La chat su Whatsapp con le foto di 63 minorenni di Modena finita su Dropbox

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-09

Le foto intime che 63 ragazze di 16 e 17 anni di Modena si sono scambiate per mesi via chat sono state diffuse online da qualcuno che le ha rubate. Indagano la polizia postale e la procura dei minori ma non sono ancora state presentate denunce formali

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63 ragazze tra i 16 e i 17anni delle province di Modena e Reggio Emilia, studentesse nella stessa scuola si sono scambiate messaggi con fotografie intime in una chat dedicata su Whatsapp tra il maggio e il settembre scorsi. Le foto sono state successivamente rubate e caricate su internet, ovvero su Dropbox, dove sono state caricate per essere scaricate. La vicenda, rivelata ieri dal Resto del Carlino, è venuta fuori quando il fidanzato di una delle ragazzine si è rivolto all’associazione contro la pedofilia La Caramella Buona.

La chat su Whatsapp con le foto di 63 minorenni di Modena finita su Dropbox

Secondo il racconto gli scatti sarebbero stati intercettati da un coetaneo che li ha diffusi tra i ragazzi della zona attraverso Dropbox. Racconta oggi il Fatto che tra video e foto ci sono circa 800 file. Il problema, oltre all’evidente violazione di privacy, è che le ragazze in questione, 63 per la precisione, sono tutte adolescenti minorenni, al massimo diciassettenni.

A tradire la numerosa compagine nata quest’estate tra la provincia di Reggio Emilia e Modena è stato un loro coetaneo maschio, compagno di scuola di alcune. “Entrato in possesso dei media della chat, probabilmente perché una dei membri gliel’ha girati, ha scaricato tutto sul suo computer, ha “catalogato” le ragazze con nome, cognome e paese di provenienza e poi le ha messe sul Web a un link dove si possono scaricare”.
A raccontare la storia è un altro ragazzo,sempre diciassettenne, fidanzato di una delle 63. “Non era giusto, ci ho pensato un po’ e invece di downlodarle sono andato a chiedere aiuto”.

whatsapp modena dropbox
Il Resto del Carlino, 9 novembre 2017

Il presidente dell’associazione La Caramella Buona, Roberto Mirabile, racconta: «Se la vicenda è venuta a galla è grazie al fidanzatino di una delle ragazze, che ha capito la gravità della situazione e mi ha contattato prima via mail e poi al telefono, per mettermi infine in contatto con la sua ragazza, una delle 62 coinvolte». Secondo i giornali nella cartella Dropbox le adolescenti sono indicate per nome e cognome.

Le denunce ancora non presentate

Sulla diffusione sul web delle foto di una chat di WhatsApp tra liceali di Modena e Reggio Emilia, la Polizia Postale e la Procura per i minorenni di Bologna hanno avviato in ogni caso verifiche anche se non sono ancora state presentate denunce formali. Il messaggio degli inquirenti è che verrà fatto il possibile per evitare che le immagini vengano divulgate; è necessario, comunque, che chi si ritiene vittima vinca la vergogna e si faccia avanti per denunciare. Al momento, comunque, si procede unicamente sulla base di notizie giornalistiche: la competenza, a quanto si apprende, è della Procura dei minori, vista l’età delle persone coinvolte nella violazione della chat, che evidentemente è già stata accertata.
la bibbia 3.0
Qualche anno fa si era parlato di uno slut shaming sistematico e organizzato in decine di cartelle e migliaia di immagini diffuse tramite alcuni gruppi Facebook. Si trattava all’epoca di raccolte meticolosamente organizzate con nomi, cognomi di ragazze la cui unica “colpa” era quella di essersi fatte (o fatte fare) delle foto o dei video hot e hard. Alcuni video, la maggior parte per la verità, erano stati diffusi senza l’esplicito consenso delle dirette interessate che in diversi casi erano minorenni.
EDIT: La Procura per i Minorenni di Bologna “rileva l’indebita modalità di diffusione di notizie riguardanti i minori, la cui identificazione rischia di divenire agevole in virtù del riferimento a dati territoriali, al numero delle persone coinvolte e al tipo di scuola frequentata”. Lo scrive in una dichiarazione il procuratore per i Minorenni Silvia Marzocchi, in riferimento alle notizie sulle foto hot di ragazze liceali di Modena e Reggio Emilia condivise fra loro in una chat di una sessantina di persone su WhatsApp e poi da qualcuno messe sul web. “La pubblicità data a queste vicende – prosegue il capo della Procura – è di pregiudizio per le minori, ancor più perché avviene con dati inesatti (il sexting riguarda un numero esiguo di ragazze), e prima che l’autorità giudiziaria sia informata e possa individuare eventuali reati, e impartire le opportune direttive, anche a tutela delle persone offese”.
“E’ stato chiuso poco fa il link a Drop Box, probabilmente ad opera della polizia postale o almeno spero, e quindi non e’ piu’ possibile scaricare dalla rete tutto questo materiale pedopornografico”: lo annuncia Roberto Mirabile, presidente dell’associazione anti pedofilia “La Caramella Buona” a cui e’ giunta la segnalazione del fidanzato di una 17enne sulle centinaia di selfie hot in una chat di WhatsApp che doveva restare blindata e che, per ragioni non chiare, sono finite nelle mani di qualcuno che le ha diffuse sul web. Protagoniste e vittime una sessantina di liceali di Modena e Reggio Emilia- come raccontato ieri Qn/Il Resto del Carlino- che hanno visto circolare nei giorni scorsi foto e video che avrebbero rimanere ‘segreti’.

Leggi sull’argomento: Lo slut shaming contro le ragazzine finite nella “Bibbia 3.0”

 

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