Il massacro del Montepaschi in Borsa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-05

Crollo della banca a Piazza Affari dopo la lettera della BCE e le indiscrezioni sul piano per trasformare gli obbligazionisti in azionisti. E torna a girare l’intervista in cui Renzi consigliava di investire nel titolo. Mentre il governo si chiede chi abbia innescato la speculazione. E sa che alla fine per il salvataggio sarà difficile evitare di tirare fuori altri soldi pubblici

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Meno 19,39%. Il disastro di spifferi intorno al Monte dei Paschi di Siena ha portato il titolo al suo minimo storico oggi, dopo che in apertura non era riuscito a fare prezzo in seguito alle indiscrezioni su una ricapitalizzazione precauzionale dello Stato per Piazza Salimbeni e il progetto di convertire le obbligazioni dell’istituto senese in azioni.

Il massacro del Montepaschi oggi in Borsa

Il titolo, che in apertura non è riuscito a fare prezzo e che, nel corso di seduta, si è caratterizzato per diversi stop and go, ha finito col cedere il 19,39% a 0,26 euro, ritoccando ancora i minimi storici: vale oggi 777 milioni mentre ieri ne valeva 981 milioni: sono stati bruciati 200 milioni di capitalizzazione in una sola seduta. E sotto pressione sono finite anche le obbligazioni, che per MPS hanno il titolo in scadenza a settembre del 2020 e il cui circolante ammonta a 379 milioni di euro: oggi cedono il 10,4% a 77,5; un tonfo dell’11,3% a 76,7 anche per il subordinato in scadenza ad aprile 2020 (quasi 370 milioni di euro in circolazione). Tonfo del 10,4% anche per le obbligazioni in scadenza a gennaio 2018 (104 milioni di circolante) mentre scivola del 6% a 82,5 il titolo in scadenza (369 milioni in circolazione). «Se l’Italia vuole avviare una ricapitalizzazione sponsorizzata dallo Stato, allora dal punto di vista dei creditori la prima domanda è se useranno le regole del bail-in», ha commentato a Bloomberg Alexander Plenk, capo della ricerca sugli investimenti alla Bayerische Landesbank di Monaco di Baviera. “Un bailout tecnicamente richiede un bail-in, ma faranno di tutto per evitarlo». E non poteva non tornare d’attualità questa intervista rilasciata da Matteo Renzi al Sole 24 Ore, rilasciata il 22 gennaio scorso, in cui il premier sosteneva che il Monte dei Paschi a quei prezzi di Borsa (che all’epoca sembravano molto bassi, ma erano molto più alti di oggi) fosse “un affare”.

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L’intervista di Renzi al Sole 24 Ore sull'”affare” MPS (22 gennaio 2016)

«Oggi la banca è risanata, e investire è un affare. Su Mps si è abbattuta la speculazione ma è un bell’affare, ha attraversato vicissitudini pazzesche ma oggi è risanata, è un bel brand. Forse in questo processo che durerà qualche mese deve trovare dei partner perché deve stare insieme ad altri»

Da quel giorno il Paschi ha perso metà del suo valore a Piazza Affari. Tra ieri e oggi è poi arrivato il massacro del titolo in Borsa, anche per le indiscrezioni sulla lettera della BCE inviata a Rocca Salimbeni in cui Francoforte chiede che «Monte dei Paschi presenti al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza della banca». Tradotto in cifre, e in azioni, significa più o meno che i banchieri senesi devono compilare una nuova mappa per smaltire almeno una decina di miliardi di euro di sofferenze lorde, degli oltre 27 miliardi che ne frenano da anni il rilancio. Gli obiettivi sono più alti di quelli del piano strategico Mps di un anno fa, che prevedeva al 2018 la vendita di 5,5 miliardi di sofferenze e il recupero interno di altri 6 miliardi.

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Le quotazioni del Monte dei Paschi di Siena dal giorno della dichiarazione di Renzi al Sole 24 Ore

Il Monte dei fiaschi di Siena

Il tutto avveniva mentre Mediobanca metteva in guardia sulle conseguenze di un eventuale bail-in di Mps, anche se circoscritto ai soli obbligazionisti istituzionali. Da un lato infatti, si leggeva stamattina in un report di Piazzetta Cuccia, “non è facile separare gli investitori retail da quelli istituzionali e perciò evitare il contagio del sistema e una potenziale fuga dei depositi”. Dall’altro un contributo degli investitori istituzionali al bail-in “comporta il contagio del sistema con costi molto più alti chiesti dal mercato per le emissioni di tutte le istituzioni finanziarie del Paese”. Intermonte stima che una riduzione dei non performing loans di Mps al 20% del totale dei crediti entro il 2018, come chiesto dalla Bce, imporrebbe a Mps di varare un aumento di capitale da 2 miliardi di euro, per il quale è ipotizzabile uno sconto del 37% sul terp. Per Banca Akros la “questione chiave resta la valutazione che Mps otterrà dalla dismissione degli Npl”. Secondo gli analisti il mercato in questa fase ritiene che “la banca non sarà in grado di ottenere più del 20% del valore di libro”, ipotesi che Akros ritiene “lo scenario più negativo” tra quelli ipotizzabili. Intanto scoppiava anche la speculazione politica sul caso: «Mps sta per fallire, ma il Governo e la politica italiana si occupano di storytelling, referendum e dibattito su Italicum. La casa brucia ma loro pensano alla playstation…», faceva sapere Daniele Capezzone alle agenzie di stampa. « Questo è un momento estremamente grave per il nostro paese, e Renzi e il suo governo mostrano, ogni oltre ragionevole dubbio, la loro inadeguatezza. Prima tolgono il disturbo meglio è», aggiungeva Renato Brunetta. «Davanti alle pressioni sempre più insistenti dei mercati, Mps non può aspettare i tempi del Governo e dell’Unione Europea, altrimenti è destinata al fallimento. Urge un segnale immediato agli investitori, e il più significativo sarebbe rappresentato dalle dimissioni del board dell’istituto», chiedono i 5 Stelle.

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Banche italiane, i capitali mancanti (La Repubblica, 5 luglio 2016)

A difendere l’istituto, chiedendo al governo di intervenire, rimangono il sindaco di Siena e i sindacati. «Per Montepaschi occorrono soluzioni analoghe a quelle utilizzate per salvare le altre banche europee, lancio un appello al governo perché intervenga a tutela di lavoratori e risparmiatori», dice il primo cittadino Bruno Valentini. «Verso il settore bancario italiano c’è un atteggiamento di netta chiusura da parte della Bce e della Commissione europea. Se lasciamo fare a dei burocrati che applicano solo formule matematiche, rischiamo che crolli l’industria bancaria italiana», dice invece Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Auspico che Renzi si faccia rispettare e che intervenga in sede europea affinché per Mps si possa applicare la soluzione della good bank e bad bank. È indispensabile che siano mantenuti gli attuali livelli occupazionali e l’italianità del Gruppo. È necessario, inoltre, costruire le condizioni per un’aggregazione che crei valore per dipendenti, clienti e azionisti». Il governo intanto riflette su come salvare il Montepaschi. Ben sapendo che alla fine sarà difficile evitare di tirare fuori altri soldi pubblici.

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