Perché la sindaca Capuozzo non ha denunciato i ricatti dei camorristi?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-12-26

La prima cittadina di Quarto Flegreo si dichiara parte lesa nella vicenda di De Robbio. Come De Luca per il ricatto sulla sua sentenza. Ma la camorra ha dirottato voti su De Robbio e il M5S al ballottaggio, secondo le intercettazioni

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C’è una storia nella storia del sindaco di Quarto Flegreo Rosa Capuozzo, ricattata dal consigliere della sua maggioranza a 5 Stelle Giovanni De Robbio. Ed è una storia che parte dal modo in cui la Capuozzo ha ottenuto la vittoria al ballottaggio a Quarto e arriva alla mancata denuncia delle pressioni e dei ricatti ricevuti dalla sindaca.

La sindaca Capuozzo e le pressioni e i ricatti dei camorristi

La sindaca, che di mestiere fa l’avvocato, si è intanto difesa il 24 dicembre con un post su Facebook ha fatto sapere che lei è parte lesa nella vicenda. Ovvero lo stesso concetto che ribadì Vincenzo De Luca quando venne indagato per la sentenza che lo salvò. De Luca diceva infatti che Guglielmo Manna, marito della giudice Scognamiglio che doveva scrivere la sentenza che sospendeva la legge Severino, aveva ricattato il suo collaboratore prospettandogli un esito favorevole in cambio di una nomina in una ASL. Secondo i PM De Luca sapeva già tutto ma scelse di non denunciare e per questo è stato indagato nell’inchiesta.
rosa capuozzo sindaca quarto
Ora però una situazione molto simile sembra coinvolgere proprio la Capuozzo. Che, come ha scritto ieri Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano, non ha denunciato il consigliere grillino Giovanni De Robbio per la tentata estorsione contestata nell’inchiesta del pm Henry John Woodcock. Quando si recò dai carabinieri di Quarto, dopo averlo annunciato con un comunicato, Capuozzo riferì solo circostanze relative a un presunto trafugamento di atti dal Municipio – in particolare quelli relativi alle pratiche dell’immobile di famiglia – poi finiti nel dossier anonimo girato alla stampa su un suo presunto abuso edilizio, e spiegò le sue ragioni in merito alla vicenda urbanistica. In quel dossier forse c’era la stessa aerofotogrammetria sventolatale davanti agli occhi da De Robbio. Una foto che proverebbe (il condizionale d’obbligo, anche su questo ci sono accertamenti in corso) difformità sui tempi della dichiarazione allegata alla pratica di condono. Atti poi inseriti nel fascicolo di un’inchiesta conoscitiva della Sezione Ambiente della Procura di Napoli, diretta dall’aggiunto Nunzio Fragliasso. L’esperto magistrato napoletano sta facendo luce sulla storia della casa-studio-tipografia dell’avvocato Capuozzo e del marito.

Il presunto ricatto di De Robbio è invece emerso da un’altra indagine della Dda partenopea, pm Henry John Woodcock, e relativa a ipotesi di voto di scambio camorristico nel comune flegreo. Attraverso l’ascolto dei cellulari della famiglia Cesarano, ritenuta collegata al clan Polverino, l’antimafia ha ricostruito una presunta compravendita di consensi in favore del candidato consigliere dei 5 Stelle e, indirettamente, anche della Capuozzo, la candidata sindaco da sostenere al ballottaggio. Il pm ha quindi convocato la Capuozzo il 21 dicembre come testimone. Sette giorni dopo la decisione dello staff del M5S di sospendere De Robbio. Decisione assunta, spiegano fonti parlamentari grilline, perché “il consigliere era entrato in contrasto con il sindaco e non intendeva rispettarne il programma”. Non ci sono accenni alle circostanze dell’inchiesta. Davanti al pm, la Capuozzo ha reso il 21 e 22 dicembre due deposizioni dal tono diverso. Nella prima, non parla di ricatto. Nella seconda, lo conferma.

La foto aerea che documenta i lavoro nell'abitazione della sindaco di Quarto Rosa Capuozzo (via Youtube.com)
La foto aerea che documenta i lavoro nell’abitazione della sindaco di Quarto Rosa Capuozzo (via Youtube.com)

La camorra decide il ballottaggio a Quarto

La Capuozzo aveva ribattuto vigorosamente alle accuse del famoso dossier. Iurillo racconta la deposizioni della sindaca convocata e spiega come la Capuozzo abbia esplicitamente parlato di ricatto soltanto nella seconda deposizione, anche se pure dal contesto della prima si poteva evincere una situazione di ricatto, seppure velato. Ma questo lo ha fatto dopo essere stata convocata come testimone, non presentandosi di sua spontanea volontà davanti a magistrati e polizia. E intanto dalle intercettazioni emerge anche la partecipazione della camorra al ballottaggio di Quarto Flegreo che ha incoronato la Capuozzo:

De Robbio inoltre avrebbe promesso a un ex esponente del Pd, Mario Ferro (indagato insieme a lui e a Cesarano per voto di scambio), l’assunzione del figlio nel cimitero comunale in cambio di sostegno elettorale. Una intercettazione del primo giugno 2015, a urne del primo turno da poco chiuse, registra Giacomo Cesarano, figlio di Alfonso Cesarano, quasi esultare con tale Biagio G. per il successo di De Robbio: “Ha chiamato Mario Ferro e me l’ha detto… (De Robbio, ndr) ha preso 927 voti… ci siamo messi con chi vince capito, quella è stata la cosa importante… votiamo a questo, a quello, ma per fare cosa dopo? Per prenderlo nel culo? … Mario Ferro non sta con quelli di Cinque Stelle… Mario Ferro stava con il Pd però… questo De Robbio noi abbiamo fatto l’accordo con lui è capito… Ci siamo seduti al tavolo, papà (Alfonso Cesarano), Mario Ferro, De Robbio si sono seduti hanno parlato hanno chiacchierato, hanno concordato diciamo delle cose loro, hanno parlato di tutte le cose e noi gli abbiamo detto che gli avremmo dato una mano… Hai capito? Non ti preoccupare ti diamo noi una mano a vedere i voti che devi avere…”.
Ma c’era ancora un ballottaggio da affrontare e Cesarano jr disse all’amico che bisognava fare l’ultimo sforzo: “Fra di Criscio e il M5S… adesso si deve portare chiunque a votare, chiunque esso sia, anche le vecchie di ottanta anni si devono portare là sopra e devono mettere la X sul M5S che è la cosa fondamentale…”.

In una situazione del genere ci aspetterebbe il massimo della pulizia possibile. Purtroppo nell’occasione è mancata.

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