Matteo Renzi e la revisione del Fiscal Compact

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-17

Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera di oggi ci fa conoscere il “vero” obiettivo di Matteo Renzi nella polemica con l’Europa che ha causato lo scontro con Juncker

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Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera di oggi ci fa conoscere il “vero” obiettivo di Matteo Renzi nella polemica con l’Europa che ha causato lo scontro con Juncker:

Finora è una suggestione. Un’idea che Matteo Renzi sta accarezzando. Cioè quella di porre agli alleati europei la questione di una revisione o, meglio, una reinterpretazione del Fiscal compact, cioè dell’accordo europeo che impone agli Stati alcuni vincoli per contenere il debito pubblico nazionale. Revisione, non cancellazione, ovviamente.
Al ministero dell’Economia, a dire il vero, sono piuttosto pessimisti sul fatto che la Commissione Ue assecondi tale ipotesi. Eppure il presidente del Consiglio non ha abbandonato questa idea. Anche perché, in mancanza di una maggiore flessibilità su questo punto, per il premier diventerebbe difficile riuscire a mantenere le promesse fatte per il 2017 e per il 2018.

Il Fiscal compact è un trattato intergovernativo, pensato dopo il panico sui mercati del 2011, e firmato il 2 marzo 2012 da tutti i membri Ue (tranne Regno Unito, Croazia e Repubblica Ceca): impone una serie di regole, una versione più rigida del patto di Stabilità. In particolare, ai Paesi con un debito superiore al 60% del Pil (tra cui l’Italia) impone di ridurre il deficit strutturale dello 0,5% l’anno. Inoltre, il deficit non può superare il 3%. Nell’articolo c’è anche il tempo per una frecciatina a Federica Mogherini: il premier dice di non trovare mai sponde efficaci nella rappresentante dell’Italia in Commissione.

Infografica: cos'è il fiscal compact (Ansa-Centimetri)
Infografica: cos’è il fiscal compact (Ansa-Centimetri)

Ma soprattutto, spiega l’articolo:

Renzi vorrebbe fosse chiaro che la sua non è una polemica pretestuosa, e men che meno una mossa «elettorale». Le elezioni amministrative di giugno, precisa in questi giorni ai suoi interlocutori, non sono l’obiettivo di questa offensiva. E non lo è nemmeno il voto politico anticipato. Ciò a cui mira il presidente del Consiglio è un traguardo più ambizioso: riuscire veramente a dare una «svolta» all’Europa: «Per questo — dice ai fedelissimi — occorre pronunciare delle parole chiare». Parole che, nel vocabolario del premier, a quanto si è visto in questi giorni, non mancano. E non mancheranno nemmeno in futuro, dal momento che il presidente del Consiglio è sinceramente convinto di fare ciò che gli impone il suo ruolo: «Io sto difendendo l’Italia».

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