INPS, il governo vuole cacciare Tito Boeri?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-09-24

Ferruccio De Bortoli: o Boeri ha ancora la fiducia di Renzi e allora va sostenuto senza indugi nella sua azione di rottura di vecchi equilibri e inefficienze. Oppure l’ha perduta e va sostituito. Magari spiegando perché.

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«La nomina fu una decisione sorprendente e opportuna. Oggi si tratta di capire se l’economista ha ancora la fiducia del premier oppure l’ha perduta e va sostituito. Magari spiegando perché»: Ferruccio De Bortoli in prima pagina sul Corriere della Sera di oggi parla di una non-notizia che però presto potrebbe diventarlo e che riguarda Tito Boeri: non è difficile immaginare chi sia la fonte dell’ipotesi di sostituzione dell’economista all’INPS (lui stesso) ed è senz’altro vero che la sua nomina è stata un raggio di sole nella tempesta di nomi di dubbia qualità (e dagli scarsi risultati) fin qui piazzati dall’esecutivo. Dietro la richiesta di fiducia c’è, racconta De Bortoli, un problema che riguarda la riorganizzazione interna dell’INPS, sulla quale Boeri scontra un contrasto con il suo vice, peraltro portato da lui nell’ente:

Boeri ha proposto di ridurre le direzioni da 48 a 36. Lasciandone però 14 a Roma (da 33) e 22 (da 15) sparse per l’Italia. Un risparmio che contribuirebbe ad aprire le porte all’assunzione di 900 giovani laureati. Verrebbe inoltre cambiato il criterio di selezione dei dirigenti (con una commissione esterna di valutazione indipendenpente) e tolto il potere lottizzatorio dei sindacati. E qui si sono aperte le cateratte, descritte bene da un articolo sul Corriere di Enrico Marro. Boeri è un ottimo economista ma l’arte della mediazione e del consenso gli è sconosciuta. Il direttore generale Massimo Cioffi, peraltro portato dallo stesso Boeri, interrompendo una prassi di promozioni interne, è stato al centro di un curioso caso. Dopo aver appreso di essere indagato per abuso d’ufficio, si è autosospeso. Poi, appena presentata la sua memoria difensiva, ha sospeso l’autosospensione. Cioffi, che viene dall’Enel con un contenzioso con l’istituto non dichiarato subito, ha un’idea organizzativa diversa. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza, formato da rappresentanti delle imprese e del sindacato, si è messo di traverso. Minaccia di ricorrere al Tar. Anche il collegio sindacale, ugualmente politicizzato, è contrario. Unica nota, parzialmente positiva, il parere sul piano di riorganizzazione della tecnostruttura della Funzione pubblica. E il governo? Silenzio. Nessun atto, nemmeno una telefonata.

In questi anni Boeri ha fatto poco per amicarsi il governo. Ha proposto una riforma dei vitalizi dei parlamentari legandoli alla possibilità di avere un reddito minimo per i poveri, facendo arrabbiare molti all’interno e all’esterno del governo per quella che sembrava una volontà di andare “da solo” in progetti di sicura presa sull’opinione pubblica.
tito boeri busta arancione
Ha lavorato sulla busta arancione non risparmiando critiche anche complottistiche contro chi, a suo dire, ostacolava il progetto. In questi anni non ha trovato alcuna sponda nelle opposizioni, dimostrando così di non avere alcun progetto politico ma anche certificando l’inettitudine delle stesse. Soprattutto, spiega De Bortoli:

Boeri forse paga nei confronti dell’esecutivo la sua libertà di pensiero. E qualche irritazione per le sue dichiarazioni quasi da ministro ombra del Lavoro. È favorevole a una certa flessibilità in uscita ma teme l’aumento in prospettiva della spesa pensionistica, non condivide l’estensione della no tax area. La corresponsione della quattordicesima senza limiti – anche per esempio al marito di una manager benestante – lo lascia perplesso. L’enfasi su equità, vitalizi e privilegi non ha mancato di sollevare polemiche, a volte giustificate. La riforma della governance Inps – che toglie poteri allo stesso presidente – è un passaggio qualificante e necessario, non solo per l’istituto. È il banco di prova della riforma Madia sulla dirigenza pubblica. La dimostrazione che burocrati e sindacalisti non hanno un potere assoluto sulla gestione delle pensioni degli italiani. La cartina di tornasole della volontà riformatrice del governo. I casi sono due. O Boeri ha ancora la fiducia di Renzi e allora va sostenuto senza indugi nella sua azione di rottura di vecchi equilibri e inefficienze. Oppure l’ha perduta e va sostituito. Magari spiegando perché.

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