Firme false, gli ex attivisti accusano il Cerchio Magico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-19

Due ex-attivisti del Movimento 5 Stelle, Fabio D’Anna e Giuseppe Marchese all’attacco dei leader regionali e siciliani: «Ci stanno impedendo di aver un movimento democratico soltanto perché un gruppettino di persone possa fare ciò che vuole»

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Un cerchio magico per emarginare le voci dissonanti all’interno del M5S e “spianare cosi’ la strada a un gruppetto ristretto di persone” in vista delle future elezioni nazionali. A denunciarlo sono due ex-attivisti del Movimento 5 Stelle, Fabio D’Anna e Giuseppe Marchese, oggi esponenti del Movimento di democrazia diretta “Decidiamolo Insieme”, che hanno incontrato i giornalisti nel corso di una conferenza stampa a Palermo, nello studio dell’avvocato Alessandro Crociata. D’Anna e Marchese, oltre ad annunciare che si costituiranno parte civile nel futuro processo contro gli autori dei reati contestati in relazione allo scandalo firme false del M5s – al momento sono otto gli attivisti e i deputati indagati dalla Procura del capoluogo siciliano – hanno voluto far luce su alcune presunte irregolarità che dimostrerebbero “che nel movimento c’è del marcio e la totale assenza di democrazia”. Proprio D’Anna, tra i primi fondatori a Palermo nel lontano 2008, è tra coloro i quali ha disconosciuto la sua firma sui moduli presentati dai grillini in occasione delle elezioni amministrative del 2012. Marchese invece aveva parlato delle mail che si erano scambiati gli attivisti dopo la raccolta firme

Firme false, gli ex attivisti accusano il Cerchio Magico

“Quella firma non era la mia, è sta chiaramente falsificata -ha detto, spiegando di aver presentato la dichiarazione di parte offesa in attesa del rinvio a giudizio- . Evidentemente qualcuno si e’ preso la briga di farlo, e ne hanno tratto dei benefici. Da allora ho lasciato il movimento: questi episodi sono la prova che c’è del marcio e non ho più fiducia in queste persone”. D’Anna e Marchese ora puntano il dito contro alcuni deputati e attivisti del movimento, una ventina di persone, un cerchio ristretto che farebbe capo all’attuale deputato del M5s Riccardo Nuti, i cosiddetti “nutiani”. Per alcuni la vicenda delle firme false sarebbe riconducibile soltanto a una leggerezza, ma per i due ex attivisti si e’ stata, invece, si sarebbe trattata di “una scelta ben precisa: la lista serviva per candidarsi alle competizioni nazionali”. “All’epoca delle comunarie -raccontano- c’era un cerchio magico, un gruppo di soggetti che fa riferimento a Nuti, che hanno progressivamente emarginato ed eleminato le voci dissonanti all’interno del movimento. La decisione della falsificazione è stata presa da alcuni e non e’ stata prima condivisa. Queste persone erano le uniche ad avere contatti con la Casaleggio Associati e avevano in mente un percorso che doveva portarli in Parlamento”. Secondo i due ex attivisti, infatti, la partecipazione a quella competizione elettorale – le comunali del 2012 – non era fine a se stessa, ma serviva per candidarsi alle prossime elezioni. “In quel periodo -proseguono- ancora non si conosceva il nuovo regolamento che, per partecipare alle elezioni in Parlamento, prevedeva una precedente candidatura a una competizione elettorale comunale. Sospettiamo che questa regola fosse già conosciuta all’epoca, altrimenti non si spiega questa fretta nel presentare le liste. Dopo il servizio delle Iene, si sta dipanando un filo logico molto chiaro: gli attivisti storici mai avrebbero avallato questo comportamento, l’hanno studiata per avvantaggiarsi personalmente, estromettendo quelli che potevano dare fastidio e hanno reso il M5s a Palermo terreno sterile”. Sembra però davvero poco probabile che la regola successivamente implementata per le candidature (tra l’altro con molte proteste) fosse nota già all’epoca a Palermo: perché?

Le responsabilità di Cancelleri

Ma per i due ex attivisti le responsabilità sono anche in chi, nonostante le voci che circolavano da tempo, non ha mai fatto chiarezza. “Le scorse parlamentarie sono state propagandate come un esercizio di democrazia pura -ricostrusce l’avvocato Crociata-, ma molte delle persone che erano in elenco sono state escluse prima, pur avendone diritto, senza alcuna spiegazione. Come nel caso di Marchese, inserito nella lista dei possibili candidati ma, il venerdi’ sera, a due giorni dalle parlamentarie, inspiegabilmente è stato tagliato fuori perché non in possesso dei requisiti. Nessuno ha mai spiegato le ragioni di tale scelta, nemmeno la Casaleggio Associati, e non sarebbe l’unico caso isolato”. D’Anna e Marchese attaccano anche Giancarlo Cacellieri, attuale deputato regionale del movimento e tra i possibili candidati presidente alle prossime regionali: “Cancellieri sapeva tutto della nostra storia, e non ci ha fatto mai avere alcuna notizia. Anche lui, prima di parlare di fare pulizia, dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza perché ha fatto finta di nulla e si è tenuto persone in lista”. Adesso i due ex attivisti, che affermano di non voler mai più far parte dei 5 Stelle, chiedono il “innovamento del movimento”, con l’esclusione dei soggetti che hanno dimostrato con la loro condotta “cosa non si deve fare, e che siano i vecchi attivisti a risollevare le sorti del M5s, di chi crede ancora nei valori di democrazia”. I due si dicono delusi anche dal leader del Movimento, Beppe Grillo: “Ci attendiamo che tutti gli indagati seguano l’esempio di La Rocca, ma da Beppe ci saremmo aspettati qualcosa di più della richiesta di autosospensione, tardiva e insufficiente, a riprova del doppiopesismo che esiste nel movimento. In altre occasioni hanno cacciato direttamente le persone, come nel caso di Pizzarotti. Di questi, nonostante l’indagine, nessuno è stato sospeso o cacciato. Ci stanno impedendo di aver un movimento democratico soltanto perché un gruppettino di persone possa fare ciò che vuole” concludono.

Leggi sull’argomento: Firme False: i nomi degli indagati M5S

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