Perché bisogna tagliare i vitalizi dei parlamentari

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-06

Annullando i vitalizi e applicando anche agli ex politici le regole oggi valide per tutti, ha detto Boeri, si potrebbero tagliare i costi del 40 per cento. Ma gli ex parlamentari non ci stanno. E alla Camera dicono che li hanno già tagliati

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Chiamato in audizione alla Camera per parlare di previdenza, assegni dei parlamentari e proposte di riforma, Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha lasciato di sasso la platea, mettendo sul tavolo cifre che – lette attraverso le regole applicate a tutti gli altri lavoratori (la pensione legata ai contributi versati) – segnano un profondo rosso. Annullando i vitalizi e applicando anche agli ex politici le regole oggi valide per tutti, ha detto Boeri, si potrebbero tagliare i costi del 40 per cento.

Come funziona l’ingiustizia dei vitalizi

Sono 2.600 gli ex parlamentari italiani. Ed ogni mese portano a casa un assegno che vale il 40% per cento in più rispetto a quanto maturato grazie al generoso sistema retributivo ormai in soffitta da diversi anni. Per tutti, tranne che per gli eletti (o addirittura i nominati) di Camera e Senato, il cui costo è superiore di 150 milioni rispetto ai contributi effettivamente versati. I loro vitalizi costano 193 milioni di euro nel 2016. E secondo l’Inps, applicando all’intera carriera contributiva dei parlamentari le regole del sistema contributivo oggi in vigore per gli altri lavoratori, la spesa scenderebbe a quota 118 con un risparmio di 76 milioni di euro l’anno. Che fanno 760 milioni nell’arco di 10 anni. E non è tutto. Perché mettendo a dieta anche i consiglieri regionali in pensione il risparmio complessivo salirebbe a 148 milioni di euro per il solo 2016. Portando così il taglio complessivo della spesa pubblica a 1 miliardo e mezzo entro il 2026.

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Vitalizi, come si risparmia con il contributivo (Repubblica, 6 maggio 2016)

La spesa pubblica per garantire le pensioni ai parlamentari, ha infatti denunciato il numero uno dell’Inps, negli ultimi 40 anni è stata “sempre più alta dei contributi”. Nel caso di deputati e senatori, il disavanzo è stato enorme fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500. E la cosa grave è che questo andazzo era ben conosciuto e si poteva arrestare. “Questa deriva – ha incalzato Boeri – era prevedibile, essendo il numero dei contribuenti fisso eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori. Con le regole attuali – ha ricordato ancora Boeri – la spesa per vitalizi è destinata ad eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l’anno i contributi versati da deputati e senatori”.
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Vitalizi, il divario tra spesa e contributi (Repubblica, 6 maggio 2016)

Cosa fare per cambiare rotta? Con l’applicazione immediata del sistema contributivo integrale, affermano le simulazioni dell’Inps, il vitalizio parlamentare minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi e con i risparmi “nell’ordine di 200 milioni l’anno a regime” si potrebbe finanziare l’Asdi, l’assegno per la disoccupazione, che prevedeva appunto per il 2015 uno stanziamento di 200 milioni per i disoccupati di lunga durata.
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Vitalizi, il risparmio dal taglio (Repubblica, 6 maggio 2016)

Ma c’è chi dice no

Ma c’è chi dice no. Ad esempio Antonello Falomi, ex senatore Ds, e segretario dell’Associazione degli ex parlamentari che a Repubblica dice:

«Guardi, in primo luogo bisogna dire che le prestazioni sono erogate da Camera e Senato e che il sistema, come ha ricordato la presidenza della Camera, è già cambiato. Dunque non stiamo parlando dell’Inps e non si capisce a che titolo parli il presidente dell’Inps. Bisogna dare un quadro più preciso delle cifre di cui si parla. La spesa totale coincide perché parliamo di 195 milioni e 381 mila euro. Ma le le pensioni erogate da Camera e Senato sono 3.389 e non 2.600. La cifra totale della spesa porta però ad una media di 57.600 euro lordi all’anno. Una cifra che non mi sembra che si collochi nella stratosferica area delle cosiddette pensioni d’oro. Ci sono altre categorie che stanno ampiamente molto sopra questa cifra: sarebbe interessante che Boeri spiegasse quali sono queste categorie di cittadini. E allora si scoprirebbero cose molto interessanti».
Boeri dice che applicando il ricalcolo si scenderebbe a 118 milioni con un risparmio del 40 per cento…
«Ripeto che per il passato il problema non riguarda solo i parlamentari e ci sono enormi squilibri fra quello che è staro versato e quello che si riceve. Infatti non è un caso che molte casse previdenziali abbiano i conti in rosso». Lei vede una manovra strumentale da parte di Boeri… «Sì. Usa gli ex parlamentari come specchietto per le allodole. Ma la Consulta si è già pronunciata diverse volte sul tema e ha detto, fra l’altro, che non si può chiedere solo ad una particolare categoria, tipo i pensionati, di contribuire ai sacrifici collettivi».

Anche la Camera ha risposto: “I vitalizi – ha puntualizzato una nota di Montecitorio – non esistono più dal 2012 ed è utile ricordare che gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell’Inps”. Ma questo cosa c’entra con il fatto che non rispettino i principi del contributivo? E i bilanci della Camera con quali soldi vengono rimpinguati?

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