Buoni motivi per #maiconsalvini: 4 miliardi per le quote latte, 70 euro per ogni cittadino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-28

Tutta la storia delle quote latte, e delle responsabilità della Lega. Che ha aiutato gli allevatori scorretti. Fornendo copertura politica nei confronti di chi splafonava. Un modus operandi che va avanti da vent’anni, con la secessione, la devolution e le altre promesse tradite. A carico di tutti

article-post

Se volete un buon motivo per non stare #maiconsalvini, questa vicenda è sintomatica del metodo che la Lega Nord ha utilizzato per sgovernare questo paese: promettere cose impossibili al proprio elettorato, e poi farne pagare i costi delle loro fregnacce a tutti i cittadini italiani. L’Unione Europea un paio di giorni fa ha deferito l’Italia per il mancato recupero di 1,3 mld di multe ai produttori che hanno splafonato le quote latte tra il 1995 e il 2009. Soldi dei cittadini, così come erano soldi dei cittadini i 4,2 miliardi che il contribuente italiano è stato costretto a pagare su un totale di 4,494 miliardi di multe per l’intera storia.
 
BUONI MOTIVI PER #MAICONSALVINI: I 4 MILIARDI DELLE QUOTE LATTE PAGATI DA NOI
L’ingloriosa vicenda comincia nel 1984, quando l’Unione Europea impone limiti nella produzione del latte ai vari paesi. Il limite era di 105 milioni di quintali, e da più parti si sollevò la contestazione nei confronti di Bruxelles per il regalone concesso ai produttori del Nord. Ma, come sanno anche i bambini, se una legge è ingiusta bisogna battersi per cambiarla, non violarla rischiando di beccarsi sanzioni. L’Italia decise di violarla, e nel 1994, dieci anni dopo, arrivarono i primi due miliardi di multe. Ma il futuro leader dei Cobas del latte, Giovanni Robusti, era già diventato senatore con la Lega Nord. E così l’allora governo Berlusconi (un altro specialista nel far pagare le proprie responsabilità alla collettività), sotto la spinta di Umberto Bossi, decise che l’erario (cioè lo Stato, cioè tutti i cittadini) doveva accollarsi le multe. Il governo decise anche che da quel momento però a pagare sarebbero stati gli allevatori. Ma questo non accadde mai. Gli allevatori disonesti, a scapito degli onesti, continuavano a rubare. La Lega forniva allegramente copertura politica nei confronti di chi splafonava. Gli allevatori tra il 2004 e il 2006 hanno aggirato le multe per lo sforamento delle quote latte dell’ Ue, vendendo il prodotto “extra” a una serie di cooperative fittizie. Nel 2011 arrivò una condanna per associazione a delinquere, e vale la pena leggerne le motivazioni:

QUELLA dei cosiddetti Cobas del latte non era soltanto una truffa da oltre 200 milioni. Dietro il meccanismo che faceva sparire agli occhi dello Stato e dell’ Unione europea ettolitri ed ettolitri di prodotto c’ era una vera associazione a delinquere. Per questo motivo la corte d’ appello di Torino ha reso ancora più aspre le condanne già emesse in primo grado dal tribunale di Saluzzo. All’ ex europarlamentare della Lega Nord Giovanni Robusti è stata inflitta la pena più elevata, ossia quattro anni e mezzo di carcere, uno in più rispetto alla sentenza precedente.
Altre 19 persone, ritenute il cuore del meccanismo fraudolento, sono state condannate ad almeno un anno di galera, mentre ad altri due agricoltori sono state inflitte pene minori. Il perno della maxitruffa erano le cooperative Savoia, una serie di scatole cinesi che consentivano a questi allevatori di far svanire nel nulla il latte prodotto in più rispetto al limite massimo imposto dall’ Unione europea. Obiettivo: evitare le multe e, al tempo stesso, guadagnare dalla vendita di quanto prodotto fuori quota. Un meccanismo che funzionò alla perfezione dal 1998 al 2006, tanto da eludere all’ erario più di 200 milioni di euro, e che coinvolgeva 54 persone. Per 32 di esse, che facevano parte del sistema prima del 2003, è scattata la prescrizione.

