La fecondazione eterologa? Si può fare!

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-09-02

Il governo non aggiorna le Linee guida e chiede una nuova legge sull’eterologa. Ma nel frattempo i centri di PMA possono operare. Filomena Gallo spiega quali requisiti sono richiesti per accedere e quali sono i criteri per scegliere un centro. Il caso dell’ospedale Pertini, invece, con l’eterologa non c’entra proprio niente

article-post

Nel 2004 la legge 40 ha vietato la fecondazione di tipo eterologo, ovvero il ricorso a un gamete altrui nell’uso della fecondazione assistita. Si può aver bisogno di un gamete altrui in diverse circostanze. Nel caso di patologie come l’azospermia e la menopausa precoce, oppure dopo una chemioterapia. Se si vuole avere un figlio si deve ricorrere allo sperma o all’ovocita di un donatore. Non ci sono alternative. No, l’adozione non lo è, l’adozione è una cosa diversa e ricordarsi solo in questo caso di gridare indignati “potreste adottare invece di ostinarvi!” è sbagliato. Dovreste ricordarvelo sempre, almeno: quando non si vogliono figli, quando si sceglie di averne senza aver bisogno di ricorrere alle tecniche riproduttive. “Potreste adottare!”. L’invito sarebbe comunque bizzarro e non attinente, ma sarebbe equo. E no, nemmeno la rinuncia sembra porsi come valida alternativa.
 
PERCHÉ IL DIVIETO?[pullquote]Chi sarebbe danneggiato? Quali disastri verosimilmente e intrinsecamente ne deriverebbero?[/pullquote]
Ovvero: ci sono abbastanza ragioni per giustificare una coercizione legale? Non sembra, e anzi appare difficile anche giustificare una condanna morale. Le strampalate invocazioni alla “identità genetica” tra genitori e figli, l’ombra del “terzo incomodo” o dell’“adulterio genetico”, l’egoismo intrinseco nel ricorrere a un gamete altrui (egoismo mai spiegato, tanto è evidente per i detrattori), gli avvertimenti “il figlio non è un diritto!” non dovrebbero andare oltre un pensiero privato, uno di quelli che ci limitiamo a ripetere a bassa voce. Non dovrebbero cioè essere presentate come argomenti razionali e, soprattutto, sarebbero del tutto insufficienti per giustificare un divieto (il sacrosanto “io non lo farei” non può diventare una legge universale: “nessuno dovrebbe farlo”). Chi sarebbe danneggiato? Quali disastri verosimilmente e intrinsecamente ne deriverebbero? (qui e qui una raccolta di commenti dissennati all’indomani della sentenza; a cercare se ne trovano di molto fantasiosi, come il lattaio; se avete bisogno di una storia, ecco quella di Ilaria). Nonostante questo la legge 40 ha vietato il ricorso a un gamete altrui e chi non ha voluto rassegnarsi ha provato – in questi 10 anni – ad andare in un alto paese (l’hanno chiamato “turismo procreativo”).

Fecondazione eterologa: come funziona
Fecondazione eterologa: come funziona (Ansa-Centimetri)

 
LA SENTENZA 162[pullquote]Sarebbe bastato aggiornare le Linee guida tenendo conto della fine del divieto e si sarebbe dovuto farlo in poco tempo[/pullquote]
Lo scorso 9 aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto. La strada è stata lunga: l’ordinanza n. 150, l’arrivo alla Corte nel 2010, la Corte europea). I giudici della Corte hanno scritto che i rapporti familiari non si basano solo sull’identità biologica e che la cancellazione del divieto non determina alcun vuoto normativo e quindi nessuna esigenza di nuove leggi. Sono passati alcuni mesi – mesi durante i quali le persone che avrebbero bisogno di un gamete devono decidere se aspettare o se continuare a rinunciare oppure andare all’estero come prima. Sarebbe bastato aggiornare le Linee guida tenendo conto della fine del divieto. Si sarebbe dovuto farlo in poco tempo. Durante l’estate il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha prima detto “faccio io”, poi ha cambiato idea, poi ha ricambiato idea. Sono passati 5 mesi (più i 10 anni di divieto) e non c’è una risposta istituzionale chiara. Anzi, forse è chiara ed è peggiore dell’ambiguità.
 
