«Vogliamo le dimissioni dei parlamentari delle firme false a Palermo»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-02

Alcuni attivisti chiedono il recall per Riccardo Nuti, Chiara Di Benedetto, Giulia Di Vita, Giampiero Trizzino, Claudia La Rocca, Loredana Lupo e Claudia Mannino. Intanto gli indagati mettono in giro teorie complottistiche sulla storia senza fare chiarezza. E accusano altri grillini per salvarsi. Mentre l’anonimo delle firme false se la ride…

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La base del MoVimento 5 Stelle di Palermo è sempre più decisa a chiedere le dimissioni di massa ai parlamentari nazionali e regionali implicati nella vicenda delle firme false. Riccardo Nuti, Chiara Di Benedetto, Giulia Di Vita, Giampiero Trizzino, Claudia La Rocca, Loredana Lupo e Claudia Mannino sono i destinatari di questa richiesta che non fa nessuna differenza tra indagati, testimoni o vicini agli indagati a cui la procura non ha fatto finora nessun tipo di rilievo dal punto di vista penale (come Di Benedetto, Trizzino, Lupo). Una richiesta che viene dagli Attivisti Liberi – Grilli di Palermo e provincia, sia su Facebook che sul meetup e che è arrivata da prima che alcuni dei parlamentari implicati nella storia si rifiutassero di rispondere ai pubblici ministeri. E che oggi torna d’attualità.

firme false palermo
Firme false a Palermo, la richiesta di sfiducia per i parlamentari nazionali e regionali

«Vogliamo le dimissioni dei parlamentari delle firme false a Palermo»

Anche perché ha suscitato molto clamore la decisione di non parlare né di sottoporsi al saggio grafico davanti al pubblico ministero. Una scelta che ha l’effetto di rallentare le indagini e giustificata con le scuse più irreali da parte di onorevoli cittadini un tempo dediti all’amore per la trasparenza (altrui) come Giulia Di Vita, che ha ritenuto di dover spiegare che non si è sottoposta al saggio perché la prova sarebbe stata comunque da rifare successivamente: il che è tecnicamente vero visto che parliamo di un accertamento ripetibile, ma è anche vero che una eventuale mancata corrispondenza del saggio con la grafia delle firme false avrebbe invece costituito una prova lampante di innocenza che il pubblico ministero non avrebbe potuto cancellare in sede di richiesta di rinvio a giudizio: è evidente invece che la scelta serva solo a prendere tempo. Da utilizzare come?
giulia di vita claudia la rocca
Intanto, a quanto pare, cercando di scaricare le responsabilità nei confronti di chi ha parlato con i magistrati come Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, di cui la Di Vita ha chiesto incredibilmente le dimissioni dopo aver parlato mentre lei ha fatto scena muta. Un comportamento stigmatizzato persino da Alessandro Di Battista, visto che il grillino ieri a Piazza Pulita ha detto di ritenere inconcepibile il silenzio con i magistrati degli onorevoli indagati: ce l’aveva chiaramente con Nuti, Di Vita e Mannino. E un atteggiamento ritenuto incomprensibile anche da molti attivisti: «Certo non posso non rimanere colpito dal fatto che questi continuano a professarsi innocenti ad oltranza. A questo punto, e la stessa di vita se lo pone come domanda, coloro che hanno deciso di parlare hanno mentito? Può essere mai? Perché qui l’impianto accusatorio si basa su firme che sono state evidentemente falsificate, su un professore che già 4 anni fa aveva detto di avere visto che si copia queste firme, su un centinaio di persone che hanno disconosciuto le loro firme e su alcuni che hanno partecipato direttamente alla vicenda e hanno raccontato loro stessi come sono andate le cose. Poi è legittimo il non voler rispondere, perché lo prevede il codice penale perché alla fine può anche essere una strategia difensiva per evitare di potete dire qualcosa che poi venga usata contro la persona. Quello che non posso capire e il perché non abbiano rilasciato il saggio grafico. Metti una firma e si verifica se tu sei tra coloro che hanno ricopiato oppure no. Anche perché il saggio grafico lo faranno comunque, estrapolandolo da documenti che sono stati firmati da loro».

Il silenzio è dei colpevoli (cit.)

Nuti intanto su Facebook rivendica la sua linea di difesa nel procedimento penale: è “mio diritto e dovere” dice e “proverà che sono estraneo ai fatti. Per il momento accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane, convinto che le indagini della magistratura confermino la mia coerenza, il mio rigore morale e la mia affidabilità di uomo e politico. Allora sarò lo stesso Riccardo Nuti di sempre, quello che non abbassa mai la testa” scrive il deputato palermitano su Fb dove riceve ora una valanga di attestati di solidarietà, al contrario della Di Vita. Stessa scelta del silenzio ha fatto Riccardo Ricciardi, marito della parlamentare Loredana Lupo, pure lui indagato.
firme false palermo 1
Mentre altri attivisti si dedicano a una sfiducia che però per ora da Roma non sembra avere alcun riscontro. La tesi difensiva dei parlamentari per ora pare essere questa: se è successo qualcosa, noi non ne sapevamo niente e siamo stati chiamati in causa dai veri colpevoli per presunte manovre con obiettivi politici.

E’ stato sempre chiaro e lampante, fin dall’inizio, l’attacco pretestuoso nei nostri confronti, e quando abbiamo capito che la presunta ricopiatura delle firme non era un’accusa campata totalmente in aria ma cominciava ad apparire verosimile siamo stati i primi a preoccuparci e, diciamolo pure, a incazzarci, sia per il presunto errore/tremenda stupidaggine compiuta ma soprattutto per essere stati, addirittura, additati come i fautori della stessa!
Da lì è cominciato, infatti, tutto un susseguirsi di colpi di scena (almeno per noi, per altri è invece un disegno già ben definito) che ci ha lasciati sgomenti, non per ultimo dal punto di vista umano, dato che gli inopinati protagonisti sono persone con le quali, per anni e prima che i rapporti si incrinassero a causa di sostanziali, e forse fisiologiche (?), divergenze politiche, abbiamo condiviso numerose battaglie e vere e proprie esperienze di vita. (Giulia Di Vita su Facebook)

Per ora né più né meno che una teoria del complotto senza alcuna prova e con poca logica, visto che non si capisce quali vantaggi avrebbero avuto coloro che hanno ricopiato le firme dal non far sapere prima nulla al candidato sindaco Nuti e agli altri e poi, quattro anni dopo, dall’accusarli davanti alla magistratura. Ma tra i sospesi grillini si ragiona in termini di fazioni: non è un segreto che la La Rocca abbia deciso di parlare dopo essersi consultata con Giancarlo Cancelleri, altro uomo forte dei grillini sull’isola e candidato con buone probabilità di vittoria alla Regione Siciliana: tuttavia, e di questo i sospesi non sembrano rendersi conto, questo farebbe cadere come miserabili fandonie tutte le chiacchiere sull'”attacco mediatico” nei confronti dei 5 Stelle, visto che, se fosse vero quanto da loro ipotizzato, ci sarebbe la prova certa che tutta la faccenda è un inside-job. D’altro canto su questo ci sono già pochi dubbi, visto che ancora non si è scoperto chi è l’anonimo che aveva in custodia le firme vere dall’epoca della raccolta e che le ha fatte avere alla procura e alle Iene scatenando lo scandalo. Ma poteva averle soltanto uno che conosceva tutta la storia dall’interno e che molto probabilmente c’era all’epoca dei fatti. E che ha deciso di muoversi subito dopo le strane voci che si susseguivano riguardo le comunarie di Palermo. Per vendetta. O per opportunità politica.

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