Le interrogazioni ridicole degli europarlamentari italiani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-05-04

I parlamentari italiani sfornano quesiti a raffica per non passare da “fannulloni”. Ma ogni interrogazione costa 1500 euro tra registrazione e traduzioni

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Con crudeltà davvero epocale, La Stampa di oggi sbatte in faccia agli europarlamentari italiani il loro lavoro a Strasburgo, e discute dell’attitudine dei nostri a firmare interrogazioni su temi non proprio centrali al solo scopo di scalare le classifiche di produttività. Anche se ogni interrogazione costa 1500 euro tra registrazione e traduzioni. A parlare è Lara Comi di Forza Italia:

Possono essere orali o scritte, le prime vengono risolte in emiciclo, le seconde tornano sul pc dopo un paio di mesi. Nell’Ue hanno un solo difetto. Costano. Perché ogni testo va registrato, tradotto, studiato dall’esecutivoUe, spedito al Parlamento, ritradotto. Un conto della commissione Bilancio è che ogni «question» pesa circa 1500 euro. Implica che per le 82 domande della Comi sono partiti 120 mila euro. «Lo so, sono molti – ammette lei -, ma è una guerra per la meritocrazia». Come sempre è meglio non esagerare, pure nella consapevolezza che se l’interrogazione è buona, pagare per renderla disponibile a tutti è un dovere. Il guaio è quando i numeri diventano alti e i testi vani. Dal luglio del reinsediamento in Europa, la leghista Mara Bizzotto ha firmato 228 testi (340 mila euro), quasi uno al giorno, dopo i 1344 nella passata legislatura. Sono questioni importanti, l’immigrazione e l’economia, in mezzo a altre bizzarre e fuori dallo spettro Ue: il 17 aprile ha chiesto notizie sugli animali dello zoo di Kharkiv in pericolo; le hanno fatto sapere che «la Commissione non ha competenze in merito per quanto riguarda l’Ucraina»

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L’infografica della Stampa sulle interrogazioni degli europarlamentari italiani (4 maggio 2015)

Poi ci sono gli argomenti di importanza fondamentali:

Salta all’occhio la gara, interessante, fra i due grillini Corrao e Castaldo, entrambi con 127 domande da luglio, concreti sebbene non privi di sbavature. Come quando si interroga la Commissione su se sia consapevole del fatto che «la soap opera Agrodolce cofinanziata da Rai e da Regione Siciliana attraverso i fondi Fas si è conclusa bruscamente nel marzo 2011». Ce n’è per tutti i gusti. Solo qualche esempio: Michela Giuffrida (Pd) che si occupa del «cedimento di un pilone dell’A19 Palermo-Catania»; il leghista Buonanno che denuncia gli auricolari sporchi e paventa un rischio Ebola (!); Raffaele Fitto che parla delle migrazioni come d’un deliberato tentativo islamista di destabilizzare l’Italia; e la stessa Comi che domanda a Bruxelles se non abbia piani per l’ippoterapia, ottenendo una replica asciutta: «I programmi non prevedono azioni in materia».

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