PRONTI, PARTENZA, …
A fine luglio il ministro elenca i 5 punti per la discussione parlamentare.
1. Fissato un limite massimo di età: 35 anni per le donatrici e 40 anni per i donatori.
2. Non si esclude (per quanto previsto dalla sentenza della Corte costituzionale) la possibilità di una doppia donazione eterologa, ossia che se entrambi i componenti della coppia sono sterili possano richiedere gameti dai donatori.
3. Fissato un limite massimo di 10 nuovi nati per ciascun donatore, unito a un meccanismo che renda minimo il rischio di incontro involontario tra consanguinei.
4. La procreazione medicalmente assistita (pma) eterologa sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza.
5. Sarà immediatamente vincolata una quota del Fondo sanitario nazionale per permettere l’accesso alla pma nei centri pubblici.
È stata invece rimandata al Parlamento la discussione sul diritto, per il nascituro, alla conoscenza delle proprie origini. Nel frattempo la regione Toscana, continuando il proprio iter, ha dato il via all’eterologa nei centri sanitari regionali, sia privati che pubblici.
Fecondazione assistita: la legge 40 in tribunale (Centimetri-Ansa)
Fecondazione assistita: la legge 40 in tribunale (Ansa-Centimetri)

 
«PRIORITÀ AI MALATI GRAVI»[pullquote]L’equa distribuzione delle risorse sanitarie è una questione seria e difficile[/pullquote]
Ogni volta che imponiamo un divieto ci sarà qualche implicazione sgradita, o una zona in cui può sembrarci più ingiusto che giusto (succede anche con i divieti ragionevoli, figuriamoci con quelli illegittimi). Ogni volta che imponiamo un limite ci saranno domande: perché il limite d’età? O quello dei potenziali figli? A queste domande bisognerebbe saper rispondere, come dicevo all’inizio, in modo razionale. Sui LEA e il fondo ci sono stati malumori. Paola Binetti aveva commentato (Binetti: «Priorità ai malati gravi. I Lea bloccati dal 2006», Avvenire, 31 luglio 2014): ««Ci sono persone che sono malate davvero. E questa dovrebbe essere la priorità del ministero della Salute». A Paola Binetti, parlamentare dell’Udc, non piace l’inserimento della procedura per la fecondazione eterologa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), rendendola a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn). «Non sono assolutamente d’accordo e non ne vedo proprio l’urgenza».» Paola Binetti deve aver dimenticato di leggere la legge che prevede l’applicazione delle tecniche nel pubblico, cioè la legge 40. L’equa distribuzione delle risorse sanitarie è una questione seria e difficile, ed è innegabile che serva una gerarchia secondo cui assegnare i fondi limitati. Ma questo tipo di protesta, inoltre, dovrebbe esserci o in tutti i casi in cui si vuole un figlio oppure in nessuno. Sostenere le agevolazioni fiscali per le famiglie numerose (ottenute tramite rapporti sessuali) e protestare perché le tecniche riproduttive rientrino nel SSN è contraddittorio e anche un po’ ruvido.
 
DONATORI: ANONIMI O NO?
L’anonimato diventa: la «conoscenza delle proprie origini». Qualcosa di meno teatrale? Sull’anonimato dei donatori e sulle ragioni per rimuoverlo o limitarlo, bisogna sapere che già esiste un registro con i dati sanitari. Chi ha bisogno insomma di risalire al donatore per ragioni sanitarie può già farlo. Per le “origini” non basterà tornare a settembre. Nel frattempo possiamo provare a capire qual è la situazione giuridica e quella dei centri.
 
Fecondazione eterologa: come funziona in Europa (Corriere della Sera)
Fecondazione eterologa: come funziona in Europa (Corriere della Sera)

LA DISCUSSIONE NON È NEMMENO DAVVERO COMINCIATA[pullquote]Non c’è nessun impedimento per non rispettare pienamente quanto sancito dalla sentenza[/pullquote]
Il tempo è percepito in modo molto diverso se aspetti o se sei quello che fa aspettare, ma si può anche valutare oggettivamente: 5 mesi sono troppi. A fine luglio l’attesa era già ingiustificabile. Alcuni giuristi hanno firmato un manifesto per l’immediata applicazione della sentenza. “La sentenza n. 162 emanata dalla Corte Costituzionale lo scorso 9 aprile – scrivono – è immediatamente applicabile e che da ciò deriva la simultanea ripresa nei centri italiani della tecnica di fecondazione eterologa”. E ancora: “Non c’è nessun impedimento per non rispettare pienamente quanto sancito dalla sentenza. E che quindi non occorre nessun intervento governativo o parlamentare per attuarla o colmarla in qualche ipotetico vuoto di norma. Ogni ritardo rispetto alla ripresa dell’attuazione della tecnica eterologa sarebbe solo pretestuoso”. Intanto a Bologna il tribunale civile ha escluso il vuoto normativo (qui l’ordinanza) e la Toscana ha fatto una delibera con le disposizioni per l’applicazione (delibera n. 650, 28 luglio 2014).
 
