Il senso vero delle parole di Renzi sui bambini migranti e sulla Turchia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-01

A parte i bambini è una questione di soldi. Tre miliardi di euro dividono il premier dalla Commissione Europea. Sono le spese che l’Italia ha destinato a sicurezza e migranti. Roma li vuole fuori dal Patto di Stabilità. Ma l’Europa su questo non ha replicato. Sulla Turchia sì, ma la risposta si sapeva già

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Sembra che non sia del tutto chiaro il senso delle dichiarazioni di Matteo Renzi in risposta ai “chiarimenti” della Commissione Europea sui soldi alla Turchia per fronteggiare l’emergenza profughi e migranti. Renzi ha risposto da Abuja, in Nigeria, prima tappa del suo viaggio in Africa: “Noi italiani pensiamo che i migranti siano tutti uguali. Non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno. Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal Patto di Stabilità è finalmente un fatto positivo. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico. Solo una perversione burocratica può fare distinzioni tra le vite da salvare“.

Il senso vero delle parole di Renzi

La dichiarazione è stata interpretata per lo più come a una replica alle dichiarazioni della portavoce della Commissione Europea, la quale ha chiarito “a dicembre” che i contributi nazionali al fondo di 3 miliardi di euro per la Turchia “non vengono tenuti in conto nel calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità e crescita”. La portavoce dell’esecutivo europeo,ha ricordato come tale dizione è “nella nota della Commissione inserita negli accordi” tra i 28 quando è stato raggiunto l’accordo al vertice di dicembre. Così come una replica a questo argomento è la lettera inviata da Jean Claude Juncker al premier e anticipata dall’agenzia di stampa ANSA. Nella missiva Juncker  “conferma” la posizione della Commissione sul trattamento riservato ai contributi nazionali per il fondo alla Turchia. Nella lettera è specificato che la Commissione, “dopo il gentleman’s agreement” raggiunto nel vertice, ha “concordato” che tali contributi “non saranno calcolati nel deficit” e fatto “una dichiarazione formale” in tal senso al Coreper del 18 dicembreJuncker poi osserva che “come concordato con il tuo sherpa”, la Commissione ha fatto “una dichiarazione formale il 18 dicembre nella riunione del Coreper” (il Consiglio dei rappresentanti permanenti) e dopo aver citato la nota allegata ai dettagli inviati alle cancellerie dei 28, il presidente della Commissione osserva: “Sono felice di confermare che la Commissione rispetta le due dichiarazioni”. Affermazione sottolineata con due punti esclamativi aggiunti a penna. Solo che c’è un problema. Il senso vero delle parole di Renzi non chiama in causa soltanto il problema con la Turchia. Per capirlo basta osservare come Renzi abbia parlato di due mari, l’Egeo e il Tirreno, e inteso anche altro. In ballo infatti non ci sono soltanto i 3 miliardi alla Turchia e la quota parte italiana di 231 milioni, che il governo già si è detto pronto a dare restando inteso al di fuori del patto di stabilità, come deciso a dicembre. In ballo c’è un’altra questione. Ovvero che «la stessa regola valga per le spese che l’Italia in questi mesi sta sostenendo alla voce migranti e sicurezza», come ha scritto stamattina Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera. Renzi sta cioè dicendo che quello che vale per il mar Egeo (sulle coste di Grecia e Turchia) deve valere per l’Italia (il Tirreno): «Non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno.

…sui bambini migranti e sulla Turchia

Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal Patto di Stabilità è finalmente un fatto positivo. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico». In una parola Renzi sta chiedendo che le maggiori spese dell’Italia siano conteggiate fuori dal patto di stabilità così come i soldi che l’Italia – insieme agli altri Stati dell’Unione Europea – darà alla Turchia. E anche a questo la Commissione Europea ha risposto, come al solito nel suo modo non chiaro, così come è stato riportato dalle agenzie (qui l’ADN Kronos):

La Commissione europea valutera’ la richiesta italiana di flessibilita’ nel calcolo dei deficit e debito per le spese sostenute per far fronte alla gestione dei migranti “entro la primavera”. Lo ha detto Annika Breitdthard, portavoce della Commissione europea per gli Affari economici, ribadendo che sulle richieste di flessibilita’ per le spese sostenute “si valutera’ caso per caso ed ex-post“, vale a dire una volta che l’esecutivo comunitario sapra’ quanto l’Italia ha dovuto impegnarsi in termini economici per far fronte alla crisi migratoria. L’Italia ha chiesto che nel calcolo del debito e del deficit non si tenga conto di spese nell’ordine dello 0,2% del Pil (oltre tre miliardi di euro), con l’esecutivo comunitario che non si era espresso in occasione delle previsioni economiche di novembre e che aveva annunciato una decisione in un secondo momento, nel 2016. Breithardt non ha chiarito se la decisione sulle richieste italiane arriveranno in occasione della pubblicazione delle raccomandazione specifiche per Paese, attese entro fine mese.

Si capisce quindi meglio il senso della risposta di Renzi, che è più a questa dichiarazione rispetto che al discorso sulla Turchia che il governo dava già per acquisito come da dicembre. Renzi sta chiedendo 3 miliardi di spesa in più al di fuori del patto di stabilità, e questo significa che quei miliardi non verranno conteggiati come deficit. La risposta della Commissione per gli Affari Economici per ora è stata interlocutoria, ma si è ribadito che si valuterà caso per caso e dopo la presentazione delle maggiori spese per far fronte alla crisi migratoria. Proprio perché sulla Turchia era chiaro che le spese sarebbero state fuori dal Patto di Stabilità, ma «pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico». E ora si capisce meglio perché nella conclusione della sa dichiarazione ha parlato di procedure da aprire contro l’Italia e dei suoi ormai adorati “professionisti dello zero virgola”:

A questo punto noi daremo il nostro contributo alla Turchia per salvare esseri umani. E faremo ogni sforzo per salvare vite umane nel Mediterraneo: abbiamo salvato, e continueremo a farlo, migliaia di vite mentre l’Europa si girava dall’altra parte. Prima del patto di stabilità c’è un patto di umanità. Se poi vogliono aprire una procedura contro l’Italia, facciano pure: noi andiamo avanti. Per noi Europa significa valori e ideali, non polemiche da professionisti dello zero virgola

Insomma Renzi non sta parlando della Turchia ma dei 3 miliardi di maggiori spese dell’Italia per l’emergenza profughi e l’immigrazione. E sembra quasi anche accennare al rischio dell’apertura di una procedura da parte di Bruxelles se la Commissione non ce l’accordasse. Ma questo per adesso è fantapolitica. La richiesta invece è concreta. La risposta – quella vera – per ora manca.

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