Licenziare il dipendente pubblico assenteista? Si può già fare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-04

Le parole del ministro Madia e la realtà

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«Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e non ci va deve essere licenziato» ha tuonato ieri il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, durante l’incontro organizzato a Roma da Rete imprese Italia sulla semplificazione nella Pa. Parole, quelle del ministro, riferite a «recenti cronache», come il caso del comune di Sanremo in cui sono state arrestate 35 per
sone e indagate altre 195. Ma la verità è che già oggi la legge prevede la risoluzione del contratto per motivi disciplinari. Le cause possibili sono sette, dopo l’ultima riforma del 2009. E la prima è proprio la «falsa attestazione delle presenza in servizio».
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Licenziare il dipendente pubblico assenteista? Si può già fare

Spiega infatti Il Sole 24 Ore di oggi che le regole risalgono al 1994, cioè all’epoca dei primi contratti collettivi nella Pubblica amministrazione:

Ma come rileva Sandro Mainardi, docente di diritto del lavoro a Bologna, le regole in realtà ci sono già dal 1994 con i primi contratti collettivi nella Pa. Anzi anche prima: «Basta il codice civile e la clausola del licenziamen
to per giusta causa», avverte. Peccato però che le norme non vengano applicate quasi per nulla: su quasi 7mila procedimenti quelli conclusi con licenziamento, la sanzione più forte, sono solo 220, di cui un centinaio per assenteismo. Non a caso la recente riforma della Pa prevede un restyling dell’azione disciplinare che oggi segue un meccanismo con diversi passaggi e attori. Il decreto attuativo che porterà a un nuovo testo unico sul pubblico impiego non farà però par te del primo pacchetto di provvedimenti applicativi della riforma che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già la prossima settimana.

E il quotidiano sottolinea che alle parole del ministro Madia non corrisponde la realtà dei fatti, visto che il provvedimento è talmente urgente che non uscirà con la prima delega. L’infografica del Corriere della Sera poi spiega che le modifiche serviranno ad avere tempi certi per le sanzioni, ma questo non vuol dire che aumenteranno i licenziamenti, visto che la sanzione va richiesta dal dirigente e deve essere proporzionata al danno fatto dal dipendente pubblico. In più, il dirigente non sarà responsabile sul piano personale se il licenziamento verrà annullato dal tribunale in un secondo momento: questo vuol dire, fuor di metafora, che se il licenziamento è illegittimo – e i tribunali del lavoro tendono a essere molto laschi da questo punto di vista – alla fine a pagare i danni passerà lo Stato. Cioè noi. Secondo voi una norma del genere non rischia di aumentare la possibilità di avere sanzioni poi dichiarate illegittime?

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