NORMATIVE EUROPEE[pullquote]Garantite tracciabilità e sicurezza di cellule e gameti[/pullquote]
Non c’è solo la sentenza 162. Come ricorda Filomena Gallo, che ha assistito molte delle persone che hanno fatto ricorso contro la legge 40, «non c’è alcun ostacolo alla ripresa della donazione dei gameti, come accadeva prima della legge 40. Non c’è alcuna assenza normativa, e i centri potrebbero immediatamente riprendere l’applicazione delle tecniche eterologhe. Anzi dovrebbero. L’Italia ha anche recepito alcune normative che completano il quadro: quelle sulla tracciabilità e sicurezza di cellule e gameti (2004/23/CE e ss., DLGS 191 e ss.). Quanto al numero delle donazioni basterebbe un aggiornamento delle Linee guida. Non serve una legge per questo, tantomeno un dibattito parlamentare». Visto anche com’è andato quello prima della promulgazione della legge 40.
 
ISTRUZIONI PER L’USO[pullquote]Quali sono i criteri dei centri e come scegliere un centro?[/pullquote]
Cosa fare insomma? Continua Gallo: «Chi ha bisogno può rivolgersi a un centro di fecondazione medicalmente assistita e chiedere l’applicazione della tecnica se si hanno i requisiti». Cioè come coppia sposata o convivente, perché la legge 40 così stabilisce. «In caso di diniego siamo pronti a tornare in tribunale, perché la tecnica è lecita e non applicarla costituisce una lesione di diritti fondamentali». Quali sono i criteri dei centri e come scegliere un centro? «Il Registro nazionale PMA ha pubblicato l’elenco dei centri autorizzati ad applicare le tecniche di PMA, e ora è da intendersi come tutte le tecniche di PMA». In questa fase di pigrizia istituzionale, intenzionale o no, è facile che emergano o riemergano ciarlatani o operatori di dubbia affidabilità, come ex sostenitori di raeliani o ex radicali.
 
L'ospedale Sandro Pertini (Youreporter)
L’ospedale Sandro Pertini (Youreporter)

PUBBLICO/PRIVATO[pullquote]La legge è chiara, che poi non ci siano i soldi è un’altra storia[/pullquote]
La questione è stata spesso nominata, ma perlopiù malintesa. Conclude Gallo: «Il ministro Donat Cattin, verso la fine degli anni 90, stabilì con un’ordinanza che nel pubblico potevano essere applicate solo tecniche in vivo, relegando al privato quelle in vitro. Per questo motivo sono aumentati i centri in Italia. Con l’entrata in vigore legge 40, le tecniche in vivo e in vitro devono essere applicate nel pubblico – questa è una delle cose buone della legge, insieme al registro nazionale (cioè l’elenco dei centri autorizzati). L’infertilità e sterilità non sono considerate come patologie, quindi non sono nei LEA». Insomma la legge è chiara, che poi non ci siano i soldi è un’altra storia. «Eterologa e omologa devono essere applicate nel pubblico e nel privato. Siccome non ci sono le risorse economiche, le regioni hanno creato dei capitoli spesa ad hoc. In Puglia paghi un ticket fino a 1.800 euro, in Toscana o in Lombardia si parte da 36 euro. In Campania la spesa del prelievo di ovociti viene giustificato come prelievo di cisti ovarica. Che dovrebbe finire dall’anatopatologo, mentre l’ovocita va nel laboratorio di fecondazione assistita. I DRG hanno un codice che identifica la spesa specifica: tutto è diverso da regione a regione. Il Lazio non ha mai detto come ha utilizzato i soldi per la PMA».
 
IL CASO DELL’OSPEDALE PERTINI[pullquote]Il fantasma dell’eterologa è stato da alcuni associato allo scambio di embrioni[/pullquote]
Non ci sono solo le dichiarazioni approssimative e la smemoratezza di quanto dice la legge e poi la sentenza 162. Nel corso delle scorse settimane si è cercato di attribuire alla fine del divieto disgrazie di ogni tipo. Quanto accaduto al Pertini, per ricordare solo un caso, non c’entra nulla. Il fantasma dell’eterologa è stato però da alcuni associato allo scambio di embrioni: vedete a cosa vi porta la vostra tracotanza! Però in quel caso si trattava di una fecondazione omologa e lo scambio è stato un errore. Gli errori succedono, non sono avvertimenti divini, né vendette di chissà chi in difesa della Sacralità della Vita indispettita dai tentativi umani di atteggiarsi a Dio. Gli errori succedono e considerarli come dimostrazioni intrinseche di immoralità o dolo è ingenuo. Sarebbe come usare i litigi per condannare intrinsecamente l’amicizia, i divorzi per i matrimoni, la pasta scotta per tutti i primi del mondo.

Potrebbe interessarti anche