Chi ha ragione tra Virginia Raggi e le Iene sul caso dell'irregolarità nella presentazione della lista?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-27

Alle Iene la Raggi e gli avvocati del M5S di Roma negavano la possibilità di aver commesso un’irregolarità nella presentazione delle liste per le amministrative. Oggi dicono che quell’irregolarità non cambia il risultato elettorale. La sindaca rimane tale ma il M5S non ci fa una bella figura. Nella migliore delle ipotesi si tratterà di un falso “a loro insaputa”

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Dopo quelli di Palermo e Bologna c’è un nuovo caso firme false nel MoVimento 5 Stelle? Chi ha assistito ieri al servizio di Filippo Roma per le Iene sul “falso nella candidatura di Virginia Raggi” potrebbe pensare di sì. La realtà delle cose è che quello che secondo le Iene e il consigliere della Lista Marchini Alessandro Onorato sarebbe successo a Roma non ha nulla a che vedere con le firme false. Le firme raccolte dai pentastellati per presentare la candidatura della Raggi sono regolari. Ad essere oggetto di contestazione invece è l’atto principale per la presentazione della lista, il documento al quale i delegati di lista allegano gli atti separati ovvero i moduli nei quali sono state raccolte e certificate le firme a sostegno della presentazione della lista.
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Le firme, per il momento, sono vere

Il problema, come abbiamo raccontato qui, riguarda la data apposta sull’atto principale che risulta essere antecedente al cosiddetto firma day durante il quale gli attivisti del 5 Stelle hanno raccolto le firme necessarie per presentare la candidatura di Virginia Raggi a sindaca della Capitale. L’atto presentato dai 5 Stelle è datato 20 aprile 2016 ma il firma day si è tenuto tre giorni dopo, il 23 aprile. Nell’atto principale i 5 Stelle dichiarano però (tre giorni prima della data effettiva) di aver raccolto 1352 firme utilizzando novanta atti separati. Ad essere contestato quindi è solo quello che è il documento “riassuntivo” che riepiloga quante firme sono state presentate a sostegno della lista. Le firme in sé (ad eccezione delle sei che compaiono sull’atto principale) non sono oggetto di contestazione. Per presentare le liste in una città come Roma servono un minimo di 1000 firme fino ad un massimo di 1500 sottoscrizioni pertanto è possibile che il numero di cancellieri certificatori (tale ruolo non poteva essere svolto, come accade, dai consiglieri comunali perché il Consiglio era decaduto) fosse adeguato a certificare solo quel numero di firme mentre le risultanti siano state raccolte solo a fini propagandistici.

Insomma potrebbero essere state raccolte (o annunciate) molte più firme anche per far vedere che il M5S godeva di un ampio sostegno sul territorio; questa potrebbe essere la spiegazione più logica ma non è quella data dalla Raggi e dai delegati di lista che parlano di turni sui banchetti per le firme. Per la precisione gli atti separati (ovvero i moduli nei quali sono autenticate le firme) sono datati 23 aprile, segno quindi che in teoria le firme sono state raccolte quel giorno. Certo, in base a questa sentenza del Consiglio di Stato (che fa giurisprudenza) le firme avrebbero potute essere raccolte prima e autenticate successivamente ma fino ad ora i 5 Stelle non hanno precisato questo dettaglio.
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Secondo i delegati di lista del M5S gli avvocati Alessandro Canali e Paolo Morricone, l’atto principale non è irregolare perché è una fattispecie a formazione progressiva – come molti atti amministrativi – e quindi il numero di firme presentate (non raccolte) avrebbe potuto essere inserito successivamente (del resto le firme vengono raccolte e autenticate una alla volta). Secondo le Iene però non è così e l’atto principale – che è l’atto conclusivo – andrebbe compilato e fatto certificare solo dopo aver proceduto all’autentica delle firme: in buona sostanza, è la teoria del servizio, il MoVimento avrebbe commesso un errore che potrebbe invalidare tutto il procedimento di raccolta delle firme.
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L’ammissione dell’errore da parte del M5S

Se nel servizio delle Iene gli avvocati del 5 Stelle sostenevano che le accuse fossero false oggi M5S si è difeso (sia a mezzo Facebook che con un post sul blog di Grillo) dicendo che in base ad una sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia l’irregolarità commessa dai sottoscrittori dell’atto principale nell’indicare il numero complessivo delle firme raccolte non comporta alcuna nullità della dichiarazione di presentazione della lista. In buona sostanza però risulta che nei fatti il MoVimento 5 Stelle abbia ammesso oggi quello che i suoi avvocati negavano nel servizio delle Iene ovvero l’esistenza di alcune irregolarità nella presentazione dell’atto principale. Ora dal punto di vista giurisprudenziale bisogna stabilire se quell’errore costituisca un falso tale da dichiarare inammissibile la presentazione di una lista e la correzione dei risultati o meno. Per farlo però non ci si può appellare a sentenze del Tar – che non fanno giurisprudenza – ma a quelle del Consiglio di Stato (che però non viene citato dal M5S nella sua difesa).

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L’avvocato Alessandro Canali

Ad esempio ci sono alcune sentenze del CdS che ribadiscono come la presenza di alcune irregolarità non possa comportare la compressione dell’esercizio del diritto di voto dei cittadini e dal momento che a Roma i cittadini si sono ampiamente espressi, al primo turno prima e successivamente al ballottaggio per l’elezione della Raggi sembra difficile che per quell’errore formale (che pure c’è) il Tar possa annullare i risultati delle amministrative. Rimane il dato di fatto che i 5 Stelle forse non avevano piena consapevolezza di quello che stavano facendo quando hanno preparato l’atto principale che – come tutti coloro che hanno partecipato alla presentazione di una lista sanno – deve essere compilato per ultimo. Nella migliore delle ipotesi si tratterà di un falso “a loro insaputa” .

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