Matteo Renzi: il mistero del Rottamatore che rinvia problemi e soluzioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-04

Sulla riforma della scuola succede la stessa cosa che successe per la fecondazione eterologa. Ufficialmente per rispondere alle sollecitazioni di Mattarella e Boldrini. Ma l’impressione è che si rinvii per non scontentare

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Quando i Cobas della scuola gli chiedevano di ascoltare gli insegnanti rispondeva che «sono sei mesi che ci confrontiamo», intendendo che adesso era il momento di agire. Ma ora Matteo Renzi non ha fretta per le norme sulla scuola che pure aveva presentato come urgenti e rivoluzionarie appena una settimana. Anche per le assunzioni dei 150mila poi diventati 120mila precari della scuola, non c’è più tanta fretta. Se ne occupi il Parlamento con i suoi tempi. E viene in mente un’altra occasione in cui il premier ha rinviato un provvedimento pronto: le linee guida sulla fecondazione eterologa, per le quali il ministro Lorenzin aveva lavorato sei mesi tra comitati vari per poi trovarsi in Consiglio dei Ministri il premier che le diceva «è un tema sensibile, si esprimano le Camere», quando si trattava di approvarle. All’epoca fu la pressione delle associazioni cattoliche e quelle, indirette, della Chiesa a consigliare al premier la prudenza. E oggi?

matteo renzi riforma scuola
La riforma della scuola (Corriere della Sera, 4 marzo 2015)

MATTEO RENZI: IL MISTERO DEL ROTTAMATORE CHE RINVIA I TEMI SENSIBILI 
Oggi non si capisce davvero chi abbia fermato l’ex Rottamatore che aveva tanta fretta di cambiare l’Italia. Di solito quando si rinvia c’è un problema di soldi, ma nell’occasione il governo aveva già stanziato un miliardo per la riforma della scuola e doveva trovarne altri due entro la fine dell’anno: un missione non impossibile, a prima vista. Eppure Matteo ha rinviato. Lasciando anche Stefania Giannini a fare la stessa figura di Beatrice Lorenzin: quella che scopre soltanto dopo che la volontà del premier è cambiata e rimane con il cerino acceso in mano a chiedersi cosa ha sbagliato. Una domanda a cui i giornali di oggi cercano di rispondere tirando in ballo l’appello del presidente della Repubblica e le critiche del presidente della Camera sulla decretazione d’urgenza. Anche perché il premier non ha soltanto rinunciato al decreto: ha anche rinunciato al DDL, ieri sera, presentando soltanto una bozza che dovrà essere approvata tra una settimana al CdM prima di finire alla Camere dove, se tutto va bene, vedrà la luce tra sei mesi o un anno. E gli insegnanti da assumere con urgenza per fare la Buona Scuola? Pazienza. Anzi, «vediamo se Brunetta metterà i bastoni tra le ruote anche alle assunzioni», fa trapelare il premier sprezzante sui giornali amici. Come se non fosse possibile, invece, estrapolare dal decreto almeno le norme sulle assunzioni e farle subito diventare legge, visto che doveva essere tutto pronto per settembre. Eppure tra le pieghe dei retroscena qualcosa emerge. Ad esempio i possibili effetti dell’appello dei 44 parlamentari per i fondi alle scuole private:

Allora, la situazione politica.Ci sono due indicazioni chevengono dal Quirinale di SergioMattarella. Indicazioni indirette.Contro l’abuso di decretazione d’urgenza, Mattarella ha anche ricevuto i rappresentanti delle opposizioni all’indomani dell’approvazione della riforma costituzionale: chiedevano rispetto per il Parlamento e il messaggio che esce dal Consiglio dei ministri di ieri è una risposta in positivo.Con condimento al veleno: «Decida il Parlamento — ha dichiarato Renzi — se procedere in tempi serrati o se bloccare le assunzioni dei precari della scuola con l’ostruzionismo». Come a dire: il governo potrebbe sempre riservarsi la possibilità di intervenire d’urgenza, almeno sulle assunzioni. E in questo caso dal Quirinale potrebbero non arrivare obiezioni.
Saranno sempre le Camere a dover dirimere la questione degli sgravi fiscali a vantaggio di chi iscrive i figli alle scuole paritarie. Sul tema c’è stata la richiesta esplicita di 44 deputati della maggioranza e c’è stata —lunedì — una presa di posizione di Angelino Alfano, leader del Ncd, la seconda forza di governo.Renzi non è fautore di unpunto di vista «laico» su questo tema, quello che richiama l’articolo 33 della Costituzione (scuole private «senza oneriper lo Stato»). La senatrice Rosa De Giorgi, che fu a Firenze assessore all’Istruzione proprio della giunta Renzi, ricorda che nel capoluogo toscano «senza le materne paritarie non ci sarebbe la possibilità di garantire un posto a tutte le famiglie che chiedono il servizio»

LA RIFORMA DELLA SCUOLA E LA FECONDAZIONE ETEROLOGA
Anche Repubblica trova altre motivazioni per giustificare la scelta:

Nella scelta del premier hanno contato anche altri fattori. L’idea che il decreto per le assunzioni si poteva leggere come un atto di vetero-sindacalismo,da vecchia sinistra. Sono argomentazioni che hanno occupato il lungo incontro della mattina con il ministro dell’Istruzione Giannini. La titolare di Viale Trastevere sostiene che non ci sia più tempo. Renzi risponde, con l’aiuto di tutti, si può correre anche senza decreto. Questa settimana servirà a chiarire quale tabella di marcia garantisce l’effettiva stabilizzazione dei precari. Con mille dubbi che arrivano alle orecchie di Renzi, con il fiato sospeso dei precari che dovranno aspettare ancora sette giorni.
L’idea è che alla fine il decreto sarà necessario e il premier non si preclude questa via d’uscita. A Otto e mezzo è Pier Luigi Bersani a non vedere alternative.«Senza decreto non arrivi all’assunzionedei precari a ottobre», è sicuro l’ex segretario. «Io sono contento della riforma della scuola. Ma voglio capire come si faccia senza decreto». Eppure la linea della minoranza è attendista, per il momento non apre un altro fronte interno al Pd. «Se Renzi non ha fatto il provvedimento — aggiunge Bersani — ci saranno buone ragioni».

E se il decreto arriva per i precari, il Parlamento dovrà risolvere la grana dei soldi alle scuole private. Il rottamatore che rinvia. Il decisionista che lascia decidere agli altri. Tutto, pur di non scontentare qualcuno. Il solito.

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