Le “coincidenze sospette” della pubblicità elettorale inviata a chi vota all’estero

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-02-19

Il voto degli italiani all’estero regala sempre grandi soddisfazioni. Oggi è la volta degli elettori pentastellati che si lamentano di aver ricevuto materiale pubblicitario del PD assieme alle schede per votare. A condurre le indagini il senatore che qualche anno fa portò alla luce il terribile caso dei “piedini sporchi di polvere nera”

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Dal 2001 gli italiani residenti all’estero possono partecipare alle elezioni italiane. Da quando esistono i social network invece il voto degli italiani all’estero ha assunto un’altra valenza. Perché dal momento che per ragioni pratiche i nostri connazionali che votano nelle circoscrizioni elettorali estere votano prima e ricevono la scheda a casa questo consente di esaminare per giorni qualsiasi sfaccettatura del procedimento di voto. Il voto dall’estero viene vissuto con molta partecipazione anche da chi risiede in Italia, perché la combinazione dei plichi del ministero inviati dai consolati con la fantasia del corpo elettorale scaturiscono numerose ipotesi di complotto.

Il complotto del consolato che aiuta i partiti ma non il M5S

Nell’occasione delle elezioni politiche del 4 marzo non ci stiamo facendo mancare nulla. Hanno iniziato quelli che hanno “scoperto” che sulla scheda elettorale non ci sono i simboli di Forza Italia, Lega e Fratelli D’Italia. I tre partiti all’estero corrono sotto un simbolo unico con i cognomi dei tre leader (Berlusconi, Salvini e Meloni). Altri hanno invece notato che mancano i contrassegni elettorali di CasaPound e della coalizione guidata da Forza Nuova. Entrambe le formazioni di estrema destra però non si sono presentate all’estero perché le procedure burocratiche erano troppo difficili da adempiere. Sono poi arrivati quelli che fotografano il voto e lo postano su Facebook. Operazione resa estremamente semplice dal fatto che si vota a casa.

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Ora è il turno del post di un utente, residente a Londra, che si lamenta che assieme alla lettera mandata dal consolato “arrivi anche sta spazzatura”. La “spazzatura” in questione è il materiale di propaganda elettorale di due candidati del Partito Democratico.

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Ma in nome della par condicio c’è anche chi “denuncia” di aver ricevuto i volantini elettorali dei candidati del centrodestra. La tesi più accreditata (ma al tempo stesso falsa) è che i partiti stiano usando i plichi del ministero per veicolare la propaganda elettorale. Ovviamente non è così perché molto semplicemente i partiti hanno per legge accesso agli elenchi degli elettori che votano all’estero.

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Il plico del Ministero non contiene al suo interno la propaganda elettorale, come invece vorrebbe fare intendere il post. Si tratta di due spedizioni separate – e non potrebbe essere altrimenti – e in alcuni casi la pubblicità nemmeno arriva. Quando arriva invece viene spedita a parte. Ed è uno dei modi che hanno i candidati per farsi conoscere in circoscrizioni elettorali che sono parecchio estese. Altri invece lamentano di non aver ricevuto affatto le schede per votare, e riconducono questo fatto non ai ritardi delle poste ma ad una precisa volontà di danneggiare il M5S dal momento che loro sono elettori del MoVimento (e il ministero ovviamente lo sa).

Le coincidenze sospette di Vito Crimi per il voto all’estero

La questione non è sfuggita all’occhio attento del Senatore M5S Vito Crimi che in un post su Facebook invita gli italiani a vigilare sul voto all’estero. Vito Crimi ha ricevuto numerose segnalazioni riguardo al fatto che assieme ai plichi “stanno arrivando le lettere del Partito Democratico”. Secondo Crimi si tratta di una “strana coincidenza temporale”. L’ultima volta che Crimi si è occupato di “strane coincidenze” è diventato famoso per il complotto dei piedini sporchi, ma andiamo oltre. Secondo Crimi “purtroppo” l’invio di materiale è consentito dalla legge. Ed è un peccato che il partito della legalità lasci intendere che fare le cose secondo la legge sia in un certo senso sbagliato.

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Il senatore del M5S ritiene che “il tempismo perfetto è alquanto sospetto” e non fa altro che dimostrare “l’organicità dei partiti nelle istituzioni e organizzazioni di vario tipo che ci sono all’estero”. Accuse molto pesanti delle quali Crimi, curiosamente, non fornisce alcuna prova. Così come non fornisce prove che ci siano “cacciatori di plichi” al soldo dei vecchi partiti. Il fatto che i plichi elettorali sarebbero dovuti arrivare a partire da una certa data ed entro un termine ben preciso non è un’informazione segreta. Non è quindi difficile organizzare la spedizione del materiale per la pubblicità elettorale affinché arrivi nei giorni giusti. A quanto pare poi non tutti gli elettori si sono visti recapitare il plico e la pubblicità nello stesso momento, un elemento che aiuta a mettere in prospettiva l’allarmismo di Crimi. Ma perché non arrivano quelli del M5S? Secondo Crimi è perché il M5S “ha rinunciato ai rimborsi elettorali”. Una balla, visto che il M5S non non aveva diritto a quei soldi poiché al momento delle elezioni non aveva uno statuto, cosa che è nota almeno dal 2012 ovvero da quando è stata approvata la legge che regola i rimborsi elettorali che prevede che per ottenere i rimborsi i partiti (ma anche i movimenti) devono dotarsi di uno statuto, ovvero di quella cosa che per diversi anni il M5S si è rifiutato di avere.

 

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