Dalla Russia con doping

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-11-10

L’indagine della Commissione Indipendente WADA ha scoperchiato lo scandalo del doping degli atleti russi e ha rivelato la complicità degli organismi di controllo e dei servizi segreti della Federazione Russa

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La Russia è nell’occhio del ciclone a causa di un rapporto della World Anti-Doping Agency (WADA), l’ente che si occupa del contrasto all’uso del doping nello sport. Dalle indagini della commissione indipendente della WADA infatti è emerso che la alcuni atleti della Federazione Russa hanno assunto sostanze dopanti in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012 (dove la Russia aveva concluso al quarto posto nel medagliere). Per questo motivo la WADA ha chiesto alla IAAF, la federazione internazionale di atletica leggera di bandire la rappresentativa russa dalle Olimpiadi di Rio, che si terranno nel 2016.

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La classifica delle nazioni dopanti, l’Italia non sfigura(fonte New York Times)

 

Un anno di indagini sull’atletica russa

Dopo undici mesi di indagine il team ha prodotto un rapporto di 323 pagine con conclusioni sconcertanti per lo sport mondiale e pesantissime per l’atletica russa. Secondo la commissione che ha redatto il report, presieduta da Dick Pound presidente di WADA dal 1997 al 2007 , sei atleti che hanno preso parte ai Giochi di Londra non avrebbero dovuto e potuto farlo perché facevano utilizzo di sostanze dopanti. Sotto accusa non solo gli atleti ma anche i loro allenatori. L’inchiesta era partita dopo l’uscita nel 2014 di un documentario – dal titolo Top Secret Doping: How Russia makes its Winners – sul doping di stato in Russia. Implicati nella complessa operazione c’erano non solo la Federazione Russa di Atletica (ARAF) ma anche l’agenzia russa per l’antidoping la RUSADA e un laboratorio moscovita accreditato presso la WADA. Per fare chiaro su quanto rivelato dal documentario e verificare se esistessero prove di queste pratiche venne quindi istituita nel dicembre 2014 la commissione d’indagine:

to conduct an independent investigation into doping practices; corrupt practices around sample collection and results management; and, other ineffective administration of anti-doping processes that implicate Russia, the International Association of Athletics Federations (IAAF), athletes, coaches, trainers, doctors and other members of athletes’ entourages; as well as, the accredited laboratory based in Moscow and the Russian Anti-Doping Agency (RUSADA)” (Independent Commission Terms of Reference).

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Quali sono gli atleti implicati nello scandalo russo del doping

La posizione più grave è quella di cinque atleti per i quali la Commissione WADA raccomanda la squalifica a vita, si tratta di Tatyana Myazina, Anastasiya Bazdyreva, Ekaterina Poistogova, Kristina Ugarova e Mariya Savinova-Farsonova. A Londra la Savinova e la Poistogova avevano vinto rispettivamente l’oro e il bronzo negli 800 metri. Assieme a loro sono stati individuati altri responsabili, il capo della commissione medica dell’ARAF il dottor Sergey Nikolaevich Portugalov considerata la figura centrale della vicenda che opera per l’ARAF fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Era lui infatti a fornire i farmaci proibiti e a gestire le somministrazioni. e tre allenatori: Alexey Melnikov (allenatore capo), Vladimir Kazarin (allenatore del team degli 800 metri) e Viktor Chegin. Durante le indagini Ekaterina Poistogova è stata registrata in un video fornito da una fonte anonima alla Commissione mentre ammetteva di aver fatto uso di sostanze dopanti. Su di lei la WADA ha raccolto prove che pianificasse sistematicamente, con l’aiuto di Portugalov e del suo allenatore l’assunzione delle sostanze proibite in modo da poter evitare di essere scoperta ai controlli antidoping. Riguardo la Savinova invece Alexey Melnikov aveva detto nella registrazione che era stata dopata a livelli estremi. E che questa pratica era comune per tutti gli atleti.

Melnikov stated when a Russian wins the two questions always asked are, “did they try their best and what were they on?” In relation to Ms. Savinova-Farsonova, Mr. Melnikov advised the whistleblower, that “they poured so much into her.” Additionally, Ms. Savinova-Farsonova states [in relation to running fast], “there is no other way to do it, everyone in Russia is on pharma.”

Quello che emerge dal report è che gli atleti coinvolti non si dopavano autonomamente ma venivano spinti ed aiutati a farlo dall’apparato della federazione di atletica. Che gestiva anche i tempi e periodi di “purificazione” dal doping per aggirare i test durante le competizioni sportive. Il tutto si svolgeva con la complicità del dottor Grigory Rodchenkov, direttore del laboratorio moscovita che estorceva denaro agli atleti che volevano superare indenni l’antidoping.

La Savinova a Londra (fonte : Twitter.com)
La Savinova a Londra (fonte : Twitter.com)

Lo zampino dei servizi segreti russi

Non sarebbe una vicenda russa senza l’intrusione dei servizi di sicurezza russi dell’FSB (l’ex KGB). Secondo le prove raccolte dalla Commissione Indipendente della WADA agenti dell’FSB erano infatti presenti nel laboratorio anti-doping durante le Olimpiadi invernali di Sochi, di fatto la loro presenza aveva lo scopo di intimidire e controllare l’operato dei tecnici di laboratorio. L’FSB ha interferito inoltre con le attività della RUSADA e del laboratorio anti-doping di Mosca dove sarebbero stati distrutti 1.417 campioni di sangue e urine prelevati dagli atleti per i controlli «in order to limit the extent of WADA’s audit and to reduce any potential adverse findings from subsequent analysis by another WADA accredited laboratory». Di fatto emerge che il laboratorio di Mosca era tutt’altro che indipendente e operava al fine di garantire la prosecuzione delle pratiche di doping. Secondo la Commissione questo indica che il Governo russo è direttamente coinvolto nella pianificazione del doping degli atleti.
 

L'ex presidente della IAAF Lamine Diack, anche lui coinvolto nello scandalo doping
L’ex presidente della IAAF Lamine Diack, anche lui coinvolto nello scandalo doping

La responsabilità della IAAF

Lo scandalo russo ha travolto anche l’ex-presidente della IAAF Lamine Diack. La settimana scorsa le autorità francesi hanno infatti annunciato di aver aperto un’indagine a carico di Diack, sospettato di aver accettato mazzette per un milione di euro dalla ARAF riguardo sei atleti della Federazione Russa per nascondere i casi di doping durante le Olimpiadi di Londra. Il Comitato Olimpico Internazionale in via cautelativa ha deciso di sospendere Diack da ogni incarico.


 

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