La riforma delle pensioni fuori dalla Legge di Stabilità?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-07

Padoan ci avrebbe ripensato: troppo difficile trovare le coperture

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Per la riforma delle pensioni bisognerà attendere l’anno prossimo: l’argomento, racconta oggi Roberto Mania su Repubblica, non verrà toccato dalla prossima legge di stabilità nonostante gli annunci del governo e dei parlamentari. La flessibilità in uscita, principio che doveva essere incardinato nel sistema quest’anno, viene così rimandata a data da destinarsi:

Nessuna flessibilità in uscita per correggere il ripido innalzamento dell’età pensionabile, con tutti gli effetti collaterali, dagli esodati in giù, introdotto dalla riforma Fornero del 2011. A Palazzo Chigi sono nettissimi: «Non ci sono le coperture. Dovremmo aprire un negoziato con la Commissione di Bruxelles ma quello lo faremo per strappare più flessibilità sui parametri legati agli investimenti, non per la spesa pensionistica». Se ne parlerà quasi certamente l’anno prossimo. E d’altra parte sia il premier Matteo Renzi sia il suo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno parlato tanto di tasse (sulle imprese in particolare) nell’ultimo weekend a Cernobbio ma mai di pensioni e di flessibilità in uscita.
Ed è significativo che abbiano scelto di non accennare nemmeno al tema delle pensioni davanti a una platea di imprenditori (molti presenti anche sui mercati internazionali) e di investitori che considerano proprio la riforma del governo Monti un passaggio chiave nel processo di risanamento delle finanze pubbliche e di riacquistata credibilità dell’Italia sui mercati. Quella riforma è stata cruenta sul piano sociale, ma — al di là dei timidi segnali di ripresa — non sembrano esserci ancora le condizioni per un suo ripensamento. E d’altra parte l’Italia è uno dei pochi Paesi europei che nel lungo periodo continuerà ad avere la dinamica della spesa pensionistica sotto controllo rispetto al Pil, nonostante l’invecchiamento progressivo della popolazione e la crescita costante dell’aspettativa di vita.

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E quindi cambia la prospettiva del governo e anche lo sguardo al medio periodo:

Piuttosto la nostra emergenza — secondo anche le stime della Ragioneria generale dello Stato — si chiamerà presto spesa sanitaria di lungo termine proprio per la cura socio-sanitaria destinata alla quota sempre crescente di popolazione più anziana. Entro il 2021 la legge Fornero permetterà un risparmio di spesa di quasi 80 miliardi di euro, anche se circa 12 se ne sono già andati per fronteggiare l’emergenza dei lavoratori cosiddetti esodati, finiti per effetto di accordi sindacali fuori dalle aziende e rimasti, con l’aumento dell’età pensionabile, anche senza l’assegno pensionistico.
Mantenere inalterata la riforma Fornero mentre ci si appresta ad aprire una trattativa non facile con Bruxelles per strappare margini di flessibilità nel rispetto dei parametri, significa per il governo presentarsi con il profilo del negoziatore affidabile. Anche il premier Renzi, dunque, avrebbe cambiato idea. O almeno allungato i tempi per realizzare quella che qualche mese fa era sembrata la sua proposta: «Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro, allora bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa donna di andarsi a godere i nipotini».L’attenzione aidenari è prevalsa.

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