Nel 2008 diventò ministro dell’Agricoltura l’oggi presidente del Veneto Luca Zaia. E che fece? Lo racconta oggi il Corriere della Sera:

Mise la firma su un provvedimento che consentì la comoda rateizzazione delle sanzioni per i titolari di quote il cui numero nel frattempo si era ridotto a 43.611. Ma fra i primi suoi atti ci fu anche quello di affidare ai carabinieri un’inchiesta sul settore lattiero. Che diede risultati sorprendenti, a partire da unnumero di mucche ben inferiore a quelle ufficialmentecensite. «Alla luce di questo misembra logico che chi deve pagaresi fermi un attimo» dichiaròZaia. E subito gli obbedirono. Passò il messaggio che per anni l’Italia aveva addirittura pagato multe non dovute.
Alcune procure aprirono le indagini e ci fu chi spiegò i dati della sovrapproduzione con un flusso enorme di importazioni illegali di latte estero spacciato per italiano da parte di certi caseifici. Il clima era fetido. Accadde pure che ai vertici dell’Agenzia incaricata di far pagare le multe fosse collocato un ex senatore leghista. Dario Fruscio si era però messo in testa curiosamente di applicare la legge e fu rimosso.

Quote latte, le multe che pagheremo (www.ansa.it)
Quote latte, le multe che pagheremo (www.ansa.it)

I RISULTATI DELLA LEGA AL GOVERNO
Il risultato fu che la riscossione non fu mai attivata. E oggi l’Europa ci presenta il conto. A tutti.

A causa dello splafonamento delle quote latte l’Italia ha pagato 4 miliardi e 494 milioni di euro, di cui i 4,2 di cui sopra a carico dei contribuenti considerando le poche somme recuperate dai produttori. Dei circa due miliardi di multe (esattamente un miliardo 957 milioni) precedenti al 1995 e passate in cavalleria si è già detto (sono quelle che si è accollato l’Erario per decisione del governo Berlusconi-Bossi, ndr). A fine 2014 restavano a carico degli allevatori 2 miliardi 537 milioni.
Di questi, 330 sono stati annullati dai giudici finendo integralmente a carico dell’Erario. La somma si è così ridotta a 2 miliardi 207 milioni: 286 milioni sono stati pagati, per 466 è stata chiesta la rateizzazione e 108 sono considerati irrecuperabili per varie ragioni. Siamo così a un miliardo e 347 milioni: ma 532 sono in contenzioso, quindi non esigibili. Appena 815 sono concretamente aggredibili. Ragion per cui per iniziativa del ministero ora guidato da Maurizio Martina sarebbero partite adesso le relative cartelle esattoriali, con la riscossione finalmente attivata.

Ovvero, 70 euro per ogni cittadino. E Matteo Salvini anche ieri sulla vicenda non ha rilasciato nemmeno uno straccio di dichiarazione per chiedere scusa ai contribuenti intaliani. A Otto e Mezzo la vicenda gli è stata ricordata in diretta e lui ha cominciato con la solita solfa che ripete ogni volta che qualcuno gli mette sotto il naso i clamorosi risultati dei venti e passa anni di contributo della Lega Nord alla politica italiana, comprese le appropriazioni indebite di contributi elettorali per i quali il fondatore della Lega, Umberto Bossi, andrà presto a giudizio: «Forse abbiamo sbagliato, d’altro canto chi non commette degli errori?». Vero, tutti sbagliamo. Ma c’è una bella differenza tra chi si rende conto delle cazzate che fa e punisce i responsabili, e chi invece nasconde le responsabilità politiche alzando sempre di più la posta in gioco: anche oggi la Lega continua ad accalappiare voti promettendo cose che non farà mai, così come in vent’anni non ha mai dato niente al Nord che diceva di difendere, rubando come i politici che voleva impiccare ai bei tempi di Tangentopoli. Oggi promette, domani dirà che purtroppo si commettono degli errori oppure farà pagare a chi nulla c’entra il conto delle proprie promesse. La situazione è disperata, ma non seria (cit.).
Foto copertina da Twitter

Potrebbe interessarti anche