Non è stato reticente, si è assunto subito la piena responsabilità dell’accaduto e ha chiesto scusa. Se anche l’avesse saputo e reso noto due mesi fa cosa sarebbe cambiato? Oltretutto hanno ucciso anche un ostaggio americano». Renzi davanti ai taccuini lo dice in chiaro: «Ho molto apprezzato la trasparenza del presidente Obama».

La guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi, si dice. A volte è vero anche il contrario.

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