La storia dei mari a nord della Sardegna «ceduti» da Renzi alla Francia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-13

Il 13 gennaio 2016 il peschereccio italiano “Mina”, mentre stava praticando la pesca del gambero in profondità, viene tratto in stato di fermo nel porto di Nizza. E si scopre un accordo bilaterale tra Italia e Francia, fatto a Caen il 21 marzo 2015 che ha modificato il confine marittimo di circa un miglio a favore della Francia

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«I mari a nord della Sardegna diventano francesi. Con un blitz senza precedenti il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose al Nord della Sardegna»: lo sostiene il deputato Mauro Pili di Unidos, eletto con il Popolo delle Libertà alla Camera nel 2013 e nel frattempo passato a rappresentare la componente regionalistica sarda nel Gruppo Misto. Pili denuncia: «Un’operazione scattata nei giorni scorsi quando un peschereccio sardo una volta lasciato il porto di Alghero e raggiunte le tradizionali aeree di pesca al nord dell’Isola si è sentito intimare dalle autorità francesi lo stop immediato. Il messaggio è stato chiaro: fermatevi state entrando in acque nazionali francesi in base all’accordo internazionale sottoscritto dal governo italiano e da quello francese», dice Pili che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri e dell’Agricoltura.L’accordo è stato negoziato a partire dal 2006.


La storia dei mari a nord della Sardegna «ceduti» da Renzi alla Francia

Pili ha pubblicato su Facebook una serie di fotografie che mostrano l’accordo tra Italia e Francia, non ancora ratificato dal parlamento:


“Le autorità francesi non ci hanno pensato due volte a fermare l’imbarcazione sarda. È solo così che tra ieri e oggi si è scoperto che un accordo internazionale siglato dal ministro degli Esteri francese Fabius e quello italiano Gentiloni aveva ceduto porzioni infinite di mare alla Francia, guarda caso quelle aree notoriamente più pescose e battute dalle imbarcazioni della flotta sarda”, ha sottolineato Pili che ha incontrato i pescatori del Nord dell’Isola e le organizzazioni di categoria annunciando anche iniziative clamorose se non verrà subito dismesso quel divieto da parte delle autorità francesi. “L’operazione maldestra e gravissima è stata compiuta in gran segreto – ha aggiunto Pili – e nessuna comunicazione e’ stata fatta ai soggetti interessati. Le stesse organizzazioni dei pescatori sono state colte di sorpresa. L’accordo siglato a Caen il 21 marzo 2015 è stato fatto scattare nei giorni scorsi in modo unilaterale dalla Francia, considerato che lo ha già fatto ratificare al proprio parlamento. Non altrettanto ha fatto il governo italiano che lo ha tenuto nascosto e non lo ha mai sottoposto al parlamento”.
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L’accordo Italia-Francia sul mare della Sardegna (fonte)

L’interrogazione del M5S sui mari della Sardegna

La storia dei mari della Sardegna ceduti da Renzi è oggetto anche di un’interrogazione del M5S al Senato:

il 13 gennaio 2016 il peschereccio italiano “Mina”, mentre stava praticando la pesca del gambero in profondità, viene tratto in stato di fermo nel porto di Nizza, da una motovedetta della Gendarmerie maritime; la motivazione del fermo è lo sconfinamento dell’imbarcazione italiana in acque territoriali francesi;
dall’agenzia “Ansa” del 14 gennaio 2016 si apprende che il comandante del peschereccio avrebbe dichiarato: «Sono saliti a bordo e ci hanno chiesto con arroganza se nascondevamo armi. Anzi volevano che tirassimo fuori le armi. Poi hanno minacciato di metterci le manette e dopo aver preso il comando dell’imbarcazione ci hanno portati al porto di Nizza. (…) Eravamo in acque italiane (…) tanto è vero che lo scorso anno, nello stesso punto in cui ci trovavamo ieri, non ci è stato contestato nulla. (…) Da ieri sono fermo qui a Nizza, con i miei due membri di equipaggio e non ci dicono nulla. Da parte loro è stato un abuso di potere e un sequestro di persona avvenuto in acque italiane e noi abbiamo le prove per dimostrare che non era territorio francese. Perché è tutto registrato»;
il 16 gennaio le autorità francesi hanno motivato il fermo dichiarando che il “Mina” ha sconfinato nelle acque nazionali francesi, rese tali da un accordo bilaterale tra Italia e Francia, fatto a Caen il 21 marzo 2015, il quale ha modificato il confine marittimo di circa un miglio a favore della Francia;
il peschereccio sarebbe stato rilasciato a seguito del pagamento di una cauzione;
considerato che:
“Corsicaoggi” del 22 gennaio riporta che l’oggetto del trattato bilaterale sia una sorta di scambio territoriale, secondo il quale l’Italia cede la porzione di mare cosiddetta “fossa del cimitero”, detta “la fossa dei gamberoni”, in cambio delle secche tra la Capraia, l’Elba e la Corsica;
dal sito del Ministero della difesa si apprende che il 21 marzo 2015 si è svolto a Caen in Francia un incontro bilaterale denominato “Ministeriale 2+2 Esteri Difesa, Italia-Francia”. Al vertice hanno preso parte il Ministro della difesa Pinotti con il suo omologo Jean-Yves Le Drian e i Ministri degli affari esteri di Francia e Italia, Laurent Fabius e Paolo Gentiloni Silveri;
risulta agli interroganti che il testo dell’accordo bilaterale non risulterebbe consultabile neppure nelle banche dati governative, così come non sarebbe stato ancora predisposto dal Governo il previsto disegno di legge di ratifica. Conseguentemente la legge di autorizzazione alla ratifica non è stata ancora approvata dal Parlamento italiano;
a giudizio degli interroganti, non essendo ancora in vigore il trattato bilaterale del 21 marzo 2015 le acque contese sono da considerarsi a tutti gli effetti acque italiane,
si chiede di sapere:
da chi sia stata pagata la cauzione per il rilascio del peschereccio italiano “Mina”, in quanto sia consistito l’importo e in base a quale norma vigente sia stata applicata la sanzione;
quali siano i motivi per cui a valle del trattato nessuna delle istituzioni coinvolte, sia locali che nazionali che europee, sarebbe stata informata dell’accordo;
da chi sia stato firmato l’accordo bilaterale tra Italia e Francia e se i Ministri in indirizzo ne siano stati informati;
quale procedura sia stata seguita per la firma del trattato e se tale procedimento preveda l’inoltro di informative ai soggetti coinvolti;
se intendano intraprendere, nell’ambito delle rispettive attribuzioni, una fase di audizione dei portatori di interesse in modo da recepire ed attuare quindi politiche corrette nel rispetto dei luoghi e dei cittadini;
se intendano avviare, per quanto di competenza, un processo di revisione delle procedure di firma e ratifica dei trattati internazionali, nonché delle modalità di informativa destinate ai soggetti coinvolti.

Un’altra interrogazione è stata presentata dalla senatrice PD Donatella Albano,alla quale ha risposto il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova:

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La risposta di Della Vedova sugli accordi Caen

Il trattato firmato a Caen è stato il frutto di negoziati condotti tra il 2006 e il 2012, cui hanno partecipato i Ministeri dell’Ambiente per gli aspetti di protezione ambientale, della Difesa per gli aspetti di sicurezza, dello Sviluppo Economico per la piattaforma continentale, delle Infrastrutture e Trasporti per gli aspetti di navigazione marittima, delle Politiche Agricole per le questioni legate alla pesca e dei Beni Culturali per gli aspetti di protezione degli stessi.
Una definizione dei confini marittimi si è resa necessaria alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico”.

Ed ecco il testo della dichiarazione congiunta pubblicata dall’Eliseo.
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