La lettera della BCE al Monte dei Paschi di Siena

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-04

«Monte dei Paschi presenti al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza della banca», dice della missiva. Tradotto in cifre, e in azioni, significa più o meno che i banchieri senesi devono compilare una nuova mappa per smaltire almeno una decina di miliardi di euro di sofferenze lorde, degli oltre 27 miliardi che ne frenano da anni il rilancio

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Si ricomincia. La Banca Centrale Europea invia una lettera al Monte dei Paschi di Siena. La missiva della Vigilanza di Francoforte, arrivata il giorno prima del referendum sulla Brexit, impone alla banca un piano triennale per riportare al suo livello fisiologico i crediti incagliati. A parlare della lettera è Repubblica in un articolo a firma di Andrea Greco:

«Monte dei Paschi presenti al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza della banca», è il succo della missiva. Tradotto in cifre, e in azioni, significa più o meno che i banchieri senesi devono compilare una nuova mappa per smaltire almeno una decina di miliardi di euro di sofferenze lorde, degli oltre 27 miliardi che ne frenano da anni il rilancio. Gli obiettivi sono più alti di quelli del piano strategico Mps di un anno fa, che prevedeva al 2018 la vendita di 5,5 miliardi di sofferenze e il recupero interno di altri 6 miliardi.
Vendere più cattivi crediti però non è semplice né indolore. Poiché Mps li valuta in bilancio in media il 39% del loro valore nominale, mentre sul mercato un euro di sofferenze si compra in media a 20 centesimi, ripulire per bene i libri potrebbe generare un ammanco di capitale fino a 3 miliardi, il triplo della capitalizzazione di Borsa (siamo a 1,12 miliardi dopo la perdita del 69% da gennaio). Ma per la “cabina di regia” romana che in queste ore cerca di salvare il salvabile, i soci Mps non sono più il problema, benché anche il Tesoro abbia un 4%.

Oggi poi Banca Monte dei Paschi di Siena comunica di aver ricevuto dalla Bce una lettera con cui viene notificata l’intenzione di richiedere il rispetto di determinati requisiti relativi, in particolare, ai crediti deteriorati. Tali requisiti – precisa Mps – sono indicati in una ‘bozza’ di decisione, in merito alla quale è stata data la possibilità alla banca di presentare le proprie argomentazioni a riguardo entro l’8 luglio 2016. Più nel dettaglio, la ‘bozza’ di decisione comprende una tabella secondo cui la banca è tenuta alla riduzione dei non performing loans nel prossimo triennio ed al raggiungimento dei parametri indicati. I target al 2018 sono per una riduzione dell’esposizione lorda dagli attuali 46,9 miliardi a massimo 32,6 miliardi e per quella netta da 24,2 miliardi a massimo 14,6 miliardi.

La lettera della BCE al Monte dei Paschi di Siena

Ieri Matteo Renzi, durante l’Intervista di Maria Latella su La7, sul Monte dei Paschi di Siena ha escluso una nazionalizzazione: “Credo che oggi per le vicende del passato già lo stato sta dentro Mps. La mia opinione è che l’operazione preferibile per Mps sia un’operazione di mercato“. Intanto però si preannunciano tragici per i senesi gli stress test della BCE. Il regolatore londinese EBA annuncerà i risultati entro fine luglio.

Mps anni fa ha emesso molti bond bancari anche di tipo subordinato, ossia quelli chiamati dalla direttiva Brrd di gennaio a rispondere con gli azionisti e i correntisti più ricchi per il primo 8% di perdite, prima che possano assorbirle gli strumenti collettivi e pubblici. Preoccupa la sorte di circa 60mila investitori al dettaglio che hanno in portafoglio quasi 5 miliardi in subordinati Mps, carta che potrebbe deprezzarsi pesantemente se le autorità di vigilanza decidessero di chiamare la risoluzione della banca, perché ritenuta non più solida. Per ora questo rischio non c’è: per Siena siamo alle early intervention, quelle misure di intervento tempestivo che le nuove norme assegnano a chi vigila proprio per evitare la “risoluzione” di una banca.
E che comprendono, nei casi più gravi, la rimozione del cda e della dirigenza, o la nomina di amministratori temporanei. Anche se non si arriverà a tanto, governo e banchieri sanno che una meno che ottimale gestione del caso Mps sarebbe nefasta per l’intero Paese. Lo dicono i numeri, sei volte più grandi, per individui e peculio, rispetto agli obbligazionisti delle quattro banche che hanno acceso l’arena politica l’inverno scorso. Lo sottolinea il momento, di turbolenze borsistiche e vicissitudini interne a vari istituti: da Unicredit il cui nuovo ad Jean-Pierre Mustier dovrà tentare un rafforzamento patrimoniale da almeno 5 miliardi, a Veneto Banca e Vicentina che il fondo Atlante deve ristrutturare per poi rivendere, alle stesse quattro good bank con la loro scatola dei crediti dubbi, da cedere entro settembre anche se finora non si vedono offerte e prezzi decenti.

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Monte dei Paschi di Siena: titolo in Borsa e azionisti (Corriere della Sera, 1 luglio 2016)

Di MPS si parlerà oggi a Roma in una riunione tra il Tesoro, la Cassa Depositi e Prestiti e di chi ha contribuito al Fondo Atlante. Si aprono molte ipotesi operative: la ricapitalizzazione del di Atlante, che però ha bisogno di un altro miliardo per metterla in atto; oppure l’apporto delle sofferenze a una bad bank e un compratore per la parte pulita dell’istituto di credito. UBI Banca potrebbe essere l’acquirente, ma soltanto dopo la pulizia del bilancio.

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