Il grande complotto dei 208 esami inutili

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-25

Il modo migliore per NON risolvere il problema della Sanità italiana è fare finta che non ci sia alcun problema economico. Oppure inventare complotti come questo

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Per risparmiare tredici miliardi di euro il Governo Renzi si accinge a “tagliare” 208 prestazioni mediche specialistiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Lo scopo della manovra è duplice, da un lato si vuole dare un giro di vite per cercare di ridurre il numero di esami inutili che vengono prescritti dai medici dall’altro l’intenzione del Governo è quella si risparmiare soldi per poter abbassare le tasse. Il clima che si respira è un altro, la bozza di piano di riduzione stabilito dal decreto sulle prestazioni inappropriate è stata presentata ai sindacati che non hanno certo nascosto la loro insoddisfazione ribadendo in particolare la contrarietà alle sanzioni nei confronti dei medici che prescrivono esami in modo troppo “allegro”.
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L’attacco dei poteri forti alla salute degli italiani!1

Sicuramente la bozza presentata dal Ministro Beatrice Lorenzin è perfettibile e sarà necessario trovare un accordo sia con i medici che con gli Enti Locali (non si vorrà mica scaricare tutto sulle Regioni?). Stiamo pur sempre parlando di un documento provvisorio che mira a diminuire del 15% il numero delle prestazioni erogate (in Italia sono 200 milioni all’anno) in modo da abbassare i costi del SSN. Non c’è però dubbio che il problema degli esami inutili esista e rappresenti un costo sociale. Un costo che pagano tutti gli italiani. Fino a non pochi anni fa c’erano persone che andavano al Pronto Soccorso per usufruire gratuitamente di prestazioni mediche, ora il problema è rappresentato dagli esami prescritti anche quando non sono necessari. La colpa non è però solo dei medici, anche se non si può negare che abbiano la loro parte di responsabilità, ma anche dei pazienti. L’ingombrante e costoso apparato diagnostico messo in campo in certi casi è il frutto amaro di quella che viene chiamata medicina difensiva. Per tutelarsi anticipatamente nei confronti delle azioni civili e penali (che nella stragrande maggioranza dei casi si traducono in un’assoluzione del medico) che il paziente potrebbe intentare loro molti medici prescrivono un eccesso di esami diagnostici, per andare sul sicuro e non correre rischi. La responsabilità della lievitazione delle prestazioni mediche inutili non deve quindi essere addossata solo sui medici (ad esempio con l’ipotesi della multa) perché il medico si troverebbe a scegliere tra il dover subire la “minaccia” dell’azione legale del cittadino e quella dello Stato. Una situazione questa che non contribuirà certo a rasserenare gli animi e rendere più disteso il rapporto medico-paziente. In tutto questo bisogna inoltre ricordare che l’appropriatezza prescrittiva non è un concetto aleatorio che si basa sulla “simpatia” rispetto ad una prestazione medica rispetto ad un’altra ma su criteri specificiche sono oggetto di studio.
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A dover essere tutelato non è solo il paziente e nemmeno solo il medico. A dover essere tutelata è l’esistenza del SSN, e quindi dei medici e dei pazienti del futuro. Ferma restando la possibilità di apportare delle modifiche alle tabelle elaborate dal Ministero parlare di un attacco alla salute degli italiani appare se non fuori luogo se non altro fuori dalla realtà. Che senso ha quindi scrivere articoli come questo dove si parla di un:

progetto di riduzione del capitale umano in eccedenza (ossia le persone in carne ed ossa) ha fatto un altro passo in avanti. Prima l’innalzamento dell’età pensionabile e adesso la riduzione drastica degli standard sanitari, non possono che produrre quell’abbassamento dell’aspettativa di vita che tante preoccupazioni suscita tra i tecnocrati del Fmi, dell’Ocse e dell’Unione Europea. Qualcosa lo avevamo intuito negli anni scorsi leggendo tra le righe documenti e ragionamenti che provenivano da quegli ambienti. Ma adesso quella che sembrava “fiction” sta diventando realtà.

e si conclude parlando di eugenetica sociale:

Siamo dunque di fronte ad una prospettiva pericolosa. Riduzione delle cure per motivi economici oppure intenso ricorso alla sanità privata per chi può permetterselo. Se si lavorerà più a lungo – e con la Legge Fornero ormai in Italia sono stati battuti tutti i record – e ci si potrà curare di meno, è evidente come una quota crescente della popolazione “leverà le tende” dalla vita (e dai conti previdenziali) molto prima delle generazioni precedenti. E’ l’eugenetica sociale, questa volta senza lager e fili spinati, semplicemente con leggi approvate in Parlamento e decise a Bruxelles.

Le persone che scrivono queste cose, e che pensano che “i potentati economici” stiano tramando per abbassare la durata della vita non si sono accorte che “l’economia” (chiamiamola così per brevità) è già entrata negli ospedali più o meno dal momento in cui il medico ha avuto bisogno di strumenti, materiale, medicinali che non vengono certo creati con un colpo di caduceo. Un esempio su tutti: i reparti di terapia intensiva e di rianimazione. Sono molto costosi, necessitano di personale specializzato e per questo negli ospedali ci sono pochi posti disponibili. Non serve essere dei geni della matematica per capire che l’indisponibilità di risorse economiche illimitate condiziona già le scelte in ambito sanitario. Inutile ricordare che la crisi economica ha contribuito ad aggravare la situazione. La scelta, oggi, è tra il ridurre le prestazioni non necessarie per poter alzare la qualità (e sulla questione della qualità il Ministero dovrebbe essere richiamato all’ordine) di quelle indispensabili o il tenersi l’enorme mole di esami e prestazioni inutili che ingolfano i CUP e i reparti (vi siete mai chiesti perché per certi esami bisogna aspettare mesi e mesi e mesi?) e sottraggono tempo ai medici e risorse al SSN per dedicarsi davvero alla cura del paziente.

La lista delle 208 prestazioni non necessarie sotto osservazione (da Repubblica)

Leggi sull’argomento: Tutti i tagli alla sanità

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